• Media
  • Mercoledì 27 dicembre 2023

Il New York Times ha fatto causa a OpenAI e Microsoft per aver usato materiale protetto da copyright

Il giornale ha accusato le aziende di avere sviluppato i propri software di intelligenza artificiale con milioni di suoi articoli

(AP Photo/Mark Lennihan, File)
(AP Photo/Mark Lennihan, File)
Caricamento player

Il New York Times ha fatto causa a OpenAI e a Microsoft accusando le due aziende di aver usato i suoi articoli, protetti da diritto d’autore, per sviluppare i propri sistemi di intelligenza artificiale. Le cosiddette intelligenze artificiali generative, come ChatGPT sviluppata da OpenAI, si servono di grandi quantità di testi scritti e di immagini per elaborare dei sistemi capaci di produrre nuovi testi e immagini. Secondo il New York Times, che è uno dei giornali più letti al mondo, i sistemi di intelligenza artificiale addestrati con i suoi testi starebbero sottraendo visitatori al suo sito.

La causa non specifica l’entità del risarcimento chiesto dal giornale, ma dice che le aziende sarebbero responsabili di «miliardi di dollari» di danni, e chiede la distruzione dei software basati su modelli allenati con il materiale protetto da copyright. Secondo la denuncia del New York Times, ChatGPT in alcuni casi produrrebbe testi identici quasi parola per parola ad articoli pubblicati sul suo sito e inaccessibili se non abbonandosi, a pagamento, al giornale.

Non è la prima causa intentata contro OpenAI: a settembre lo avevano fatto anche diversi autori di romanzi, fra cui George R. R. Martin, John Grisham e Jonathan Franzen, per motivi simili a quelli del New York Times, e a novembre molti autori di saggi avevano fatto la stessa cosa. Secondo quanto sostenuto dal New York Times stesso, la denuncia segue contrattazioni iniziate ad aprile fra il giornale e Microsoft (che ha rapporti molto stretti con OpenAI), che però non avrebbero prodotto risultati.

– Leggi anche: Perché le intelligenze artificiali funzionino serve che le intelligenze umane facciano lavori noiosissimi

Al contrario l’editore tedesco Axel Springer, che pubblica fra le altre cose la Bild, il quotidiano più diffuso in Germania, e Politico, e l’agenzia di stampa statunitense Associated Press hanno raggiunto degli accordi con OpenAI. AP ha dato accesso a parte del proprio archivio testuale a ChatGPT. L’accordo con Axel Springer prevede invece che ChatGPT possa fornire agli utenti estratti di notizie pubblicate sulle testate del gruppo. In entrambi i casi l’entità economica dei contratti non è stata resa nota.

Una delle preoccupazioni maggiori attorno ai software di intelligenza artificiale generativa è quella dovuta alle loro cosiddette “allucinazioni”, situazioni in cui il software sostanzialmente inserisce informazioni false nella sua risposta all’utente, talvolta anche attribuendole a una fonte come un giornale. Il software infatti funziona grazie a un modello statistico che cerca di indovinare quali siano le parole che ha senso utilizzare in un dato contesto: questo a volte crea risposte corrette secondo le regole linguistiche, ma senza nessuna aderenza alla realtà. Il New York Times sostiene che questo rappresenti potenzialmente un danno per la sua reputazione.