Le frontiere tra Polonia e Ucraina sono bloccate da migliaia di tir
I camionisti polacchi protestano contro la liberalizzazione dei trasporti ucraini, che secondo loro ha portato a una concorrenza sleale
Da lunedì migliaia di tir sono bloccati al confine tra l’Ucraina e la Polonia per via della protesta dei camionisti polacchi contro le agevolazioni concesse dall’Unione Europea ai colleghi ucraini, in seguito all’invasione russa e alle limitazioni alle esportazioni nel Mar Nero.
Ai varchi di frontiera di Dorohusk, Hrebenne e Korczowa ci sono colonne di mezzi pesanti lunghe chilometri: secondo i dati diffusi dall’autorità dei trasporti polacca servono 57 ore per passare il confine a Dorohusk e addirittura 150 a Hrebenne. I manifestanti polacchi concedono il passaggio soltanto alle auto e ai tir che trasportano aiuti umanitari o carichi di mezzi militari. I sindacati e i comitati dei camionisti hanno detto che manterranno il blocco fino a quando l’Unione Europea non ripristinerà le regole in vigore fino all’inizio del 2022.
Prima dell’inizio della guerra i camionisti ucraini potevano entrare nei paesi dell’Unione Europea soltanto con specifiche autorizzazioni: venivano concessi tra i 160 e i 180mila permessi all’anno. Inoltre le aziende di trasporto ucraine non potevano recarsi liberamente in Polonia, paese in cui era concesso solo il transito. Le cose sono cambiate con l’invasione russa dell’Ucraina, quando si è posto il problema di trovare un’alternativa alle rotte del Mar Nero, bloccate dalla guerra. L’Unione Europea aveva quindi concesso un’estesa liberalizzazione del traffico di merci ucraino per mantenere gli approvvigionamenti indispensabili alle aziende europee e non bloccare del tutto le esportazioni su cui si basa buona parte dell’economia ucraina.
Alla lunga, tuttavia, la liberalizzazione ha avuto effetti molto concreti soprattutto in Polonia: moltissimi camionisti ucraini hanno sfruttato la situazione offrendo servizi di trasporto alle aziende polacche a prezzi molto competitivi. Secondo i camionisti polacchi l’assenza di regole e le possibilità di spostamento garantite ai colleghi ucraini hanno favorito una concorrenza sleale e in definitiva una distorsione del mercato. «I loro camion ci hanno inondato», ha detto Jacek Sokol, esponente del comitato polacco per la difesa dei trasportatori e dei datori di lavoro dei trasporti.
Una protesta simile aveva coinvolto anche gli agricoltori, messi in difficoltà dai prezzi più competitivi dei prodotti ucraini importati in Europa. L’Unione Europea aveva inizialmente rimosso i dazi sulle importazioni agricole dall’Ucraina per aiutare il paese in un momento di instabilità economica data dalla guerra, ma vari paesi di frontiera si erano lamentati della competizione sleale causata dai prezzi molto bassi dei prodotti ucraini rispetto ai propri. Per questo, a maggio l’Unione Europea aveva permesso a cinque paesi – Bulgaria, Ungheria, Polonia, Romania e Slovacchia – di limitare le importazioni di grano, mais, colza e semi di girasole ucraini. Polonia, Ungheria e Slovacchia hanno continuato a bloccare le importazioni anche in seguito alla scadenza dell’accordo.
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I camionisti polacchi chiedono un intervento simile, cioè il ripristino dei permessi di trasporto e il divieto di operare in Polonia alle aziende di trasporto che non fanno parte dell’Unione Europea. Le proteste si sono intensificate negli ultimi giorni in concomitanza con le trattative in corso per formare il nuovo governo polacco dopo le elezioni di metà ottobre: l’obiettivo dei manifestanti è fare pressioni sul prossimo capo del governo.