Un altro prete è stato scomunicato per aver attaccato papa Francesco

Ramon Guidetti, sacerdote in provincia di Livorno, lo ha definito «usurpatore» rifacendosi a una discussa teoria del complotto

Foto della cupola di San Pietro in lontananza con una folla davanti
La cupola di San Pietro (AP Photo/Alessandra Tarantino)
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Il vescovo di Livorno Simone Giusti ha scomunicato Ramon Guidetti, parroco a San Ranieri a Guasticce (nel comune di Collesalvetti) dal 2017, per aver commesso un delitto contro l’unità della Chiesa, un atto cioè di natura scismatica. Durante la messa del 31 dicembre il prete ha detto che l’atto di rinuncia di Benedetto XVI del 2013 non era valido e che, di conseguenza, l’attuale papa è illegittimo, «un usurpatore», secondo le sue parole. Guidetti non è il primo prete a essere scomunicato per motivi simili che si rifanno, a loro volta, a una discussa teoria del complotto.

Questa teoria afferma che al momento della sua morte, avvenuta il 31 dicembre del 2022, Benedetto XVI era ancora in carica poiché non andava considerato valido il suo atto di rinuncia: l’11 febbraio del 2013, quando Benedetto XVI aveva annunciato di voler lasciare il pontificato, non avrebbe infatti rinunciato al “munus” petrino, ovvero alla carica di pontefice, ma soltanto al “ministerium”, formula che secondo il diritto canonico, l’insieme delle norme della Chiesa cattolica, non avrebbe validità. Benedetto XVI avrebbe insomma rinunciato a esercitare la propria carica ma non alla carica stessa, e di conseguenza l’elezione di papa Francesco non avrebbe alcuna validità.

Questa teoria è stata spiegata ed è attualmente sostenuta dal giornalista e scrittore Andrea Cionci in un libro pubblicato nel 2022 e intitolato Codice Ratzinger. Il codice di cui parla Cionci, che ha un blog sul quotidiano Libero, consisterebbe in un insieme di segnali e di indizi utilizzato da Benedetto XVI per svelare il complotto di cui sarebbe stato vittima e la sua condizione di isolamento all’interno della Chiesa cattolica. Benedetto XVI, secondo la teoria di Cionci, si sarebbe dimesso per sacrificio: per rendere possibile che una presunta lobby massonico-progressista molto influente nella Chiesa venisse svelata. L’intento di papa Benedetto XVI era insomma far manifestare questa lobby e sconfiggerla dichiarando, anni dopo, l’elezione di papa Francesco illegittima.

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Nonostante la teoria di Cionci sia stata smentita da diversi esperti, il 31 dicembre Ramon Guidetti l’ha riproposta durante la messa: «Sanno che c’è una massoneria che governa, sanno che costui non è il papa. Ma tacciono». E come prova ha raccontato che lo scorso 17 dicembre, in un santuario vicino a Buenos Aires dove è stato arcivescovo papa Francesco, un fulmine ha colpito la statua di San Pietro: «E cosa è andato a incenerire? L’aureola e le chiavi», che nella simbologia cristiana rappresentano il potere nel cosiddetto “regno dei cieli” e l’autorità spirituale del papa sulla terra. L’aureola sarebbe stata fulminata perché «Pietro non è più santo, perché c’è un gesuita massone legato ai poteri mondiali, un usurpatore antipapa. E le chiavi perché quelle se le è tenute il buon Benedetto. Più chiaro di così: dopo dieci anni bisogna avere ancora ulteriori segni? Bisogna avere ancora ulteriori prove?», ha aggiunto Guidetti decidendo anche di abbandonare volontariamente la parrocchia a lui affidata.

Il giorno dopo, per Guidetti, è arrivato l’atto ufficiale firmato dal cancelliere della Diocesi, don Matteo Giavazzi, con la scomunica latae sententiae, cioè immediata, in cui si spiega che il prete «ha pubblicamente compiuto un atto di natura scismatica, rifiutando la sottomissione al Sommo Pontefice e la comunione con i membri della Chiesa a lui soggetti». Il vescovo Giusti, in un’intervista, ha detto di aver incontrato Guidetti prima di Natale per parlare del dissenso che il prete aveva manifestato nell’ultimo periodo: «Piano piano è stato coinvolto in questi gruppi che si mettono in opposizione sterile, e soprattutto in maniera scismatica, contro il Santo Padre». Giusti ha detto che Guidetti «è una persona buona, generosa, zelante ma fragile, che era già stato richiamato durante l’epidemia di Covid per alcune prese di posizione estreme e che si è lasciato trascinare da questi gruppi».

Uno dei gruppi a cui Giusti fa riferimento è il “Sodalizio Sacerdotale Mariano”, fondato da Alessandro Maria Minutella, sacerdote di Palermo che era stato sospeso, scomunicato per eresia e scisma nel 2018 e poi declassato a laico, sempre per avere attaccato e definito papa Francesco un impostore. Il gruppo di Minutella è nato con l’obiettivo dichiarato di dare assistenza spirituale a tutti quei cattolici che non riconoscono in Francesco il legittimo papa. Ne fanno parte, per ora, una decina di sacerdoti di varie nazionalità: tra loro ci sono Enrico Bernasconi, scomunicato nel 2020 per aver dichiarato che il vero papa è Benedetto XVI, e Robert Benko, ex salesiano slovacco a sua volta sospeso (gli è stato cioè impedito di celebrare i sacramenti).

Nell’agosto del 2020 era stato scomunicato con l’accusa di scisma anche il prete statunitense Jeremy Leatherby, di Sacramento, mentre in novembre il Vaticano aveva deciso di togliere l’incarico al vescovo di Tyler, in Texas, Joseph Strickland, senza specificarne le ragioni. Molto critico verso l’approccio riformatore su alcuni temi di papa Francesco, Strickland era intervenuto a una conferenza leggendo quella che aveva descritto come una lettera di una persona anonima in cui papa Francesco veniva definito «usurpatore» e si diceva che avesse «messo in pericolo le anime».

Dopo la sua scomunica Guidetti, nella trasmissione Radio Domina Nostra condotta da Alessandro Minutella, ha detto di essere tranquillo e sereno e di voler incorniciare e appendere al muro l’atto della diocesi, ritenendola qualcosa di cui vantarsi.