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  • Martedì 26 dicembre 2023

La remotissima prigione in cui è stato trasferito Alexei Navalny 

Si chiama IK-3, era un vecchio gulag vicino al Mar Glaciale Artico: oltre che per la sua posizione è nota per le brutali condizioni detentive 

(la posizione della prigione russa IK-3, dove è detenuto Alexei Navalny)
(la posizione della prigione russa IK-3, dove è detenuto Alexei Navalny)
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Lunedì, dopo diverse settimane in cui di lui non si era più saputo nulla, sono infine arrivate notizie di Alexei Navalny, considerato a lungo il principale oppositore del presidente russo Vladimir Putin e detenuto da quasi tre anni con accuse assai risibili. La portavoce di Navalny, Kira Yarmysh, ha fatto sapere che dal carcere di massima sicurezza non distante da Mosca è stato trasferito in una colonia penale nel nord della Russia: si chiama IK-3, fu costruita negli anni Sessanta nel punto in cui si trovava un gulag, cioè un campo di lavoro forzato per gli oppositori politici russi durante il regime comunista di Josip Stalin, ed è nota per le sue rigide condizioni di detenzione.

La IK-3 si trova a Kharp, circa 2mila chilometri a nord est di Mosca, la capitale della Russia, nella regione autonoma di Yamalo-Nenets, che gode di parziale autonomia. La colonia penale è collocata in uno dei luoghi più remoti del paese: accanto al mare di Kara, sul Mar Glaciale Artico, tra la tundra e i monti Urali.

La posizione particolarmente remota della prigione è verosimilmente la ragione per cui ci è stato trasferito Navalny: i suoi legali e diversi attivisti ritengono che l’obiettivo sia isolarlo il più possibile dai suoi collaboratori e dall’esterno in vista delle prossime elezioni presidenziali russe, previste per il prossimo marzo, in cui Putin si ricandiderà per il suo quinto mandato da presidente (Putin è al potere ininterrottamente dal 1999, e ormai da anni governa in maniera autoritaria). «È praticamente impossibile raggiungere quella colonia penale: è praticamente impossibile anche farci arrivare delle lettere, è il più alto livello possibile di isolamento dal mondo», ha detto un collaboratore di Navalny, Leonid Volkov.

La IK-3 è tradizionalmente usata per detenuti ritenuti pericolosi e recidivi. Oltre che per la sua posizione estremamente isolata, è nota anche per la brutalità con cui vengono trattate le persone detenute.

Alcuni ex carcerati della prigione hanno raccontato di sistematiche violenze fisiche e psicologiche inflitte dai funzionari della prigione, così come della mancanza di vestiti e altri beni di prima necessità, in una regione in cui le condizioni meteorologiche sono assai rigide. In questo periodo ci sono regolarmente diversi gradi sottozero, per tutta la giornata.

Ci sono ex detenuti che hanno raccontato di essersi ammalati a causa della mancanza di vestiti e cibo, e altri che hanno raccontato di essere stati sistemati in celle senza acqua calda o luce naturale. Il giornalista russo Leonid Nikitinsky, che anni fa ha raccontato le condizioni della prigione su Novaya Gazeta, uno stimato quotidiano indipendente russo molto osteggiato dal regime di Putin, ha dato conto di vari ricorsi presentati da ex detenuti reclusi dalle autorità russe nella IK-3 nonostante avessero condizioni di salute non compatibili con la detenzione in un posto così remoto.

Le pessime condizioni della IK-3 sono state al centro di segnalazioni persino da parte delle autorità locali: dall’anno scorso la procura di Yamalo-Nenets ha segnalato in almeno due occasioni il mancato rispetto di una serie di leggi sulla sicurezza, sulle norme antincendio, sugli standard sanitari della prigione e sul trattamento riservato ai detenuti, chiedendo di prendere provvedimenti.

Altri ex detenuti hanno accusato i funzionari della prigione di sevizie e torture. Mikho Khulilidze, ex detenuto, ha raccontato al quotidiano indipendente russo Moscow Times che una volta si era spogliato per lavarsi e un gruppo di persone mascherate lo aveva raggiunto, aveva chiuso l’acqua e lo aveva picchiato per quasi mezz’ora, con pugni e manganelli, senza poi fornire assistenza medica.

Lo stesso Navalny ha parlato della prigione in cui è ora detenuto in una serie di post sui suoi profili social, diffusi probabilmente tramite gli avvocati che sono andati a trovarlo alla IK-3. Ha detto di trovarsi lì da sabato e di essere stato trasferito seguendo un percorso abbastanza intricato, durato 20 giorni, probabilmente scelto appositamente per far perdere le sue tracce a chi lo stava cercando: «Non mi aspettavo che qualcuno mi trovasse qui prima di metà gennaio», ha detto Navalny. Ha ironizzato sulla posizione molto a nord della prigione, dicendo di vivere «sopra il circolo polare artico» e presentandosi quindi come «un nuovo Babbo Natale». Ha comunque confermato di stare bene, come avevano già fatto sapere i suoi avvocati.

Navalny, che ha 47 anni, è in carcere per accuse che la stragrande maggioranza dei commentatori e degli esperti di libertà di espressione considera pretestuose, tra cui quella di aver fondato e finanziato attività e organizzazioni che le autorità russe ritengono «estremiste». La sua portavoce ha infine dato notizie di lui dopo settimane in cui non si era presentato alle udienze dei processi in cui è coinvolto, alle quali ormai da tempo partecipava in videoconferenza, e in cui non compariva più nell’elenco dei detenuti del carcere di massima sicurezza dove si trovava dal giugno del 2022.

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