Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha detto che Israele continuerà la guerra nella Striscia di Gaza «nonostante le pressioni internazionali»

(Ronen Zvulun/Pool Photo via AP)
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Mercoledì sia il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che il ministro degli Esteri Eli Cohen hanno risposto alla notizia dell’approvazione di una risoluzione non vincolante che chiede a Israele un cessate il fuoco immediato nella Striscia di Gaza da parte dell’Assemblea Generale dell’ONU, avvenuta martedì. A favore del cessate il fuoco umanitario hanno votato 153 paesi membri, mentre 10 paesi hanno votato contro e 23, tra cui l’Italia, si sono astenuti.

Netanyahu ha risposto in un video pubblicato su X che «Israele continuerà fino alla fine, fino alla vittoria, fino all’eliminazione di Hamas (…) anche di fronte alle pressioni internazionali». Poche ore prima Cohen aveva detto che Israele avrebbe portato avanti le sue operazioni militari nella Striscia di Gaza – che sono iniziate oltre due mesi fa in risposta a un violentissimo attacco del gruppo radicale islamista Hamas in territorio israeliano e comprendono bombardamenti senza precedenti nella regione – «con o senza il sostegno internazionale». «Un cessate il fuoco nella fase attuale sarebbe un regalo all’organizzazione terroristica Hamas e le consentirebbe di ritornare a minacciare i residenti di Israele», ha aggiunto Cohen.

Anche il presidente statunitense Joe Biden, che ha sostenuto Israele politicamente e militarmente finora pur cercando di spingere per varie “pause umanitarie” a Gaza, mercoledì ha detto di essere consapevole del fatto che Israele sta perdendo sostegno internazionale per via del suo «bombardamento indiscriminato» della Striscia di Gaza. Secondo i più recenti dati forniti dal ministero della Salute di Gaza, che è controllato da Hamas ma finora si è dimostrato piuttosto attendibile, dal 7 ottobre nella Striscia sono state uccise oltre 18.600 persone. Il numero di paesi che hanno votato a favore del cessate il fuoco immediato nella Striscia, 153, è anche superiore a quello dei paesi che avevano votato per la pace in Ucraina all’Assemblea Generale dell’ONU (141). Soltanto nell’ultimo mese, 32 stati membri dell’ONU – tra cui Canada, India, Giappone e Danimarca – hanno cambiato opinione sul cessate il fuoco.