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  • Domenica 5 novembre 2023

Israele ha un problema con la Russia

I due paesi avevano rapporti piuttosto buoni fino all'inizio della guerra a Gaza, quando l'atteggiamento russo è cambiato

Benjamin Netanyahu e Vladimir Putin nel 2020 (Maxim Shemetov/Pool Photo via AP)
Benjamin Netanyahu e Vladimir Putin nel 2020 (Maxim Shemetov/Pool Photo via AP)
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In poco meno di un mese la guerra nella Striscia di Gaza ha cambiato in maniera rilevante i rapporti diplomatici e politici tra Israele e la Russia. Se prima della guerra i due paesi avevano un rapporto tutto sommato positivo, anche se con alcuni alti e bassi, dopo il massacro commesso da Hamas il 7 ottobre le cose sono cambiate in maniera molto evidente.

La Russia ha assunto una posizione abbastanza netta di contrasto con Israele e ha dato l’impressione di essere molto più vicina all’Iran, da tempo suo alleato nella regione, e in alcuni casi perfino di avere posizioni favorevoli a Hamas. A fine ottobre una delegazione di Hamas è stata perfino accolta al Cremlino, il palazzo presidenziale russo, per colloqui con importanti funzionari statali. La ragione principale è che la Russia sta usando la guerra tra Israele e Hamas come mezzo per cercare di portare avanti i propri interessi e indebolire i rivali internazionali, a partire dagli Stati Uniti.

La questione è particolarmente notevole perché il governo israeliano di Benjamin Netanyahu ha sempre avuto con il regime di Vladimir Putin rapporti piuttosto proficui. Anche se dal punto di vista delle politiche regionali tra i due paesi c’è sempre stata una certa ambiguità, soprattutto per l’alleanza tra Russia e Iran, tra i due paesi c’erano scambi commerciali molto intensi e un buon livello di collaborazione militare e politica. Netanyahu ha spesso definito Putin un «caro amico» e ha visitato la Russia più di 10 volte dal 2015 a oggi, nonostante il raffreddamento dei rapporti con l’Occidente.

Quando è scoppiata la guerra in Ucraina, Netanyahu è stato uno dei leader più cauti nel condannare l’invasione della Russia e nell’inviare aiuti all’esercito ucraino, e ha sempre trattato Volodymyr Zelensky, il presidente ucraino, con un certo distacco (al contrario, dopo il massacro di Hamas del 7 ottobre, Zelensky ha sostenuto Israele in maniera piuttosto accorata).

Ma l’attacco del 7 ottobre e l’inizio della guerra con Hamas hanno cambiato qualcosa. Putin ha ignorato l’attacco per due giorni, facendo un commento pubblico con molto ritardo, e soprattutto ha ignorato Netanyahu per quasi dieci giorni: i due leader si sono sentiti al telefono con parecchio ritardo, quando ormai moltissimi capi di stato e di governo avevano già chiamato il primo ministro per esprimere la loro solidarietà.

Soprattutto, la Russia non ha condannato l’attacco di Hamas come terrorismo (anzi, come dicevamo ha accolto una delegazione del gruppo al Cremlino) e in tutte le sue dichiarazioni pubbliche dell’ultimo mese il governo ha piuttosto condannato Israele, con l’intento chiaro di ottenere la simpatia del mondo arabo e musulmano. Questa posizione così decisamente filopalestinese ha colpito anche molti studiosi. Hanna Notte, un’analista del centro studi James Martin Center for Nonproliferation Studies, ha detto a Time: «La posizione così filopalestinese della Russia ha sorpreso perfino me».

Anche i media di stato russi e gli strumenti della propaganda russa sono stati reindirizzati contro Israele. Negli ultimi giorni la versione spagnola di RT, una tv di stato russa dalla propaganda particolarmente aggressiva, ha ripreso una dichiarazione del presidente iraniano che accusava Israele del bombardamento dell’ospedale al Ahli a Gaza, anche se c’è ormai un accordo quasi unanime sul fatto che a colpire l’ospedale sia stato un razzo lanciato da dentro la Striscia di Gaza. La versione indiana di RT ha detto non soltanto che l’ospedale è stato colpito da Israele, ma che a fornire il missile sono stati gli Stati Uniti.

Il New York Times ha notato inoltre come su Telegram moltissimi canali filorussi che si occupavano di guerra in Ucraina dopo il 7 ottobre abbiano cominciato a occuparsi esclusivamente della guerra tra Israele e Hamas, con una posizione decisamente anti israeliana. Alla campagna di propaganda partecipano anche l’Iran e, in misura minore, la Cina.

Le ragioni di questa posizione estremamente netta della Russia sono numerose e riguardano quasi tutte un’altra guerra, quella con l’Ucraina. Anzitutto, sembra piuttosto chiaro che ormai il regime di Vladimir Putin si ritenga in guerra non soltanto con l’Ucraina, ma con tutto l’Occidente, e che dunque abbia deciso di fare scelte e alleanze coerenti con questa posizione anche in Medio Oriente. Dal punto di vista militare, da mesi l’Iran sta fornendo aiuti importanti alla Russia, e ora la Russia sta sostenendo l’Iran nella sua politica anti israeliana.

Questo posizionamento è coerente con la politica di avvicinamento al cosiddetto “sud globale” che la Russia, assieme alla Cina, sta adottando ormai da qualche anno. L’idea è che la guerra a Gaza allontanerà dall’Occidente e avvicinerà alla Russia molti paesi arabi e musulmani critici nei confronti di Israele, tanto in Asia quanto in Africa.

Per la Russia, inoltre, la guerra tra Israele e Hamas è un ottimo modo di sviare l’attenzione e soprattutto gli aiuti dell’Occidente da quello che sta succedendo in Ucraina. Questa è una preoccupazione che ha mostrato anche il presidente ucraino Zelensky, che in più di un’occasione negli ultimi giorni ha parlato del rischio che la crisi nella Striscia di Gaza possa far perdere di vista la guerra in Ucraina.

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