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  • Domenica 22 ottobre 2023

Armita Geravand è in stato di morte cerebrale

La ragazza iraniana di 16 anni era in coma da inizio ottobre, secondo diverse organizzazioni per i diritti umani perché picchiata dalla polizia

(AP Photo/Iranian state television)
(AP Photo/Iranian state television)
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Armita Geravand, la ragazza di 16 anni che secondo diverse organizzazioni per i diritti umani il 1° ottobre è stata picchiata dalla polizia iraniana, è in stato di morte cerebrale. Lo ha annunciato domenica l’agenzia di stampa statale IRNA (Islamic Republic News Agency), scrivendo che «gli ultimi aggiornamenti sulle condizioni di salute di Armita Geravand indicano come certo lo stato di morte cerebrale, nonostante gli sforzi del personale medico».

Geravand era in coma da inizio ottobre, ma non è ancora chiaro come sia finita in quella condizione. Le autorità iraniane non hanno fornito molte prove su quello che è accaduto, hanno fatto circolare soltanto un video ripreso da telecamere di sicurezza. Nella mattinata di domenica 1° ottobre Geravand era salita a capo scoperto sulla metropolitana a una fermata nella zona sud di Teheran, la capitale dell’Iran, insieme ad altre due ragazze. Dal video si vede che un attimo dopo una delle due altre ragazze fa un passo indietro, scendendo dal treno e piegandosi in avanti (la visuale è coperta per la presenza di un uomo). Dopo qualche secondo Geravand viene trascinata fuori dal treno da alcuni passeggeri, apparentemente svenuta, e poi portata via in barella.

Secondo varie organizzazioni per la difesa dei diritti umani, che hanno parlato con diversi media internazionali, Geravand sarebbe stata picchiata dalla polizia perché non indossava l’hijab, il velo islamico, in violazione della legge che ne prevede l’obbligo per tutte le donne che si muovono negli spazi pubblici. Le autorità iraniane hanno negato che ci sia stato uno scontro tra Geravand e le forze di polizia.

Circa dieci giorni fa l’ong Hengaw, che ha sede in Norvegia ma si occupa dei diritti dei curdi in Iran, aveva pubblicato una foto di una persona in un letto di ospedale con la testa fasciata e attaccata a un respiratore, sostenendo che fosse Geravand.