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  • Sabato 30 settembre 2023

La Slovacchia ha un favorito alle elezioni: Robert Fico, filorusso

Robert Fico, socialista e filorusso, è il favorito per vincere le elezioni parlamentari in Slovacchia, che si terranno domenica

(AP Photo/Petr David Josek, File)
(AP Photo/Petr David Josek, File)
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Oggi, sabato 30 settembre, in Slovacchia si vota per le elezioni parlamentari. Secondo i sondaggi, il partito che raccoglierà più consensi è quello guidato da Robert Fico (si legge “Fizo”), un politico assai controverso: tra le altre cose, in passato ha definito la presidente slovacca Zuzana Čaputová «una burattina degli Stati Uniti», nonché «una puttana, una cagna», e in caso di vittoria ha promesso che la Slovacchia non invierà all’Ucraina «nemmeno una munizione» per aiutarla a difendersi dall’invasione russa.

Fico è già stato due volte primo ministro: fra il 2006 e il 2010 e fra il 2012 e il 2018, entrambe alla guida di Smer, il principale partito di ispirazione socialista della Slovacchia. Da allora ha molto inasprito la sua retorica razzista e sessista e invece ha ammorbidito le sue posizioni sulla Russia, tanto che una sua nuova nomina a primo ministro viene vista con un certo timore dalle istituzioni dell’Unione Europea e dai paesi europei più impegnati a sostenere l’Ucraina.

«Il voto in Slovacchia non deciderà soltanto chi governerà un piccolo paese dell’Europa centrale con meno di 6 milioni di abitanti, ma indicherà anche se l’opposizione al sostegno all’Ucraina, una posizione finora confinata ai margini della politica europea, possa affermarsi ad alto livello», ha scritto a inizio settembre il New York Times.

Al momento l’unico paese dell’Unione Europea esplicitamente ostile a sostenere l’Ucraina con armi, sussidi e legittimazione politica è l’Ungheria, guidata dal primo ministro semi-autoritario Viktor Orbán. Una vittoria di Fico avrebbe due conseguenze immediate. Per prima cosa significherebbe la creazione di un blocco anti-ucraino nelle istituzioni europee, dove tutte le decisioni più importanti sulla politica estera fra cui l’approvazione di nuove sanzioni vengono prese all’unanimità dai paesi membri. Alcuni citano anche un «effetto domino» che la nomina di Fico innescherebbe, spingendo altri paesi che finora avevano sostenuto convintamente l’Ucraina a cambiare posizione.

«Rifiutiamo la tesi per cui la guerra in corso fra Russia e Ucraina coinvolga anche noi», ha detto lo stesso Fico a Reuters riprendendo una tesi molto cara sia alla propaganda russa, che da mesi ridimensiona le conseguenze e le implicazioni per l’Europa dell’invasione dell’Ucraina, sia all’estrema destra europea.

Robert Fico fotografato durante una riunione del Consiglio Europeo a Bruxelles, nel 2016 (Dan Kitwood/Getty Images)

La Slovacchia non ha mai fatto parte dell’Unione Sovietica ma fino al 1991, quando ancora era unita alla Repubblica Ceca nella Cecoslovacchia, era dentro al Patto di Varsavia, l’alleanza militare dei paesi guidati da un regime comunista allineato all’Unione Sovietica. Da allora i rapporti con la Russia sono rimasti piuttosto forti.

Sui libri di storia viene molto citato l’aiuto garantito dall’Unione Sovietica alla resistenza slovacca che nel 1944 lottò contro l’occupazione nazista. Ancora oggi più della metà degli slovacchi padroneggia il russo. E molti di loro conservano un’opinione positiva della Russia: secondo un sondaggio, nei primi mesi della guerra circa la metà della popolazione slovacca auspicava una vittoria della Russia nell’invasione dell’Ucraina. Questi rapporti negli anni hanno avuto conseguenze concrete anche a livello economico: prima della guerra in Ucraina gli scambi commerciali con la aziende russe erano molto frequenti, e la Slovacchia importava poco meno del 60 per cento della propria energia dalla Russia, un grado di dipendenza secondo soltanto a quello della Lituania.

Nel marzo del 2021 la Slovacchia fu uno dei pochissimi paesi europei ad acquistare dosi del vaccino per il coronavirus Sputnik V, realizzato dalla Russia e mai approvato dalle autorità europee (pochi mesi dopo ne restituì gran parte, sostenendo di aver ricevuto una versione del vaccino diversa da quella concordata).

Negli ultimi due anni però il governo guidato dal populista di destra Eduard Heger aveva preso un po’ inaspettatamente posizioni molto a favore dell’Ucraina. Nell’aprile del 2022 la Slovacchia era persino diventata il primo paese a donare sistemi di difesa aerea all’esercito ucraino. Il governo di Heger era però caduto nel dicembre del 2022 per una crisi politica in corso da mesi, fra accuse di non avere fatto abbastanza per contrastare la corruzione.

Grazie ai suoi estesi legami con la Russia, e nonostante le prese di posizione del suo ultimo governo, la Slovacchia è considerata uno dei paesi più vulnerabili a credere alle falsità diffuse dalla propaganda russa, attiva ormai da anni un po’ in tutta Europa attraverso canali ufficiali e meno ufficiali.

