Fare le consegne coi droni è stato più difficile del previsto per Amazon

Furono promesse dieci anni fa, ma finora ci sono state solo sperimentazioni limitate e molti problemi non sono stati risolti

Una versione gigante del drone MK30 di Amazon. (Ron Wurzer/AP Images for Amazon)
Una versione gigante del drone MK30 di Amazon. (Ron Wurzer/AP Images for Amazon)

Il primo dicembre del 2013 Jeff Bezos, co-fondatore e all’epoca amministratore delegato di Amazon, società che ancora oggi presiede e controlla, fu ospite di 60 Minutes, seguito programma d’approfondimento statunitense. Nel corso della puntata, Bezos presentò un servizio a cui l’azienda stava lavorando: si chiamava Amazon Prime Air e nelle intenzioni avrebbe permesso di consegnare pacchi leggeri (fino a circa 2,2 chilogrammi) per via aerea, utilizzando dei piccoli droni, il tutto in appena trenta minuti.

Secondo Bezos, Prime Air sarebbe stato disponibile entro quattro anni, o comunque «non appena saranno definiti i regolamenti» per un settore nuovo come la consegna via drone. Nei giorni successivi l’azienda indicò il 2015 come probabile anno per l’inaugurazione del servizio, aggiungendo: «Un giorno, i veicoli di Prime Air saranno normali come i furgoni che vediamo su strada ogni giorno».

Sono passati dieci anni da allora e Amazon continua a puntare sulla possibilità di consegnare – prima o poi – pacchi via drone. La società ha recentemente presentato un nuovo tipo di drone e un piano d’espansione sia negli Stati Uniti che a livello internazionale (a cominciare da Italia e Regno Unito). Annunci a parte, però, un servizio simile sembra esistere realmente solo in una parte di College Station, città statunitense di circa 115mila abitanti dove si trova il campus della Texas A&M University, e a Lockeford, un paese di circa tremila abitanti in California. Lo scorso ottobre l’azienda ha dichiarato di aver «consegnato in sicurezza centinaia di articoli per la casa a College Station a partire dal dicembre del 2022» (è anche possibile ordinare medicine utilizzando gli stessi droni).

Il New York Times ha raccontato l’esperienza con il servizio di due abitanti di College Station, che avevano espresso interesse per la consegna aerea alla fine del 2022, ricevendo un buono da cento dollari per Amazon. Il servizio è iniziato solo lo scorso giugno, prima di essere interrotto a causa di un’ondata di calore che non ha permesso ai droni di volare (non possono farlo nemmeno con la pioggia o nelle giornate ventose). Al momento dell’ordine, gli utenti che abitano nella zona coperta dal servizio Prime Air devono selezionare la consegna via drone, per poi sistemare al di fuori della propria proprietà un cartoncino con un grande QR code che segnala al velivolo dove lasciare il pacco. I droni possono atterrare nel vialetto d’accesso tipico delle case delle zone suburbane statunitensi, ma solo se non vi sono macchine parcheggiate: «Lasciare che il drone atterri nel cortile sul retro potrebbe risolvere alcuni problemi ma solo se non ci sono alberi», dice il New York Times. Altre limitazioni riguardano i tipi di prodotti che si possono ordinare con questo servizio: oltre al citato limite di peso, ci sono standard per le dimensioni degli oggetti e per la loro fragilità, visto che i pacchi vengono sganciati da un’altezza di circa 3,6 metri. Ciascun drone, infine, può trasportare un singolo pacco contenente un singolo prodotto.

Amazon sta cercando di incentivare l’utilizzo del servizio proponendo prodotti d’uso comune in regalo agli utenti. Come ha notato il New York Times, «anni di duro lavoro da parte dei migliori scienziati ed esperti di aviazione hanno partorito un servizio che fa volare le pastiglie per l’alito fresco di Listerine o un barattolo di minestrone Campbell. Ma non allo stesso momento».

Le principali ragioni del ritardo di questa tecnologia rispetto al trionfale annuncio di dieci anni fa sono di natura tecnologica ed economica. Quelle del primo tipo riguardano soprattutto la precisione e la sicurezza dei droni, che, specie in un ambiente urbano complesso, devono volare tra molti ostacoli ed evitare errori che potrebbero causare danni e problemi legali. A tal proposito, Amazon ha presentato un nuovo modello di drone, MK30, dotato di sensori per evitare ostacoli come «persone, animali domestici e proprietà», riuscendo a volare anche in caso di pioggia leggera.

