In Albania è stata sospesa la ratifica dell’accordo sui migranti con l’Italia

In attesa che la Corte Costituzionale del paese si esprima sulla sua legittimità, dopo due ricorsi presentati dall'opposizione

(ANSA/CHIGI PRESS OFFICE/FILIPPO ATTILI)
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La Corte Costituzionale dell’Albania ha annunciato che esaminerà due ricorsi contro l’accordo sui migranti che il paese ha stipulato il mese scorso con l’Italia, che prevede una collaborazione nella gestione delle persone soccorse nel Mediterraneo. Giovedì il parlamento albanese si sarebbe dovuto riunire per avviare il processo di ratifica dell’accordo con l’Italia, ma la procedura è sospesa fino a quando non si sarà espressa la Corte Costituzionale. La giudice a capo della Corte, Olta Zacaj, ha detto che il verdetto arriverà il 18 gennaio.

I ricorsi sono stati presentati da membri del Partito Democratico d’Albania, che sono di centrodestra e all’opposizione del primo ministro Edi Rama, socialista. Sostengono che l’accordo con l’Italia violi la costituzione albanese e le leggi internazionali a cui il paese è sottoposto: la Corte dovrà stabilire se è vero, e se dovesse dar loro ragione allora l’accordo verrebbe sostanzialmente bloccato.

L’accordo, che era stato presentato con grande enfasi dalla presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni insieme a Rama, prevede che l’Albania ospiti nel proprio territorio due centri italiani per la gestione dei migranti. In base agli accordi l’Italia si farebbe carico di tutti i costi legati alla costruzione dei centri, al trasporto e alla sistemazione dei migranti, pagando anche eventuali spese mediche. Le autorità italiane dovrebbero essere responsabili dell’interno delle strutture, mentre le autorità albanesi della sicurezza all’esterno dei centri e durante il trasferimento dei migranti.

Entrambi i centri dovrebbero poter ospitare in totale fino a 3mila migranti ciascuno, accompagnati nelle strutture dalle autorità italiane. Tra questi, in base agli accordi, non possono esserci minori, donne incinte e altre persone considerate vulnerabili, che invece andrebbero portate in Italia, con una procedura di “sbarco selettivo” la cui legittimità giuridica in passato è già stata messa in dubbio, causando diversi problemi all’Italia.

Per questa e altre ragioni l’accordo era stato molto criticato. Gli aspetti potenzialmente problematici sono diversi, sia dal punto di vista logistico, sia del rispetto del diritto internazionale e delle leggi italiane ed europee in materia di immigrazione. Ci sono molti dubbi anche sulla sua efficacia: anche se dovessero funzionare a pieno regime, i centri ospiterebbero un numero di migranti esiguo rispetto al totale di quelli che arrivano in Italia. Finora nessun paese dell’Unione Europea ha mai stretto un accordo simile per esternalizzare, di fatto, la gestione dei richiedenti asilo che sbarcano nei propri porti.

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