Il Repubblicano Jim Jordan non sarà più candidato a speaker della Camera degli Stati Uniti, dopo non essere stato eletto nemmeno alla terza votazione

(AP Photo/Jose Luis Magana)
(AP Photo/Jose Luis Magana)

Negli Stati Uniti si è appena tenuta la terza votazione per provare a eleggere il deputato Repubblicano Jim Jordan a speaker della Camera, ma anche questa volta non è andata a buon fine. Dopo lo spoglio il Partito Repubblicano si è riunito e ha deciso di non candidarlo di nuovo per un quarto voto, ma non è chiaro chi prenderà il suo posto.

Jordan ha ottenuto 194 voti, mentre gliene sarebbero serviti 217 (tutti dal proprio partito, dato che era scontato che i Democratici avrebbero votato un altro candidato). I Repubblicani moderati che hanno votato contro Jordan, che rappresenta l’ala estremista del partito, sono stati 25, tre in più della scorsa votazione. Nelle tre votazioni ha costantemente perso voti: nella prima ne aveva ottenuti 200 e nella seconda 199.

Da quando Kevin McCarthy è stato rimosso dal suo incarico all’inizio di ottobre con una mozione di sfiducia, la Camera non ha più uno speaker e non può quindi votare nuove leggi. Il deputato Repubblicano Patrick T. McHenry ha assunto l’incarico temporaneamente al solo scopo di gestire l’elezione del nuovo speaker, ma l’ipotesi di votare una mozione per estendere i suoi poteri fino al 3 gennaio e far quindi funzionare la Camera normalmente è stata esclusa ieri durante una riunione dai toni molto accesi interna al Partito Repubblicano, che è sempre più diviso. McHenry ha inoltre ripetutamente fatto sapere che non è interessato all’incarico.

Questa immobilità della Camera rappresenta un problema sempre più grande anche alla luce discorso tenuto dal presidente Joe Biden nella notte fra giovedì e venerdì. Durante il suo discorso, Biden ha presentato un piano straordinario da circa 105 miliardi di dollari per finanziare gli sforzi di guerra dell’Ucraina contro la Russia e di Israele contro Hamas, sostenendo che fornire aiuti economici e militari ai due paesi sia negli interessi degli Stati Uniti e contribuisca alla stabilità di tutto il mondo. La misura deve essere però approvata dal Congresso, e senza uno speaker della Camera per ora è bloccata.