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  • Giovedì 7 dicembre 2023

In Albania lo scontro tra governo e opposizione è infuocato

Nelle ultime settimane nel parlamento sono stati appiccati incendi e accesi fumogeni per protestare contro il primo ministro Edi Rama

Fuoco e fumogeni durante la seduta parlamentare del 20 novembre 2023 (AP Photo/Florian Abazi)
Fuoco e fumogeni durante la seduta parlamentare del 20 novembre 2023 (AP Photo/Florian Abazi)
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Nonostante il governo del primo ministro albanese Edi Rama abbia formalmente diffidato dal farlo, giovedì alcuni deputati del principale partito di opposizione – il Partito Democratico d’Albania – hanno nuovamente interrotto una seduta del parlamento accendendo dei fumogeni e costruendo delle barricate con le sedie. È l’ultimo di una serie di incidenti simili avvenuti nell’aula in queste settimane, in cui sono stati appiccati anche alcuni piccoli incendi, che hanno interrotto le discussioni e causato spesso il caos.

Da tempo il Partito Democratico, di centrodestra, accusa il socialista Rama di aver ridotto i poteri del parlamento e di aver limitato il potere dell’opposizione, per esempio approvando leggi importanti aggirando le discussioni in aula e impedendo l’istituzione di alcune commissioni parlamentari d’inchiesta. Ad aumentare le tensioni è poi intervenuta una recente inchiesta giudiziaria ai danni del leader del Partito Democratico, l’ex primo ministro Sali Berisha, che la reputa motivata politicamente.

Un parlamentare dell’opposizione agita un fumogeno durante la seduta del 7 dicembre 2023 (AP Photo/Armando Babani)

Giovedì l’Assemblea dell’Albania, il parlamento monocamerale del paese, stava votando l’annuale legge di bilancio per il 2024, poi approvata. La seduta però è durata solo pochi minuti, perché i parlamentari dell’opposizione hanno acceso alcuni fumogeni e hanno ammucchiato le sedie al centro dell’aula, scontrandosi con i responsabili della sicurezza. Soltanto lunedì il ministro dell’Interno Taulant Balla aveva chiesto che la magistratura aprisse un’indagine nei confronti dei deputati che quel giorno avevano dato fuoco ad alcuni documenti in aula. Il deputato d’opposizione Flamur Noka aveva anche gettato alcuni fogli in fiamme su una catasta di sedie. Balla aveva chiesto l’applicazione degli articoli del codice penale albanese che puniscono chi danneggia o distrugge la proprietà altrui.

– Leggi anche: L’estate dell’Albania

Lo scorso 20 novembre i parlamentari del Partito Democratico d’Albania avevano acceso un piccolo fuoco in un cestino, che era stato velocemente spento, e avevano acceso altri fumogeni. Berisha aveva accusato il governo di Rama di voler silenziare l’opposizione, e aveva giustificato le azioni di disturbo come tentativo di «riportare il pluralismo in parlamento».

Rama è accusato dall’opposizione di gestire il potere in modo autoritario da diversi anni, ma le tensioni tra i due partiti hanno raggiunto un nuovo livello da quando, lo scorso ottobre, Berisha e il suo genero sono stati rinviati a giudizio con l’accusa di corruzione. L’indagine riguarda una presunta operazione con cui Berisha avrebbe sfruttato la sua influenza come primo ministro per ottenere vantaggi economici dalla privatizzazione di alcuni terreni di proprietà del club calcistico di Tirana FK Partizani. Su quei terreni era poi stato costruito un centro commerciale in cui aveva un interesse suo genero, che è stato arrestato. Berisha invece gode dell’immunità parlamentare, ma gli è stato vietato di lasciare il paese.

Secondo Berisha, uno dei politici più potenti e influenti dell’Albania post-comunista, si tratta di una persecuzione giudiziaria orchestrata dal governo di Rama, che è il capo del Partito Socialista, al governo in Albania ininterrottamente dal 2013. Il Partito Democratico accusa inoltre quello Socialista di aver approvato molte leggi evitando le discussioni in aula, e di bloccare costantemente i tentativi di istituire alcune commissioni parlamentari d’inchiesta riguardo a presunte irregolarità commesse negli anni dal governo di Rama.

Il parlamentare Flamur Noka agita due fumogeni durante la seduta parlamentare del 20 novembre 2023 (AP Photo/Florian Abazi)

In particolare, l’opposizione vorrebbe indagare sulla possibilità che il governo abbia perseguito interessi privati appaltando ad alcune aziende esterne la realizzazione di importanti infrastrutture nazionali, nell’ambito di un vasto programma di partnership tra pubblico e privato (PPP) voluto all’inizio del suo mandato da Rama. Lo scorso settembre l’ex ministro socialista dell’Ambiente Lefter Koka, in carica dal 2013 al 2017, era stato condannato a sei anni e otto mesi di carcere per corruzione, riguardo alla realizzazione di un inceneritore. In estate invece l’ex vice primo ministro socialista Arben Ahmetaj aveva lasciato il paese dopo essere stato accusato di corruzione in relazione alla costruzione di un altro inceneritore.

Il governo però non permette la formazione delle commissioni parlamentari d’inchiesta, appellandosi a una decisione della Corte Costituzionale secondo cui non possono lavorare mentre è in corso un procedimento giudiziario sullo stesso caso.

Alcuni parlamentari dell’opposizione agitano fumogeni durante la seduta del 7 dicembre 2023 (AP Photo/Armando Babani)

Il Partito Democratico è comunque in un momento di notevoli difficoltà. È debole politicamente dopo le elezioni locali che ha nettamente perso lo scorso marzo, ed è molto diviso internamente. Nonostante Berisha ne mantenga il controllo la sua posizione è piuttosto compromessa dal fatto che la sua reputazione internazionale è scarsa: dopo le accuse di corruzione nei suoi confronti nel 2021 gli Stati Uniti lo avevano sanzionato e gli avevano vietato l’ingresso. Per gli stessi motivi anche il Regno Unito lo ha dichiarato “persona non grata”. Secondo Rama, le ultime iniziative di Berisha sono un tentativo di recuperare il potere personale perso negli ultimi anni.

Contemporaneamente a questo scontro, Rama è molto impegnato negli sforzi diplomatici e di immagine per l’ingresso dell’Albania nell’Unione europea, che nell’ultimo anno hanno incluso anche intensi rapporti con la presidente del Consiglio italiana Giorgia Meloni.