Le nuove norme sui taxi non piacciono a nessuno

Il governo le ha introdotte con il decreto “Asset”, ma i tassisti hanno già annunciato uno sciopero e per il sindaco di Roma sono inutilizzabili

(ANSA/ANGELO CARCONI)
(ANSA/ANGELO CARCONI)

Giovedì la Camera ha approvato in via definitiva la conversione in legge del cosiddetto decreto “Asset”, approvato dal governo di Giorgia Meloni lo scorso agosto. La norma prevede molte misure in ambito economico e finanziario, tra cui la discussa tassa sugli “extraprofitti” delle banche e alcune modifiche alla normativa sui taxi, un servizio da anni considerato poco efficiente a causa della ferma opposizione dei tassisti all’emissione di nuove licenze. Il decreto Asset in teoria facilita il rilascio di licenze aggiuntive, ma per ora sembra che le nuove norme non piacciano a nessuno: oltre ai sindacati dei tassisti, si sono lamentati anche i comuni e le associazioni dei consumatori.

Come anticipato ad agosto, il decreto introduce la possibilità per i comuni di rilasciare licenze temporanee per gestire eventuali flussi turistici «eccezionali» o grandi eventi, come il Giubileo di Roma del 2025 o le Olimpiadi Milano-Cortina del 2026. Queste licenze avranno una validità massima di 24 mesi e potranno essere rilasciate solo ai tassisti già oggi in attività, che a loro volta potranno affittarle a nuovi autisti.

Inoltre i comuni capoluogo, le città metropolitane e quelle sede di aeroporto potranno aumentare il numero di licenze “standard” (quindi non temporanee) fino a un massimo del 20 per cento, tramite una procedura accelerata a cui potranno accedere solo gli autisti con mezzi non inquinanti. Con la procedura accelerata l’Autorità di regolazione dei trasporti avrà a disposizione 15 giorni, invece dei normali 60 giorni, per valutare il bando dei comuni sulle nuove licenze. Allo scadere di questo termine, i comuni potranno procedere con il concorso.

Le associazioni di rappresentanza dei taxi hanno criticato le nuove norme e in particolare la possibilità di rilasciare nuove licenze: l’USB Taxi (Unione sindacale di base) ha annunciato uno sciopero di 24 ore per il 10 ottobre, definendo il decreto Asset «inopportuno» e un caso di «scaricabarile» tra gli enti locali e il governo, che «si rimpalleranno le responsabilità dell’incremento delle licenze senza nessun dato concreto». Nicola Di Giacobbe, rappresentante nazionale dell’Unione italiana conducenti autopubbliche (UNICA) della CGIL, ha detto che chiederà spiegazioni al governo in merito alle nuove norme.

È contraria anche l’Unione nazionale consumatori: secondo il presidente Massimiliano Dona la legge è sostanzialmente «inutile», dato che già oggi i comuni possono rilasciare nuove licenze, ma non lo hanno quasi mai fatto principalmente per non inimicarsi la categoria dei tassisti.

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Le nuove norme non piacciono nemmeno ad alcuni sindaci. In un’intervista con il Corriere della Sera Roberto Gualtieri, sindaco di Roma e Commissario straordinario per il Giubileo del 2025, ha detto che la norma è «inutilizzabile» perché prevede che tutte le spese necessarie per organizzare i concorsi siano a carico dei comuni, che poi però non incasserebbero nulla dal rilascio di nuove licenze. Al momento infatti la procedura ordinaria prevede che i comuni possano trattenere il 20 per cento dei proventi della vendita delle licenze, per migliorare i servizi. La procedura accelerata introdotta dal decreto Asset riduce i tempi necessari per organizzare il concorso, ma non riserva alcuna entrata ai comuni: secondo Gualtieri, nel caso di Roma questo comporterebbe perdite per «diversi milioni».

Secondo gli ultimi dati dell’Autorità di regolazione dei trasporti, relativi al 2019, a Roma ci sono 7.774 tassisti con regolare licenza. A questi si aggiungono alcune migliaia di autisti del cosiddetto noleggio con conducente (NCC), che trasportano i clienti solo su prenotazione. A Milano le licenze per i taxi sono 4.853.

Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha risposto alle critiche, sostenendo in un question time alla Camera che con il decreto Asset il governo ha dato ai sindaci gli strumenti necessari per migliorare la situazione, e che quindi «non ci sono più scuse» da parte loro per non farlo: «I sindaci che ritengono che le loro città abbiano bisogno di più taxi possono emettere il bando», ha detto.