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  • Domenica 19 novembre 2023

Oltre 30 neonati sono stati evacuati dall’ospedale al Shifa di Gaza

L’Oms l’aveva definito una «zona di morte»: continuano i bombardamenti, più frequenti anche nel sud della Striscia

Un'infermiera a Rafah controlla i bambini palestinesi evacuati dall'ospedale al Shifa (AP Photo/Hatem Ali)
Un'infermiera a Rafah controlla i bambini palestinesi evacuati dall'ospedale al Shifa (AP Photo/Hatem Ali)
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Sabato pomeriggio oltre 30 bambini nati prematuramente sono stati evacuati dall’ospedale al Shifa, nella città di Gaza, e portati in ambulanza in un ospedale di Rafah, nel sud della Striscia. Il numero esatto non è chiaro: l’Organizzazione mondiale della Sanità (OMS) aveva detto che nella struttura erano presenti 32 neonati, ma la Mezzaluna Rossa palestinese (l’equivalente della Croce Rossa nella Striscia di Gaza) ha annunciato di aver evacuato 31 bambini. Una portavoce della Mezzaluna Rossa ha detto alla BBC che i genitori di molti dei bambini evacuati sono stati uccisi dai bombardamenti, mentre altri hanno dovuto lasciare la città di Gaza nei giorni scorsi e risultano al momento dispersi.

Negli ultimi giorni l’ospedale, che è il più grande della città di Gaza, era diventato l’obiettivo principale dell’operazione di terra avviata dall’esercito israeliano nella Striscia lo scorso 27 ottobre. Israele sostiene che sotto all’ospedale al Shifa si nasconda il principale centro operativo di Hamas, un’accusa negata dai miliziani e dal personale dell’ospedale, ma confermata almeno in parte dall’intelligence statunitense. Le forze armate israeliane sono entrate nell’edificio nella notte tra martedì e mercoledì, dopo giorni di assedio, ma finora non hanno presentato prove convincenti riguardo alla presenza di tunnel sotterranei, depositi di armi o altri elementi che indichino chiaramente la presenza di Hamas nell’ospedale.

Sabato gran parte dei pazienti e dei civili che si trovavano nell’ospedale ha lasciato la struttura, con un’evacuazione che è sembrata piuttosto confusa e improvvisata: alcuni testimoni avevano raccontato di aver ricevuto dall’esercito israeliano l’ordine di liberare completamente l’ospedale, ma l’esercito ha negato affermando che le persone inferme e impossibilitate a spostarsi sarebbero potute rimanere nella struttura insieme al personale sanitario.

– Leggi anche: La confusa evacuazione dell’ospedale al Shifa di Gaza

Sabato mattina un gruppo di operatori umanitari, coordinato dall’OMS, era potuto entrare nell’ospedale e restarci per un’ora. Gli operatori hanno descritto la struttura come una «zona di morte»: hanno detto che ci sono segni evidenti di colpi di arma da fuoco e bombardamenti, e mancano acqua, medicine, cibo, carburante e strumenti medici. I corridoi sono pieni di rifiuti, aumentando il rischio di malattie e infezioni. L’Oms ha detto che nella struttura erano ancora presenti 25 operatori sanitari e 291 pazienti, tra cui i circa 30 bambini che sono stati evacuati nel pomeriggio. Molti dei pazienti sono ricoverati per cause legate alla guerra in corso, come ferite alla testa, bruciature, ossa fratturate o arti amputati.

– Leggi anche: La confusa evacuazione dell’ospedale al Shifa di Gaza

Proseguono intanto i bombardamenti dell’esercito israeliano, che stanno diventando più intensi e frequenti anche nelle zone meridionali della Striscia. Tra venerdì e sabato, in meno di 24 ore sono state bombardate due scuole gestite dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA). Sui social sono circolati alcuni video molto cruenti, verificati dal New York Times, in cui si vedono persone ferite e uccise nelle zone colpite dagli attacchi.

Sabato un bombardamento che ha colpito la scuola al Fakhura nell’area del campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia, ha ucciso diverse persone: l’esercito israeliano ha detto di aver ricevuto notizie riguardo a un «incidente» nella zona, e che al momento è al lavoro per accertare le responsabilità. La scuola era gestita dall’UNRWA e nelle ultime settimane aveva accolto migliaia di persone sfollate.

Venerdì pomeriggio un bombardamento aveva colpito la scuola Zeitoun, nella città di Gaza, che ospitava oltre 4mila civili. Philippe Lazzarini, il commissario generale dell’UNRWA, ha detto che «decine» di persone sono state uccise o ferite a causa dell’attacco.

Per ora l’UNRWA non è in grado di confermare le stime sui morti nelle due scuole. Il ministero della Salute della Striscia di Gaza, controllato da Hamas, ha detto che almeno 50 persone sono state uccise nella scuola del campo profughi di Jabalia. Il campo era già stato colpito da un intenso bombardamento a fine ottobre, che aveva distrutto molti edifici e danneggiato le infrastrutture.

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Ci sono stati bombardamenti anche nella zona di Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza, dove centinaia di migliaia di persone evacuate dal nord della Striscia hanno trovato rifugio nelle ultime settimane: secondo le Nazioni Unite circa 10mila persone hanno raggiunto la zona meridionale di Gaza nella sola giornata di venerdì. Sabato almeno 26 persone sono state uccise nel bombardamento di un edificio civile a Khan Yunis.

Da settimane l’esercito israeliano sta conducendo una campagna di intensi bombardamenti sulla Striscia di Gaza che ritiene necessaria per smantellare le basi operative e le infrastrutture di Hamas: Israele sostiene però che il gruppo radicale palestinese usi i civili come “scudi umani”, e che quindi i miliziani posizionino i propri centri operativi e i depositi di armi sotto a scuole e ospedali. È una questione molto complicata e dibattuta, che se confermata costituirebbe un crimine di guerra. Hamas ha sempre negato queste pratiche, ma ci sono ampie prove che negli scorsi conflitti il gruppo radicale abbia combattuto sfruttando le aree residenziali abitate da civili e che abbia usato come basi infrastrutture civili.

Intanto, secondo alcuni giornali e agenzie di stampa internazionali gli Stati Uniti sarebbero vicini al raggiungimento di un accordo tra Israele e Hamas, che prevederebbe il rilascio di alcuni ostaggi e una pausa nei combattimenti di cinque giorni da parte di Israele. Al momento però la tregua non è stata confermata né dal governo israeliano né da quello statunitense.