Chi ha ucciso Jill Dando?

Una nuova serie su Netflix racconta il misterioso omicidio di una nota presentatrice della BBC a cui spararono nel 1999

(Netflix)
(Netflix)

Da qualche giorno su Netflix è disponibile un documentario in tre puntate titolato Jill Dando: Un mistero irrisolto. La docuserie, che in inglese si intitola Who killed Jill Dando?, sta generando molte discussioni sui giornali britannici perché racconta in modo piuttosto completo e accurato le indagini su una vicenda di cui si parlò tantissimo nel Regno Unito quasi 25 anni fa, e su cui da allora non ci sono stati molti sviluppi: l’omicidio di Jill Dando, presentatrice di BBC particolarmente nota e apprezzata, uccisa a Londra in pieno giorno con un colpo di pistola alla testa il 26 aprile 1999.

Al momento della sua morte Dando aveva 37 anni ed era al picco della propria carriera: dopo aver presentato i programmi BBC Breakfast News, BBC One O’Clock News, Six O’Clock News e il programma di viaggi Holiday, era il principale volto del programma dedicato ai crimini irrisolti Crimewatch, seguitissimo dagli spettatori, una specie di Chi l’ha visto? incentrato su vari casi di cronaca. Al momento della morte Dando si trovava fuori dalla sua casa a Fulham, un elegante quartiere nel sudovest di Londra: l’ex poliziotto che ha gestito le indagini, Hamish Campbell, ha detto più volte di credere che il caso non sarà mai risolto.

La mattina del 26 aprile 1999 Dando era di ritorno verso casa. Era andata a trovare il fidanzato, il ginecologo Alan Farthing, che in seguito sarebbe diventato il medico personale della regina Elisabetta II. Arrivata alla porta di casa al 29 di Gowan Avenue verso le 11 e mezza del mattino, incontrò verosimilmente una persona che la stava aspettando: secondo la ricostruzione della polizia fu costretta a inginocchiarsi, e fu colpita da un proiettile dietro l’orecchio sinistro, che la uccise sul colpo. L’assassino non lasciò alcuna traccia, a parte un bossolo di proiettile calibro 9.

Poco dopo l’omicidio un vicino di casa disse di aver visto allontanarsi di corsa un uomo bianco alto circa un metro e ottanta. Richard Hughes, il vicino in questione, disse di aver sentito urlare Dando, ma di non aver sentito lo sparo. Il corpo fu ritrovato quattordici minuti dopo da un’altra vicina, Helen Doble: nella docuserie si sente la sua chiamata angosciata al 999, in cui dice tra le altre cose «Oh mio Dio, no, non credo che sia viva. Mi dispiace».

Scotland Yard, il servizio di polizia di Londra, avviò un’indagine che coinvolse oltre 400 persone sospettate, per un totale di 2.500 interrogatori e 2 milioni di sterline spese (quasi 4 milioni di euro oggi). Le piste esplorate furono tantissime: quella di Bob Wheaton, ex fidanzato a cui Dando aveva prestato una discreta somma di denaro, fu accantonata dopo aver interrogato amici e conoscenti, così come la pista secondo cui qualcuno avrebbe potuto assumere un assassino per uccidere Dando come vendetta per essere stato condannato a seguito di una puntata di Crimewatch.

Tra le altre teorie c’era quella che sospettava c’entrassero dei gruppi serbo-bosniaci o jugoslavi che volevano vendicarsi per le azioni della NATO nei Balcani colpendo una celebrità come Dando, che si era esposta personalmente chiedendo aiuti umanitari per le persone che fuggivano dal Kosovo; quella secondo cui un fan squilibrato avrebbe ucciso Dando perché era stato rifiutato; e quella secondo cui Dando stava indagando su una rete di pedofili e uno di loro aveva deciso di ucciderla per evitare che parlasse pubblicamente dell’indagine.

In una intervista data a BBC prima dell’uscita della serie il fratello di Jill Dando, Nigel, ha sostenuto poi una ulteriore teoria: e cioè che Dando si fosse trovata «nel posto sbagliato al momento sbagliato», cioè che sia stata uccisa per una fatalità da una persona armata che si trovava nei paraggi.

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Dopo vari tentativi andati a vuoto, il 26 maggio del 2000 venne arrestato Barry George, quarantenne con precedenti per reati sessuali noto per aver spesso seguito e fotografato donne. Tra le altre cose George in passato aveva finto di essere un cugino del cantante dei Queen Freddie Mercury, ed era già stato condannato per tentato stupro, oltraggio al pudore e aver finto di essere un agente di polizia. Anni prima aveva provato a irrompere in una residenza reale in tenuta da combattimento armato di due coltelli e una corda per cercare di incontrare la principessa Diana.

George viveva a meno di un chilometro da casa di Dando, e nella tasca di una sua giacca furono trovate tracce di bario e piombo che secondo alcune prime analisi coincidevano con quelle trovate sui capelli della vittima. Giudicato colpevole, George venne condannato all’ergastolo il 2 giugno 2001. Fu poi scagionato l’1 agosto 2008 dopo un’inchiesta del giornalista della BBC Raphael Rowe, a sua volta in precedenza condannato ingiustamente per omicidio, che fece riaprire il caso grazie a nuove analisi sulle tracce di bario e piombo ritrovate nella tasca della giacca di George, che contraddicevano quelle del processo in primo grado.

Nella docuserie Jill Dando: Un mistero irrisolto, il soprintendente Campbell dice di essere convinto ancora oggi che fu George a uccidere Dando. Al contempo però ammette che nel corso delle indagini non emerse nessuna prova davvero decisiva sulla sua colpevolezza. La docuserie contiene anche una intervista a George, in cui l’uomo respinge ogni accusa della polizia.