Le Nazioni Unite invieranno una missione nel Nagorno Karabakh

Sarà la prima in 30 anni nella regione, e avrà l'obiettivo di identificare le esigenze umanitarie di chi è rimasto e di chi se ne sta andando

Persone di etnia armena cercano di abbandonare il Nagorno Karabakh (EPA/ROMAN ISMAYILOV)
Persone di etnia armena cercano di abbandonare il Nagorno Karabakh (EPA/ROMAN ISMAYILOV)

Nel finesettimana le Nazioni Unite invieranno una missione nel Nagorno Karabakh, l’ormai ex stato separatista che si trova in territorio azero: lo ha annunciato il portavoce delle Nazioni Unite Stephane Dujarric, e il ministro degli Esteri azero Jeyhun Bayramov ha confermato la notizia; sarà la prima volta in 30 anni che una missione ONU accede alla regione. La scorsa settimana l’esercito dell’Azerbaijan aveva attaccato militarmente il Nagorno Karabakh e costretto in appena due giorni le autorità locali alla resa.

Dujarric ha spiegato che l’obiettivo della missione sarà fare una valutazione della situazione e identificare le necessità umanitarie sia delle persone che hanno deciso, almeno per ora, di rimanere nella regione, sia di quelle che la stanno abbandonando.
Sono infatti circa 100mila le persone di etnia armena che nel corso di questa settimana hanno abbandonato le proprie case nel Nagorno Karabakh per andare in Armenia, la gran parte di quelle che finora abitavano nella zona.

Il Nagorno Karabakh è un territorio che fino a pochi giorni fa aveva circa 120mila abitanti, soprattutto di etnia armena. Dal 1993 era un piccolo Stato di fatto indipendente. La zona era da decenni al centro di rivendicazioni etniche e territoriali, che in passato avevano causato anche due guerre in cui erano state uccise migliaia di persone.

Giovedì il presidente del Nagorno Karabakh, Samvel Sahramanyan, ha annunciato di aver firmato un decreto che sancisce ufficialmente la dissoluzione della repubblica separatista a partire dal primo gennaio del 2024, confermando di fatto la resa all’Azerbaijan. Molte persone di etnia armena che vivevano nel Nagorno Karabakh adesso temono di essere perseguitate, e per questa ragione la maggior parte di loro ha già lasciato l’ex stato separatista e il paese.

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