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  • Martedì 24 ottobre 2023

Il tracollo di due grandi squadre di calcio europee

Per motivi simili Ajax e Lione non sanno più vincere, sono agli ultimi posti nei loro campionati e devono gestire la rabbia dei tifosi

I posti vuoti alla Johan Cruijff ArenA di Amsterdam (AP Photo/Peter Dejong)
I posti vuoti alla Johan Cruijff ArenA di Amsterdam (AP Photo/Peter Dejong)
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Capita sempre più raramente che grandi squadre di calcio riconosciute unanimemente come tali smettano di funzionare a tal punto da ritrovarsi sul fondo della classifica nei loro campionati e con una stagione appena iniziata già compromessa. Eppure sta succedendo adesso non solo a una, ma a due grandi del calcio europeo: il Lione in Francia e l’Ajax in Olanda, rispettivamente ultima e penultima in classifica, ancora lontane dalla ripresa e circondate dalla rabbia dei loro tanti tifosi. Una delle due, il Lione, è peraltro allenata dall’ex campione del mondo italiano Fabio Grosso, che in Francia fu già giocatore tra il 2007 e il 2009.

La situazione dell’Ajax è quella che fa più discutere, perché il club di Amsterdam è il più vincente d’Olanda e quello con cui solitamente si identifica il calcio nazionale, per via dei tanti campioni lanciati e per le sue famose filosofie di gestione basate in particolare sulla crescita dei giovani e sul bel gioco. Con 36 titoli nazionali vinti è di gran lunga la squadra più vincente di un campionato che solitamente viene conteso fra tre squadre soltanto: l’Ajax appunto e poi Feyenoord e PSV Eindhoven.

Da inizio stagione l’Ajax ha giocato sette partite di campionato e ne ha vinta soltanto una. Il risultato è che ora è penultimo in classifica, quindi in piena zona retrocessione. Viene da quattro sconfitte consecutive e la situazione è precipitata lo scorso 25 settembre nel derby olandese contro il Feyenoord, sospeso a inizio secondo tempo con l’Ajax sotto di tre gol per i disordini provocati dai suoi tifosi.

Dopo aver provocato la sospensione della partita lanciando fumogeni e altri oggetti in campo, la tifoseria organizzata dell’Ajax ha provato a fare irruzione nella tribuna principale dell’Amsterdam Arena, quella della dirigenza, e ha danneggiato altri settori dello stadio. Ci sono stati poi lunghi scontri con la polizia nel piazzale circostante, con cariche a cavallo e uso di lacrimogeni per disperdere i tifosi.

La sera stessa, dopo aver condannato i disordini scrivendo «questo non è un comportamento che appartiene all’Ajax», il club ha licenziato il direttore tecnico Sven Mislintat, ritenuto uno dei responsabili della costruzione di una squadra incompleta e non all’altezza delle aspettative, che all’Ajax sono sempre alte. Pochi giorni fa, dopo l’ennesima sconfitta in campionato, è toccato all’allenatore Maurice Steijn, che era già il terzo assunto quest’anno, dopo Alfred Schreuder e John Heitinga.

Negli ultimi decenni la squadra si è abituata a dover vendere ciclicamente intere rose di giocatori, dopo averle valorizzate tramite i risultati, e a ripartire anche grazie al suo efficientissimo settore giovanile. Negli ultimi anni, però, i cambiamenti sono stati tanti e molto rapidi: della squadra che quattro anni fa sfiorò la finale di Champions League, per esempio, non è rimasto nessuno tra i 26 giocatori in rosa, e nemmeno l’allenatore Erik ten Hag, da due anni al Manchester United.

Arrivati a questo punto, però, le difficoltà dell’Ajax non sono più soltanto una questione prettamente sportiva, ma anche psicologica, motivo per cui i cambiamenti all’interno della dirigenza stanno avendo pochi effetti. La squadra è debole rispetto alle passate stagioni, ma comunque non da penultimo posto, e neanche da metà classifica. Ogni errore in campo, però, sembra pesare il doppio, i giocatori faticano a reagire e devono farlo andando anche contro il loro tifo, spesso ostile.

Una cosa simile sta succedendo all’Olympique Lione, che nei primi anni Duemila fu la squadra più vincente in Francia e come l’Ajax ha avuto il miglior settore giovanile del paese. Al Lione però sta andando ancora peggio. Dopo aver giocato lo stesso numero di partite delle avversarie (l’Ajax ne ha due in meno) è da solo all’ultimo posto in classifica. Domenica ha perso in casa lo scontro diretto con il Clermont, che così ora ha due punti di vantaggio in classifica e anche una partita in meno. E tutto questo arriva in un periodo in cui molti credevano che il Lione avesse trovato una sua definitiva solidità societaria per provare a competere alla pari con il Paris Saint-Germain.

Prima che il PSG venisse acquistato e rivoluzionato dal Qatar Sports Investments, il Lione fu capace di vincere sette titoli nazionali consecutivi dal 2001 al 2008. La sua fu una storia calcistica eccezionale. Dalla fondazione negli anni Cinquanta fino agli anni Novanta fu una realtà piccola e poco rilevante, poi però nel 1987 venne acquistato dall’imprenditore locale Jean-Michel Aulas, che lo fece diventare uno dei migliori posti in cui giocare a calcio in Europa, a detta di molti professionisti che ci sono passati. Con Aulas il Lione vinse tutto a livello nazionale, divenne altamente competitivo in Europa e soprattutto lanciò alcuni dei più grandi calciatori francesi degli ultimi decenni: a partire da Hugo Lloris e Karim Benzema per arrivare a Corentin Tolisso, Ferland Mendy e Alexandre Lacazette.

A giugno dell’anno scorso il 74enne Aulas ha però venduto la società alla Eagle Football Holdings gestita dall’investitore statunitense John Textor, già proprietaria del 40 per cento del Crystal Palace in Inghilterra e del Botafogo in Brasile. Textor si presentò dicendo: «Ho un vero amore per il calcio e non mi sono mai visto come un investitore. Il Lione è un club enorme e abbiamo un presidente che ha svolto un grandissimo lavoro. Sono qui come risorsa, vogliamo vincere in campionato e in Europa».

Poco più di un anno dopo, Aulas ha lasciato i ruoli societari che gli erano stati concessi al momento della cessione per disaccordi con la nuova proprietà, che ha iniziato un piano di risanamento dei conti dopo aver speso oltre 840 milioni di euro per comprare la squadra, da molti ritenuta una spesa eccessiva. Il mercato in entrata è stato modesto per via delle limitazioni agli investimenti, mentre le cessioni sono state tante e significative, e hanno coinvolto alcuni dei migliori talenti del settore giovanile, venduti peraltro ad avversarie dirette scatenando il malumore dei tifosi.

Textor non vuole parlare di retrocessione e si dice convinto della scelta di Grosso come allenatore, che però da quando è subentrato a Laurent Blanc non ha ancora invertito il pessimo andamento della squadra. Dopo la sconfitta contro il Clermont ha detto: «La nostra squadra è forte, non dovremmo essere in questa posizione. Ovviamente sono preoccupato ma non c’è rischio retrocessione: il rischio è di fare una stagione mediocre». Intanto al termine dell’ultima partita i giocatori hanno lasciato il campo accompagnati dai cori dei loro tifosi che inneggiavano ironicamente alla Ligue 2, la Serie B francese.

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