La complessità degli ambienti urbani è un problema che riguarda tutte le aziende che stanno sperimentando le consegne con i droni: non è un caso che Zipline, la principale azienda del settore delle consegne via drone al di fuori di Amazon, si sia specializzata nel trasporto di medicinali in alcune zone dell’Africa, come il Ruanda e il Ghana. In questo modo, Zipline ha potuto affermarsi garantendo tempi di consegna brevi, cruciali nell’ambiente medico, in zone dove i collegamenti via terra sono difficili, se non impossibili (gli altri settori su cui l’azienda punta sono la consegna di prodotti per allevamenti e agricoltura e il rifornimento di ristoranti).

Secondo Dan Patt, membro del think tank Hudson Institute, però, il problema potrebbe essere più radicato: la consegna via drone rischia di non avere molto senso a livello economico nella maggior parte delle occasioni. Un veicolo di terra, come un furgone ma anche una bici cargo, può trasportare molti pacchi anche di grandi dimensioni, ed è in grado di fare più soste in un unico viaggio, risultando più efficiente ed economico. Sin dal 2013, il servizio Prime Air ha suscitato molto scetticismo tra chi lo riteneva di fatto impossibile su media o larga scala. Secondo alcuni sarebbe stata una mossa di marketing: non è un caso che la puntata di 60 Minutes sia andata in onda domenica primo dicembre, il giorno prima del Cyber Monday, termine con cui, negli Stati Uniti, si indica il primo lunedì dopo il Giorno del Ringraziamento, e che è diventato una giornata di grandi vendite online, una sorta di corrispettivo digitale del Black Friday.

Negli ultimi dieci anni Amazon non è stata l’unica azienda a investire nel settore delle consegne via drone. La diffusione dei droni, nati in contesto militare, ha ispirato infatti decine di startup specializzate, che hanno ricevuto in totale 2,5 miliardi di dollari di investimenti tra il 2013 e il 2019 (secondo le stime della società di consulenza Teal Group). Anche Google e Uber Eats hanno puntato sulle consegne aeree, ma è stata comunque Amazon a scommettere di più sul settore: nel 2017 l’azienda ha brevettato un sistema di magazzini a forma di torre, pensato per il rifornimento aereo dei droni; due anni dopo Amazon ne ha registrato uno in cui la stessa funzione era assolta da un dirigibile.

(Amazon Technologies, Inc. / United States Patent and Trademark Office)

I risultati finora ottenuti sono deludenti sia rispetto agli annunci fatti durante 60 Minutes, sia alle previsioni di David Carbon, responsabile del servizio Prime Air di Amazon, che a un evento dello scorso gennaio aveva promesso «una grande annata» con circa «diecimila consegne» effettuate tra i due siti di sperimentazione. Non si conoscono dati ufficiali ma recentemente, come detto, l’azienda ha parlato di «centinaia» di articoli consegnati in uno di questi luoghi, College Station.

A rallentare ulteriormente lo sviluppo del servizio è stata anche la Federal Aviation Administration (FAA), agenzia federale che sovraintende l’aviazione civile, con cui Amazon ha avuto un rapporto travagliato. Sin dal 2013, infatti, il futuro di Prime Air dipendeva anche dai regolamenti che la FAA avrebbe approvato riguardo ai voli dei droni commerciali; secondo il New York Times, però, Amazon ha affrontato la questione con un approccio diretto e aggressivo comune alle aziende del settore tecnologico ma poco gradito dall’agenzia federale. «L’atteggiamento era del tipo: “Siamo Amazon, convinceremo la FAA”», ha spiegato un ex responsabile di Amazon, che ha notato come agenzie simili tendano invece ad apprezzare «le aziende che arrivano a loro con grande umiltà e trasparenza».

In particolare, nel 2021 Amazon ha provato a convincere la FAA a rimuovere una regola che vietava a Prime Air di far volare i suoi droni sopra «a persone, strade e strutture varie», secondo la CNBC, riducendo molto le aree percorribili. L’anno successivo, l’agenzia si è espressa contro Amazon, ritenendo i dati forniti dall’azienda insufficienti a dimostrare che il vecchio modello di drone utiizzato, MK 27-2, potesse operare in sicurezza. Amazon conta di riuscirci con il nuovo modello, ritenuto più sicuro ed efficiente, previsto per la fine del 2024.