• Italia
  • Mercoledì 13 dicembre 2023

Cosa sappiamo sulle cause dell’incidente ferroviario di Faenza

Ancora poco: in particolare non è chiaro se la presenza sul Frecciarossa dell'amministratore delegato di RFI abbia influenzato il macchinista

incidente treni faenza
I due treni coinvolti nell'incidente a Faenza (ANSA/Fabrizio Zani)
Caricamento player

La procura di Ravenna ha aperto un’indagine per ricostruire le cause del tamponamento tra due treni avvenuto domenica sera poco dopo le 20 vicino a Faenza, sulla linea ferroviaria Bologna-Rimini. Per ora l’unico indagato è il macchinista che era alla guida del Frecciarossa in viaggio sulla tratta Lecce-Venezia: è accusato di disastro ferroviario, un reato che in caso di condanna prevede una pena da 5 a 15 anni di detenzione. L’indagine nei confronti del macchinista è stata definita dal procuratore Daniele Barberini come «un atto dovuto».

I due treni coinvolti nell’incidente erano un regionale e un Frecciarossa, partiti rispettivamente da Pesaro e da Lecce e diretti a Bologna e a Venezia: andavano entrambi nella stessa direzione, verso nord. Dalle testimonianze dei passeggeri del Frecciarossa è emerso che il treno aveva iniziato a rallentare intorno alle 19:40 per poi tornare a muoversi in retromarcia molto lentamente, fino a scontrarsi con il treno regionale regolarmente fermo al semaforo rosso. Secondo le prime informazioni, lo scontro è avvenuto a circa 16 chilometri orari, e il rallentamento sarebbe stato causato da un guasto.

Nonostante la velocità ridotta, l’urto è stato significativo soprattutto per i passeggeri del Frecciarossa: molti sono stati sbalzati dal sedile, altri sono caduti mentre stavano camminando nel corridoio. Sono rimaste ferite 17 persone, nessuna in gravi condizioni: 6 sono state medicate in ospedale e dimesse nella notte con 30 giorni di prognosi. La linea è rimasta bloccata tutta la notte per togliere i due treni incidentati dai binari e fare i primi rilievi.

Nei prossimi giorni la procura commissionerà una perizia tecnica per ricostruire con precisione le cause dell’incidente: sia i motivi del rallentamento, sia il mancato funzionamento dell’impianto frenante una volta che il treno aveva ripreso la sua marcia. Trenitalia ha annunciato l’avvio di una inchiesta interna.

Uno degli aspetti che andrà verificato è se la presenza sul Frecciarossa di Gianpiero Strisciuglio, amministratore delegato di RFI, abbia influenzato il comportamento del macchinista. RFI è Rete Ferroviaria Italiana, l’azienda che gestisce la rete, quindi i binari e le stazioni. Il trasporto dei passeggeri, ossia i treni e le relative corse, sono invece gestite da Trenitalia. Entrambe sono società controllate dal gruppo Ferrovie dello Stato.

La presenza di Strisciuglio sul Frecciarossa è stata rivelata dal Manifesto e confermata da RFI. Negli ultimi due giorni, inoltre, il Manifesto ha avuto accesso a una serie di messaggi scambiati nella chat dei macchinisti e dei sindacalisti di Trenitalia. In uno dei messaggi della chat riportati nell’articolo pubblicato mercoledì 13 dicembre, scritto da Massimo Franchi, si legge che «la presenza dell’ad di Rfi sull’Etr 600 ha portato a tentare di risolvere nel più breve tempo possibile il guasto con l’intervento della sala operativa che avrebbe richiesto l’applicazione di una procedura che prevede un intervento agli organi esterni al treno: una particolare pressione che potrebbe aver indotto in errore il macchinista unico». Questa particolare pressione è stata definita dal Manifesto un “eccesso di zelo”.

Sempre secondo la chat, sarebbe stata la sala operativa dedicata ai Frecciarossa a dare indicazione al macchinista «di individuare la perdita d’aria su una carrozza lasciando il materiale [il treno, ndr] sfrenato: è stato suggerito di non inserire il freno a molla onde evitare di non togliere e di staccare la piastra». La “piastra” è uno dei comandi del treno, che in questo caso aziona il sistema frenante. E ancora «il collega è quindi sceso a isolare una vettura e si è visto andare via il treno. I capitreno a quanto pare non erano in cabina».

Trenitalia smentisce che la sala operativa abbia fatto pressione al macchinista per velocizzare le operazioni perché a bordo del treno c’era l’amministratore delegato di RFI. La stessa RFI ha detto che Strisciuglio non «ha palesato a Trenitalia la sua presenza sul treno». Non è chiaro, tuttavia, se i macchinisti sapessero della presenza di Strisciuglio indipendentemente dalle comunicazioni fatte o meno da RFI a Trenitalia.