Il piano “Educare alle relazioni” è molto generico e sarà facoltativo per le scuole

Il governo ci sta lavorando da tempo per contrastare la violenza di genere: prevede “gruppi di discussione” fuori dall'orario scolastico

I ministri Valditara e Roccella durante la presentazione del piano “Educare alle relazioni” (Roberto Monaldo/LaPresse)
I ministri Valditara e Roccella durante la presentazione del piano “Educare alle relazioni” (Roberto Monaldo/LaPresse)
Caricamento player

Mercoledì mattina il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, ha presentato un piano del governo per migliorare l’educazione affettiva e alle relazioni nelle scuole, con l’obiettivo dichiarato di contrastare la violenza degli uomini nei confronti delle donne partendo dalla formazione e dalla cultura. Il piano era stato molto annunciato negli scorsi giorni, dopo le discussioni e riflessioni che si erano innescate in tutta Italia in conseguenza del femminicidio di Giulia Cecchettin, e per questo era anche piuttosto atteso: ma le disposizioni che contiene appaiono superficiali e non molto coerenti rispetto agli obiettivi ambiziosi che si propone.

Il piano si chiama “Educare alle relazioni” e prevede che i licei e le scuole superiori possano inserire in modo facoltativo – e qui sta uno degli aspetti appunto poco incisivi del piano – un certo numero di ore in cui gli studenti si riuniscono in «gruppi di discussione» per parlare di temi affettivi e relazioni, con la moderazione di un insegnante.

Il contenuto del progetto è descritto in maniera un po’ vaga in una direttiva ministeriale firmata mercoledì da Valditara: le direttive non hanno un valore prescrittivo, e infatti il piano in questione non crea vincoli particolari per le scuole e offre più che altro delle linee guida per quelle che vogliono aderire. Concretamente però mette a disposizione 15 milioni di euro finanziati con i fondi europei PON (Programma Operativo Nazionale).

La direttiva dice che ogni scuola che vorrà partecipare al progetto dovrà indicare un insegnante referente e costituire gruppi di discussione che in linea generale dovranno corrispondere alle singole classi. Non solo il progetto non è obbligatorio per le scuole, ma non potrà nemmeno essere attuato senza il consenso dei genitori degli studenti e quello degli studenti stessi. Ogni classe dovrà avere un insegnante che faccia da moderatore al «gruppo di discussione», che verrà formato in un apposito programma del ministero dell’Istruzione su cui però per il momento non sono stati forniti dettagli.

Le ore eventualmente dedicate a questo progetto saranno in ogni caso extracurricolari, cioè fuori dal normale orario scolastico. Nella direttiva non c’è scritto di quante ore annuali debba prevedere il progetto, ma Valditara ha detto a voce presentandolo in conferenza stampa che «i moduli di apprendimento e di discussione avranno una durata di 30 ore complessive». La direttiva dice anche che il FONAGS (Forum nazionale delle associazioni dei genitori della scuola) avrà un ruolo nell’aggiustare i «percorsi progettuali» sulla base delle esigenze, attraverso «osservazioni migliorative delle rappresentanze dei genitori».

Nella conferenza stampa di presentazione Valditara ha detto che nei gruppi di discussione gli studenti saranno «invitati a prendere consapevolezza dei propri atteggiamenti» e «della possibilità di modificare questi atteggiamenti». Ha anche insistito sul fatto che verranno istruiti sulle «conseguenze penali che i comportamenti impropri possono generare», cioè gli atti di violenza contro le donne.

Nelle intenzioni del governo, ha detto sempre Valditara, questo piano è una sperimentazione che potrà essere ampliata se le cose dovessero funzionare. Per il momento quindi partirà con licei e scuole superiori, ma in futuro potrebbe essere esteso a elementari e medie. Valditara ha inoltre detto che la promozione di queste iniziative punta a «far entrare questa cultura del rispetto e questo progetto “Educare alle relazioni” in tutti gli insegnamenti: il professore di lettere, chi insegna matematica, chi insegna storia dovrà ovviamente in qualche modo considerare questo come un punto di riferimento».