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  • Sabato 7 ottobre 2023

La retorica anti-tedesca nella campagna elettorale polacca

L'estrema destra al governo la promuove da mesi, facendo leva su una diffusa antipatia per la Germania

Tra una settimana in Polonia si terranno le elezioni parlamentari. Ormai da mesi il partito di estrema destra al governo sta facendo una campagna elettorale molto identitaria, per esempio promuovendo una legge estremamente restrittiva sull’educazione sessuale nelle scuole, e minacciando di ridurre gli aiuti militari all’Ucraina. Fra le altre cose il partito, che si chiama Diritto e Giustizia, sta cercando di sfruttare una diffusa antipatia nei confronti della Germania usando una retorica esplicitamente anti-tedesca.

Nel 1939 la Polonia fu invasa dalla Germania nazista, che fino alla fine della Seconda guerra mondiale impose sui polacchi un’occupazione durissima. Gran parte del nazionalismo polacco degli ultimi decenni è stata costruita sul mito dell’opposizione ai tedeschi: e un sentimento del genere può tornare comodo nel corso di una campagna elettorale dai toni già molto accesi.

Uno spot elettorale di Diritto e Giustizia, per esempio, mostra un uomo che sembra un funzionario governativo tedesco, filmato di spalle, mentre telefona al leader del partito, Jarosław Kaczyński. Il funzionario chiede a Kaczyński di aumentare l’età minima in cui andare in pensione. Kaczyński risponde dicendo una cosa del tipo «Tusk non c’è più, le cose sono cambiate», un riferimento al leader dell’opposizione Donald Tusk e a quando da primo ministro polacco alzò l’età pensionabile a 67 anni (la media europea è di circa 64 anni). Kaczyński poi chiude la telefonata in faccia al misterioso funzionario tedesco.

In realtà Tusk non ha promesso di aumentare l’età pensionabile, e anzi ha detto che manterrebbe quella attuale di 65 anni per gli uomini e 60 per le donne, decisa da Diritto e Giustizia nel 2015. Ma la retorica anti-tedesca di Diritto e Giustizia non si è limitata a un singolo spot elettorale.

L’anno scorso il governo polacco chiese alla Germania un risarcimento da 1.300 miliardi di euro per i crimini di guerra compiuti dai nazisti in Polonia. Negli anni successivi alla Seconda guerra mondiale la Germania pagò somme ingenti ai paesi invasi, e nel 1953 l’allora governo polacco firmò un accordo che stabiliva che in futuro non avrebbe chiesto altri soldi come risarcimento. Al momento della nuova richiesta, Diritto e Giustizia fece però notare che quell’accordo fu firmato dalla Germania Est, e sostenne che fu l’Unione Sovietica a fare pressione affinché l’allora governo comunista polacco e la Germania Est, cioè due suoi paesi satelliti, mettessero da parte le proprie divisioni. Il governo tedesco rispose dicendo di ritenere irricevibili le richieste di quello polacco.

Fra i due governi non c’è mai stata una vera trattativa. Negli ultimi anni i rapporti commerciali fra Germania e Polonia si sono intensificati, e verosimilmente il governo polacco non ha voluto rischiare di comprometterli. La richiesta comunque era piuttosto popolare fra i polacchi: secondo un sondaggio realizzato nel settembre del 2022, il 52 per cento dei polacchi sostiene che la Polonia dovrebbe chiedere un nuovo risarcimento alla Germania. A un certo punto il tema era diventato così centrale che anche il principale partito di opposizione, Piattaforma Civica, cambiò idea e appoggiò la richiesta.

Non aiuta il fatto che l’attuale governo tedesco sia di centrosinistra, quindi di natura molto diversa da quello polacco. Diritto e Giustizia per esempio sostiene che la Germania abbia un approccio eccessivamente accogliente nei confronti dei migranti.

Ancora oggi alcuni membri del governo criticano la Germania per avere accolto i profughi siriani che fra il 2015 e il 2016 risalirono l’Europa attraverso la cosiddetta “rotta balcanica” per scappare dalla guerra civile e dalle violenze del regime di Bashar al Assad. «Hanno invitato milioni di rifugiati in Europa senza chiedere il permesso a nessuno», ha detto la scorsa settimana Zbigniew Ziobro, attuale ministro della Giustizia polacco. Quella decisione fra l’altro fu presa dall’allora cancelliera Angela Merkel, che guidava il partito di centrodestra CDU.

Molto raramente il governo tedesco risponde alle critiche di quello polacco. «La Germania e la Polonia, da alleati nella stessa regione dell’Europa centrale, condividono una responsabilità nel mantenere rapporti di buon vicinato e una positiva collaborazione europea e transfrontaliera», ha fatto sapere di recente ad Associated Press l’ambasciata tedesca in Polonia, aggiungendo di non voler commentare «l’attuale dibattito politico polacco».