La pagina Facebook dell’ambasciata russa in Slovacchia è attivissima e in un anno arriva a pubblicare anche cinquemila post, quindi circa 13 al giorno, la maggior parte dei quali contiene notizie false che cercano di mettere in cattiva luce l’Occidente e l’Unione Europea.

Nel marzo del 2022 Dennik N, uno dei quotidiani slovacchi più affidabili, pubblicò il video di un funzionario dell’ambasciata russa mentre sollecitava un giornalista di Hlavné správy, un popolare sito di news di destra, a pubblicare contenuti filorussi. «Ho detto a Mosca che sei un bravo ragazzo», disse il funzionario al giornalista, fra le altre cose, per cercare di convincerlo. Ne emerse un piccolo scandalo, ma ancora oggi Hlavné správy pubblica contenuti allineati alla propaganda russa.

I legami economici e culturali degli slovacchi con la Russia, oltre alla proliferazione della propaganda russa, sembrano avere avuto effetti concreti su cosa gli slovacchi pensino della guerra in Ucraina. Un sondaggio realizzato a marzo dal think tank slovacco Globsec indica che il 51 per cento degli slovacchi ritiene che l’invasione russa sia stata provocata dall’Ucraina o dall’Occidente, circa metà ritiene gli Stati Uniti una minaccia alla sicurezza per il proprio paese, mentre invece appena il 48 per cento considera la democrazia liberale come un sistema politico-economico positivo per la Slovacchia.

In campagna elettorale Fico sta cercando di saldare un certo sentimento filorusso alla frustrazione per i costi dell’energia, l’aumento dell’inflazione, e un’economia che dopo la pandemia cresce di poco più di un punto all’anno. «Smer e altri partiti più piccoli ma con le stesse posizioni si stanno rivolgendo alle persone marginalizzate, a quelle stanche della globalizzazione e della crudeltà del capitalismo», ha spiegato a Foreign Policy l’analista Viera Zuborova, del Bratislava Policy Institute. «È la stessa narrazione di gente come Trump, fare leva sulle persone che si sentono dimenticate e hanno perso fiducia».

Esattamente come Trump e altri partiti di estrema destra in Occidente, inoltre, Fico ha anche posizioni ostili sull’accoglienza dei migranti e sui diritti civili, distanziandosi molto dal resto dei partiti di ispirazione socialista dell’Europa occidentale.

In un recente spot pubblicitario ha fatto una battuta omofoba chiedendosi sarcasticamente se Michal Simecka, leader del partito liberale e centrista Slovacchia Progressista, «si identifichi come un uomo, una donna o come un elicottero». A inizio settembre invece aveva detto che «nemmeno Dio» sa se i richiedenti asilo che arrivano in Slovacchia «siano dei terroristi o abbiano delle malattie infettive», riprendendo slogan discriminatori contro le persone che arrivano dal Medio Oriente e dall’Africa.

– Leggi anche: I socialisti di Slovacchia e Bulgaria hanno posizioni simili a quelle di Orbán

Nei suoi precedenti anni di governo Fico era considerato un politico pragmatico e in alcuni settori favorevole a un avvicinamento della Slovacchia al resto d’Europa. Spingere su una retorica filorussa è stato verosimilmente l’unico modo per tornare a essere una figura politica rilevante in Slovacchia.

Negli anni scorsi era praticamente sparito. Nel 2018 fu costretto a dimettersi a causa di grosse manifestazioni di piazza per l’omicidio del giovane giornalista Ján Kuciak. Le indagini sulla morte di Kuciak hanno portato a identificare l’esecutore, un ex soldato slovacco, ma il processo sui mandanti è ancora in corso. Kuciak fu ucciso mentre stava indagando su presunti legami fra la criminalità organizzata italiana e alcune persone vicine a Fico, oltre che su scandali di corruzione legati a Smer, il partito di Fico. Smer e Fico erano usciti sconfitti dalle elezioni parlamentari del 2020, ma entrambi sono riusciti a riguadagnare consensi sia durante la pandemia sia dopo l’invasione russa dell’Ucraina.

Oggi i sondaggi danno Smer intorno al 20 per cento, cosa che lo rende il partito più popolare, sebbene di pochi punti. L’eventuale nomina di Fico a primo ministro non è così scontata e dipenderà da vari fattori. La legge elettorale slovacca è piuttosto complessa e ha una soglia di sbarramento molto alta, al 5 per cento: ci sono almeno cinque partiti che i sondaggi danno appena sotto o appena sopra quella soglia, fra cui il Partito Nazionalista Slovacco, molto vicino alle posizioni di Fico. In caso di vittoria di Smer poi il partner naturale per una eventuale coalizione di governo sarebbe HLAS, una specie di versione di Smer più moderata fondata dall’ex primo ministro Peter Pellegrini.

Bisognerà capire inoltre se negli ultimi giorni la possibilità concreta di un nuovo mandato di Fico da primo ministro possa spingere al voto le persone che ne ricordano la carriera politica e non lo apprezzano, che magari in sua assenza si sarebbero astenute. Uno degli ultimi sondaggi per esempio mostra Smer e Slovacchia Progressista praticamente pari.