• Mondo
  • Venerdì 10 novembre 2023

Israele ha accusato alcuni fotogiornalisti di avere saputo in anticipo dell’attacco di Hamas

Ma le testate che hanno pubblicato il loro lavoro, tra cui New York Times, Reuters e Associated Press, hanno negato le accuse

Un gruppo di palestinesi festeggia attorno a un carro armato dato alle fiamme da Hamas il 7 ottobre (AP Photo)
Un gruppo di palestinesi festeggia attorno a un carro armato dato alle fiamme da Hamas il 7 ottobre (AP Photo)
Caricamento player

Giovedì il governo israeliano ha accusato alcuni fotogiornalisti freelance che hanno collaborato con quattro tra le più importanti testate internazionali – New York Times, CNN, Associated Press e Reuters – di essere complici dell’attacco senza precedenti compiuto lo scorso 7 ottobre dal gruppo radicale Hamas contro Israele. I fotogiornalisti in questione avevano documentato con foto e video alcune delle primissime incursioni dei miliziani di Hamas in territorio israeliano. Secondo il governo israeliano, la loro presenza in quei luoghi non si spiegherebbe se non con il fatto che siano stati avvisati in anticipo da Hamas dell’attacco, e questo li renderebbe in parte responsabili delle sue conseguenze.

Nelle incursioni Hamas aveva ucciso più di 1.400 persone tra civili e militari israeliani, spesso in modo eccezionalmente brutale.

Le accuse del governo israeliano si basano su un report pubblicato sul sito di HonestReporting, un’organizzazione non governativa descritta da molti giornali internazionali come filo-israeliana, che dichiara come proprio obiettivo quello di monitorare i media «alla ricerca di pregiudizi contro Israele». Il report accusa in particolare sei fotogiornalisti freelance, cioè che lavorano come indipendenti e poi vendono i propri servizi a dei giornali, di aver saputo degli attacchi e in alcuni casi di aver anche accompagnato Hamas durante le operazioni di terra in Israele.

Le testate internazionali coinvolte, cioè quelle a cui i fotogiornalisti avevano venduto il proprio materiale, hanno prontamente negato le accuse in questione (il New York Times le ha definite «false e scandalose») e hanno sottolineato di avere soltanto un rapporto di collaborazione saltuaria con i fotogiornalisti coinvolti. Lo stesso direttore esecutivo di HonestReporting ha poi minimizzato le accuse, dicendo che l’organizzazione stava semplicemente ponendo «delle domande legittime».

Il report ha però prodotto in breve tempo una forte agitazione tra i membri del governo israeliano.

Il ministro delle Comunicazioni Shlomo Karhi per esempio si è rivolto alle quattro testate internazionali su X (ex Twitter) dando per scontato che le accuse fossero da prendere per buone: «È giunto alla nostra attenzione che alcuni individui all’interno della vostra organizzazione, tra cui dei fotografi, erano a conoscenza di queste azioni orribili e potrebbero aver mantenuto un legame preoccupante con gli autori del reato». L’ufficio del primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha definito i fotogiornalisti «complici di crimini contro l’umanità». Anche il leader centrista israeliano Benny Gantz, membro del “gabinetto di guerra” di Netanyahu, ha preso per buone le accuse di HonestReporting, dicendo che i fotogiornalisti erano presenti durante l’attacco ma «hanno comunque scelto di restare a guardare immobili mentre i bambini venivano massacrati», e quindi «non sono diversi dai terroristi e dovrebbero essere trattati come tali».

Il direttore dell’ufficio stampa del governo israeliano, Nitzan Chen, ha scritto ai capi delle redazioni in Israele dei quattro giornali chiedendo chiarimenti sul comportamento dei fotogiornalisti: nella lettera ha accusato i fotografi di essere arrivati al confine israeliano «insieme ai terroristi di Hamas, documentando l’assassinio di civili israeliani, il linciaggio di soldati e i rapimenti a Gaza».

Non è raro che le testate internazionali facciano affidamento su giornalisti e fotogiornalisti freelance locali per ottenere notizie, foto e video di ciò che sta accadendo sul campo: succede in particolare in zone come la Striscia di Gaza, dove già prima dei combattimenti di questi giorni era molto difficile per le testate garantire la sicurezza dei propri giornalisti e in generale anche solo avere accesso al territorio.

Il New York Times ha detto che questo genere di accuse «mettono a rischio i nostri giornalisti sul campo in Israele e a Gaza» e ha difeso il lavoro di un fotogiornalista freelance citato da HonestReporting, Yousef Masoud, sottolineando che «ha svolto un lavoro importante per noi». La testata ha anche fatto notare che Masoud stava facendo semplicemente «ciò che fanno sempre i fotoreporter durante i principali eventi di cronaca: documentare la tragedia mentre si svolgeva»: «vogliamo anche parlare in difesa dei fotoreporter freelance che lavorano in aree di conflitto, il cui lavoro spesso richiede loro di correre pericoli per fornire testimonianze di prima mano e documentare notizie importanti».

– Leggi anche: Fare i giornalisti a Gaza

Anche Associated Press, agenzia di stampa americana considerata uno dei media più affidabili al mondo, ha fatto sapere che la testata non era a conoscenza degli attacchi e che le foto che ha ricevuto dai suoi collaboratori il 7 ottobre erano state tutte scattate più di un’ora dopo l’inizio delle incursioni.

«Il ruolo di AP è quello di raccogliere informazioni sugli eventi dell’ultima ora in tutto il mondo, ovunque accadano, anche quando tali eventi sono orribili e causano vittime di massa», si legge nella dichiarazione dell’agenzia. Associated Press ha però detto anche di aver chiuso la propria collaborazione con uno dei fotografi in questione, Hassan Eslaiah, dopo il report di HonestReporting: nel report c’era infatti una foto di Eslaiah che veniva baciato sulla guancia da uno dei leader di Hamas, Yahya Sinwar. Il report conteneva anche un video postato dallo stesso Eslaiah su X (e poi cancellato), in cui il fotografo era di fronte a un carro armato israeliano in fiamme, senza elmetto né giubbotto che lo identificassero come membro della stampa, come avviene solitamente in contesti simili per garantire la sicurezza di giornalisti e fotografi.

Un rappresentante di CNN ha detto alla televisione israeliana Ynet che l’emittente ha interrotto le collaborazioni con Eslaiah, aggiungendo che «anche se finora non abbiamo trovato motivo di dubitare dell’accuratezza giornalistica del lavoro che ha svolto per noi, abbiamo deciso di sospendere ogni legame con lui».

Reuters ha invece detto che non aveva nessun rapporto precedente al 7 ottobre con i fotogiornalisti menzionati da HonestReporting, e che comunque le loro fotografie erano state scattate due ore dopo che Hamas aveva lanciato razzi sul sud di Israele e più di 45 minuti dopo che Israele aveva detto che uomini armati avevano attraversato il confine con la Striscia di Gaza.

– Leggi anche: Le uniche cronache da dentro Gaza sulla stampa italiana