«Potevamo farli sbavare di rabbia»

Lo ha scritto un magistrato della Corte dei Conti riferendosi alla destra e alla legge di bilancio, e attirandosi accuse di faziosità

(screenshot da YouTube)
(screenshot da YouTube)

Il 30 dicembre scorso il magistrato della Corte dei Conti Marcello Degni ha pubblicato un post sul suo profilo X (Twitter) in cui si rammaricava per l’atteggiamento troppo accomodante tenuto dai partiti di opposizione in parlamento nel processo di approvazione del disegno di legge di bilancio, cioè la legge fondamentale con cui ogni anno il governo stabilisce come spendere le proprie risorse economiche nell’anno seguente. «Occasione persa. C’erano le condizioni per l’ostruzionismo e l’esercizio provvisorio. Potevamo farli sbavare di rabbia sulla cosiddetta manovra blindata e gli abbiamo invece fatto recitare Marinetti», ha scritto Degni, taggando poi la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein.

Degni faceva riferimento alle lunghe e complicate trattative per approvare la legge di bilancio, anche detta manovra finanziaria. Il 30 ottobre, poco prima che il testo della manovra venisse inviato al Senato, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni aveva chiesto che i gruppi parlamentari di maggioranza non modificassero il testo presentando emendamenti, come normalmente avviene. Dopo settimane di lamentele dentro agli stessi partiti di maggioranza, scontenti per questa imposizione, alla fine erano state presentate in effetti delle proposte di modifica da parte dei parlamentari di destra, secondo la solita prassi che prevede che sia i partiti di maggioranza sia il governo presentino emendamenti al disegno di legge di bilancio per migliorarlo o correggerne eventuali storture.

Anche per via di questo tentativo di “blindare” la manovra (si era parlato di legge di bilancio «inemendabile») salvo poi dover cedere alle richieste della sua stessa maggioranza, l’approvazione del disegno di legge di bilancio è andata lunga, come del resto avviene da parecchi anni. Alla Camera la votazione definitiva è avvenuta il 29 dicembre, due giorni prima della scadenza ultima, che è la fine dell’anno. Proprio per questo Degni sperava in una tattica più oltranzista delle opposizioni, che durante le discussioni avrebbero potuto allungare ulteriormente i tempi e mettere ancora più in difficoltà la maggioranza, fino a rendere concreta l’ipotesi del cosiddetto esercizio provvisorio.

L’esercizio provvisiorio entra in vigore quando il parlamento non approva la legge di bilancio entro il 31 dicembre: è un regime speciale in cui il governo è obbligato a regolare le spese statali basandosi su quelle dell’anno precedente, per un periodo di tempo variabile che non può comunque essere superiore ai quattro mesi. È uno scenario piuttosto irrealistico, e di solito maggioranza e opposizione collaborano per evitarlo perché comporterebbe rischi di reputazione dell’intero sistema economico nazionale sui mercati finanziari. La prassi è che il governo concordi con la minoranza un percorso parlamentare che preveda un certo spazio per lo scontro parlamentare, ma con l’impegno reciproco a non arrivare all’esercizio provvisorio.

Quanto al riferimento a Marinetti, Degni allude all’intervento in aula del capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, che nella dichiarazione di voto a favore della legge di bilancio ha citato il “Manifesto del futurismo” di Filippo Tommaso Marinetti. È un testo pubblicato nel 1909 in cui lo scrittore italiano fissava i principi fondamentali del movimento di avanguardia culturale chiamato, appunto, futurismo, che esaltava tra le altre cose l’audacia e l’aggressività e a cui la destra e l’estrema destra sono tradizionalmente molto legate.

Al di là delle osservazioni di merito, però, le parole di Degni hanno generato una polemica politica che sta andando avanti anche quattro giorni dopo la pubblicazione del suo post, motivata dal ruolo che Degni riveste: è un magistrato della Corte dei Conti, cioè l’organo a cui la Costituzione assegna il compito di vigilare sulla legittimità degli atti del governo e sulla corretta gestione del bilancio dello Stato. È quindi un organo che svolge un compito delicato, e deve farlo in maniera il più possibile imparziale.

Degni, in particolare, è un consigliere di sezione in Lombardia (ovvero il secondo incarico in ordine di importanza nella gerarchia interna della Corte, dopo il “presidente di sezione” e prima dei ruoli di “primo referendario” e “referendario”). Il fatto che si sia espresso con toni di parte ha spinto molti esponenti di destra a criticarlo duramente e a chiedere provvedimenti nei suoi confronti.

L’ufficio stampa della Corte ha annunciato martedì che il Consiglio di presidenza, che è il massimo organo di autogoverno della Corte stessa, esaminerà urgentemente la questione. Mercoledì in un’intervista al quotidiano La Stampa Degni ha cercato di correggere il tiro, almeno in parte: «Ho solo espresso il rammarico perché l’opposizione avrebbe potuto sfruttare di più gli strumenti del diritto parlamentare per marcare meglio la maggioranza sulla manovra» ha detto. Ma quando gli è stato chiesto se riscriverebbe le stesse cose ha risposto: «Più ci penso e più sento di aver fatto la cosa giusta».