Da dove viene lo stereotipo dell'”infermiera sexy”

Per varie ragioni è diventato uno dei costumi più tipici di Halloween, ma da alcuni anni le associazioni di categoria chiedono di evitarlo

Un fermoimmagine della campagna dell'ordine delle infermiere e degli infermieri del Québec che invita a non vestirsi da infermiera sexy ad Halloween (YouTube)
Un fermoimmagine della campagna dell'ordine delle infermiere e degli infermieri del Québec che invita a non vestirsi da infermiera sexy ad Halloween (YouTube)
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Ogni anno ad Halloween è piuttosto comune vedere dei travestimenti che sono semplicemente la versione sexy di un personaggio storico o immaginario o di alcune professioni, e una delle più gettonate è quella dell’infermiera. Questa scelta non è sempre apprezzata da chi svolge regolarmente questo lavoro: il 30 ottobre il Consiglio generale di infermieristica spagnolo ha diffuso un comunicato in cui chiede ai rivenditori di costumi per Halloween di non vendere travestimenti da infermiera sexy in quanto «offensivi e degradanti per la professione».

Negli scorsi anni lo stesso appello era stato fatto dall’Ordine delle infermiere e degli infermieri del Québec, in Canada, e da alcune associazioni legate al Sistema Sanitario Nazionale del Regno Unito. Questo immaginario avrebbe infatti un impatto negativo sulla vita delle infermiere: Laura Bates, fondatrice dell’Everyday Sexism Project, nel 2017 disse al Guardian di ricevere «un flusso costante» di segnalazioni di molestie sul posto di lavoro da parte di infermiere «a causa di questo stereotipo che le riduce a oggetti sessuali».

Lo stereotipo occidentale dell’infermiera sexy – solitamente caratterizzato da una divisa bianca poco coprente e un copricapo col simbolo della croce rossa – ha origini abbastanza antiche. Fino alla fine dell’Ottocento, mentre in alcuni paesi questa professione era esercitata principalmente dalle suore, nel Regno Unito quello dell’infermiera era un lavoro che facevano solo donne molto povere ed era considerato quasi alla stregua di quello della prostituta a causa dell’alto rischio di infezioni e delle terribili condizioni lavorative. Non era raro che alcune donne esercitassero entrambe le professioni, rafforzando la connotazione sessuale del lavoro infermieristico.

L’immagine pubblica di questa professione cambiò alla fine dell’Ottocento grazie al lavoro e alle battaglie per professionalizzare l’assistenza infermieristica di Florence Nightingale, che contribuì a rendere quello dell’infermiera un lavoro riconosciuto e considerato dignitoso. Già dall’inizio del Novecento le infermiere erano quasi tutte appartenenti alla classe borghese e a rafforzare la percezione positiva della professione fu fondamentale il ruolo delle infermiere nell’assistenza ai soldati feriti durante le due guerre mondiali. Alcune di loro, come la britannica Edith Cavell che fu giustiziata dalle truppe tedesche in Belgio durante la Prima guerra mondiale, divennero martiri della nazione e un esempio per tutte le donne che sceglievano questa professione.

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Tuttavia, anche in quegli anni la sessualizzazione della professione dell’infermiera non era assente. Negli anni Trenta divenne celebre il personaggio di fumetti Betty Boop, che spesso veniva rappresentato come un’infermiera sexy, e apparivano spesso sulle riviste dell’epoca pin-up vestite allo stesso modo. Alla fine della Seconda guerra mondiale si aggiunse la famosa foto scattata da Alfred Eisenstaedt di un marinaio della marina militare statunitense che baciava un’infermiera a Times Square per celebrare la vittoria degli Stati Uniti sul Giappone.

Negli anni Settanta l’immaginario dell’infermiera sexy venne riproposto nel film porno del 1972 La vera gola profonda (Deep Throat), dove l’attrice Carol Connors interpretava proprio questo ruolo. Il film fu il primo nel suo genere a ottenere un’attenzione mainstream e divenne un caso sia negli Stati Uniti che in Europa, portando alla diffusione dei cinema a luci rosse. Da quel momento il personaggio dell’infermiera sexy divenne estremamente popolare nel cinema: secondo uno studio pubblicato sul Journal of Advanced Nursing, il 26 per cento delle rappresentazioni cinematografiche delle infermiere tra il 1900 e il 2007 le mostrava come oggetti sessuali, con un aumento nella seconda metà del Novecento.

Tra la fine degli anni Novanta e l’inizio degli anni Duemila questo stereotipo nei media fu incarnato dalla pornostar statunitense Janine Lindemulder vestita da infermiera sulla copertina dell’album Enema of the State dei Blink-182 e dall’assassina senza un occhio Elle Driver travestita da infermiera mentre cerca di uccidere il personaggio di Uma Thurman all’inizio di Kill Bill: Volume 1, un costume ancora molto popolare ad Halloween.

Non è chiaro quando travestirsi da infermiera sexy divenne comune e popolare, ma si pensa che l’associazione tra costumi con connotazione erotica e Halloween abbia avuto origine nel movimento di liberazione sessuale degli anni Sessanta e Settanta. Lesley Bannatyne, autrice del libro Halloween. An American Holiday, an American History ha spiegato al magazine online Bustle che in quegli anni Halloween smise di essere una festa per bambini e divenne un momento in cui ci si travestiva per esprimere in modo satirico e politico la propria identità e sessualità. Questa interpretazione di Halloween assomigliava a quella dell’epoca vittoriana, in cui i nobili organizzavano nello stesso periodo dell’anno delle costosissime ed eccentriche feste in maschera. I travestimenti degli anni Settanta erano un modo per liberarsi dei costrutti sociali.

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Sembra che questo accostamento si sia consolidato invece all’inizio degli anni Duemila in un momento in cui la sessualizzazione delle figure femminili nel cinema era molto marcata: nel 2004 Halloween veniva descritto nel film cult Mean Girls come «l’unica notte dell’anno in cui una ragazza si può vestire come una sgualdrina e nessun’altra le può dire niente».