• Mondo
  • Mercoledì 4 ottobre 2023

Il nuovo Sinodo della Chiesa, per la prima volta con laici e donne

Alla principale assemblea del mondo cattolico si discuterà di temi importanti e delicati: potrebbe essere l'ultima di papa Francesco

(AP Photo/Andrew Medichini, File)
(AP Photo/Andrew Medichini, File)

Tutte le riunioni dei capi della Chiesa cattolica, dall’embrionale Concilio di Gerusalemme del 50 d.C. fino al Sinodo sull’Amazzonia del 2019, hanno finora avuto una caratteristica comune. I partecipanti con diritto di voto sono stati invariabilmente uomini. Il Sinodo che inizierà la sua fase finale mercoledì 4 ottobre sarà il primo a cui parteciperanno attivamente delle donne: per la precisione 54, su 365 membri totali dell’assemblea. Non sarà l’unica novità di questo Sinodo, definito da molti il più importante fra quelli convocati da papa Francesco, eletto nel 2013.

Il Washington Post l’ha definita «la consultazione più importante sulla direzione della fede [cattolica] dagli anni Sessanta». In un’intervista ad Avvenire, il coordinatore dei teologi coinvolti nel Sinodo ha spiegato che l’obiettivo della riunione sarà quello di «illuminare [la Chiesa] di una luce nuova».

In realtà non è ancora chiaro se il Sinodo porterà a cambiamenti concreti nelle pratiche della Chiesa cattolica: ma è la prima volta che si discuterà esplicitamente di tutte le questioni che negli ultimi anni hanno diviso l’ala conservatrice da quella progressista (papa Francesco è vicino a quest’ultima). Il documento preparatorio dell’incontro, elaborato nel corso di due anni, si chiede in maniera molto esplicita come includere nella vita della Chiesa alcune persone che finora sono state tenute ai margini, come i divorziati e le persone LGBTQ+. Nel documento si ipotizza anche l’ammissione delle donne a una forma di sacerdozio, e la possibilità che i sacerdoti siano sposati, come già avviene in altre Chiese cristiane. L’ala progressista è a favore di tutti questi cambiamenti, mentre l’ala conservatrice è tendenzialmente contraria.

Non è ancora chiaro come sia possibile trovare una sintesi fra posizioni così diverse. «Le speranze e i timori in questo sinodo si sono talmente gonfiate che è difficile ipotizzare un risultato che non lasci almeno una grossa parte della Chiesa non solo delusa, ma anche raggirata», ha detto al New York Times Stephen P. White, teologo del think tank americano Ethics and Public Policy Center.

Il Sinodo – parola che viene dal greco syn-hodos, letteralmente “camminare insieme” – è un’assemblea di cardinali e vescovi presieduta dal Papa. È stato istituito nel 1965, viene convocato regolarmente ogni 3-4 anni ed è una specie di organo consultivo non vincolante di cui dispone il Papa.

Negli anni il Sinodo è stato spesso il modo con cui il Papa legittimava alcune sue decisioni, imponendo un documento di lavoro da sottoporre ai vescovi per orientarne così la discussione. In questo Sinodo il metodo di lavoro è stato molto diverso: il documento che stimolerà la discussione è frutto di due anni di lavori a vari livelli della Chiesa: locale, nazionale e continentale. Verrà discusso una prima volta dal 4 al 29 ottobre, poi i vescovi si esprimeranno a riguardo e le loro conclusioni saranno di nuovo discusse a tutti i livelli della Chiesa. Il documento finale con le conclusioni del Sinodo verrà compilato soltanto nell’ottobre del 2024, dopo una nuova assemblea finale di vescovi e laici.

La presenza di questi ultimi è stata sottolineata come una novità molto importante. Sono 70, metà uomini e metà donne, e sono stati selezionati personalmente da papa Francesco. Alcuni di loro hanno posizioni molto progressiste sui temi più delicati di cui si discuterà: è il caso per esempio di Helena Jeppesen-Spuhler, una laica che ha ricoperto vari ruoli nella Chiesa cattolica svizzera, molto impegnata per i diritti umani e ambientali. Fra le altre cose Jeppesen-Spuhler chiede da tempo che le donne possano diventare diacone, una figura sacerdotale coinvolta nelle funzioni religiose ma di rango inferiore ai sacerdoti: carica che finora è stata riservata solo agli uomini.

Fra gli otto invitati speciali del Sinodo, quindi persone che potranno partecipare ai lavori ma non avranno diritto di voto, ci sarà anche Luca Casarini. In Italia fu molto noto fra gli anni Novanta e i primi anni Duemila per essere stato il leader del movimento “no global”, oggi è fra i responsabili di Mediterranea, una ong che soccorre i migranti nel Mediterraneo.

Il grande non detto di questo Sinodo è che potrebbe essere l’ultimo organizzato da papa Francesco, quello cioè in cui potrà costruire la sua eredità politica e dottrinale. Avendo 86 anni, si trova in condizioni di salute sempre più precarie e a gennaio in un’intervista con Associated Press si è detto aperto a considerare la possibilità di dimettersi, in futuro.