In Europa si comincia a parlare, molto cautamente, di un cessate il fuoco a Gaza

Lo hanno fatto – tra moltissime sfumature e distinguo – i ministri degli Esteri di Francia, Regno Unito e Germania

La ministra degli Esteri francese Catherine Colonna in visita in Israele (AP Photo/Leo Correa)
La ministra degli Esteri francese Catherine Colonna in visita in Israele (AP Photo/Leo Correa)

Domenica Catherine Colonna, la ministra degli Esteri francese, ha visitato Israele e nel corso di una conferenza stampa con il suo corrispettivo israeliano Eli Cohen ha chiesto che si arrivi a una «tregua duratura» nella guerra nella Striscia di Gaza, che porti a un «cessate il fuoco umanitario». È la prima volta che la rappresentante del governo di uno dei principali paesi dell’Unione Europea chiede – mentre si trova in Israele, peraltro – un’interruzione permanente dei combattimenti:

Sono venuta qui a ricordare l’importanza di una nuova tregua umanitaria, una tregua duratura, una tregua che ci permetta per davvero e da adesso di raggiungere un nuovo cessate il fuoco umanitario.

Il riferimento a una «tregua immediata e duratura» è presente anche nel comunicato ufficiale reso pubblico dal ministero degli Esteri francese.

Nel corso della sua conferenza stampa, Colonna ha comunque ricordato che la Francia è vicina al popolo di Israele e ha ribadito il diritto di Israele a difendersi dopo l’attacco contro i civili del 7 ottobre. Ma ha anche aggiunto che nel corso della guerra «sono stati uccisi troppi civili» e che la difesa di Israele deve avvenire entro i limiti del diritto internazionale umanitario. Il ministro israeliano Eli Cohen ha risposto che una tregua in questo momento sarebbe «una ricompensa per il terrorismo» di Hamas.

Le dichiarazioni di Colonna sono le più nette pronunciate finora dalla rappresentante di un grande paese europeo (benché nelle scorse settimane anche i leader di paesi un po’ meno influenti come Irlanda, Spagna e Belgio avessero invocato un cessate il fuoco). Sono inoltre particolarmente notevoli perché soltanto un giorno prima, sabato, anche i ministri degli Esteri di Regno Unito e Germania, David Cameron e Annalena Baerbock, avevano parlato apertamente di un cessate il fuoco, anche se a certe condizioni.

Sabato sera Cameron e Baerbock hanno pubblicato un articolo di opinione sul Sunday Times (la versione domenicale del quotidiano britannico Times) in cui hanno detto di essere favorevoli a «un cessate il fuoco, ma soltanto se è sostenibile». Al contrario di Colonna, Cameron e Baerbock non hanno chiesto una interruzione immediata dei combattimenti, ma di raggiungere il prima possibile le condizioni affinché ci sia una «pace sostenibile».

I due però hanno detto di sostenere delle «tregue umanitarie», cioè una sospensione dei combattimenti per fare arrivare aiuti e viveri alla popolazione civile, e hanno detto anche loro che «troppi civili sono stati uccisi» e che «il governo israeliano dovrebbe fare di più per distinguere tra i terroristi e i civili, e assicurarsi che la sua campagna militare sia rivolta contro i leader e i miliziani di Hamas».

Le formule usate da Cameron e Baerbock sono meno forti di quelle di Colonna, ma sono comunque notevoli soprattutto per due paesi come il Regno Unito e la Germania, che sono tra i più decisi sostenitori di Israele al momento, assieme agli Stati Uniti.

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Tutto questo non significa però che alcuni dei paesi più importanti d’Europa cominceranno a fare attivamente pressione su Israele perché interrompa i combattimenti nella Striscia di Gaza. Domenica, anzi, il vice primo ministro del Regno Unito, Oliver Dowden, ha specificato che affinché il cessate il fuoco sia «sostenibile», come scritto nell’articolo di Cameron e Baerbock, è necessario «rimuovere la minaccia di Hamas».

Al tempo stesso, però, queste dichiarazioni mostrano come anche per paesi che sostengono Israele la durata della guerra, e le enormi sofferenze imposte ai civili nella Striscia di Gaza, stiano diventando un problema politico oltre che umanitario, e sono sintomo di una certa fretta nel farla terminare il più rapidamente possibile.

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