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  • Giovedì 28 settembre 2023

La medaglia mai assegnata delle Olimpiadi di Pechino 2022

In questi giorni arriverà dopo 19 mesi la decisione finale su una gara di pattinaggio artistico rimasta irrisolta per un caso di doping

Kamila Valieva durante la gara a squadre di Pechino 2022 (AP Photo/Jeff Roberson)
Kamila Valieva durante la gara a squadre di Pechino 2022 (AP Photo/Jeff Roberson)

Le Olimpiadi invernali di Pechino 2022 si sono concluse oltre 19 mesi fa, ma una medaglia del pattinaggio artistico non è ancora stata assegnata. La decisione sulla classifica finale dell’evento misto a squadre verrà presa in questi giorni a Losanna, in Svizzera, dal Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS). Martedì infatti sono iniziate le audizioni relative al caso di doping che coinvolse la pattinatrice russa Kamila Valieva, allora ritenuta fra le migliori al mondo e che ha gareggiato per la Russia nell’evento a squadre. Gli atleti russi a Pechino partecipavano in realtà sotto la bandiera del ROC (Comitato Olimpico russo), usando una formula già sperimentata a Tokyo nel 2021, dopo la squalifica del paese per il diffuso doping di Stato.

La squadra russa di pattinaggio vinse la finale a squadre mista, davanti agli Stati Uniti, al Giappone e al Canada. Ma il 7 febbraio del 2022, poche ore dopo la fine della gara in cui Valieva aveva contribuito attivamente alla vittoria della squadra russa, un laboratorio svedese di Stoccolma comunicò al comitato Olimpico la positività della pattinatrice a un test antidoping fatto il 25 dicembre, sei settimane prima, durante i campionati nazionali russi. Si seppe in seguito che il campione era stato analizzato con un enorme ritardo per problemi legati alla pandemia. La cerimonia dell’assegnazione delle medaglie fu prima rinviata e poi mai organizzata, il risultato finale risultò non omologato in attesa di ulteriori sviluppi. L’atleta allora quindicenne fu sospesa il giorno dopo la notizia della positività, ma poi venne accolto un suo ricorso e il TAS le concesse di partecipare alla prova individuale seppur sub iudice, ossia in attesa del giudizio.

Valieva era risultata positiva alla trimetazidina, un farmaco che altera il metabolismo delle cellule cardiache e rende il cuore più efficiente: la sua difesa sostenne che il test fosse stato contaminato in modo inconsapevole da tracce di farmaci cardiovascolari utilizzati dal nonno. Il TAS motivò la sua decisione d’urgenza facendo riferimento alla mancanza di regole chiare sulla sospensione per doping di atleti minorenni, e concedendo le attenuanti legate al ritardo nell’esame dei campioni. Dopo qualche giorno nella gara singolare in cui era ampiamente favorita Valieva sbagliò molto, cadde due volte e chiuse solo al quarto posto. Anche in quel caso non ci sarebbe stata premiazione, avendo Valieva gareggiato sub iudice: il suo quarto posto evitò comunque problemi ulteriori al Comitato Olimpico internazionale. Restava il problema della gara a squadre, che è rimasto tale fino ad oggi.

 

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Il TAS deve decidere sulla squalifica della pattinatrice e sul caso di doping in senso stretto. L’Agenzia Mondiale Anti Doping (WADA) ha chiesto una squalifica di quattro anni, fino a dicembre del 2025. Valieva oggi ha 17 anni e non è più fra le migliori pattinatrici russe, per cui la decisione più attesa non riguarda il futuro ma piuttosto il passato e quella gara olimpica. In base alla sentenza del TAS la Federazione internazionale di pattinaggio (ISU) dovrà infatti rimodulare la classifica finale.

Vladimir Putin con Kamila Valieva ad aprile del 2022 (Mikhail Klimentyev, Sputnik, Kremlin Pool Photo via AP, FILE)

La decisione è complessa anche per il formato di quella competizione, introdotta nel 2014 e che prevede due prove per quattro diverse specialità. Ognuna attribuisce punti in base al piazzamento. Valieva ottenne il primo posto e dieci punti per ognuna delle due prove in cui gareggiò, diventando peraltro la prima pattinatrice a eseguire un salto quadruplo in un’Olimpiade. Secondo gli esperti legali esistono quattro possibili scenari: in caso di assoluzione o condanna lieve, l’ISU potrebbe considerare comunque valida la gara disputata, lasciare tutti i punti e quindi la medaglia d’oro alla squadra russa. Questa ipotesi viene considerata probabile, anche in caso di condanna piena di Valieva.

In passato in determinati casi la federazione internazionale ha infatti deciso che una squadra non vada ritenuta responsabile nel caso un singolo atleta abbia violato le regole antidoping, a patto che la competizione non sia stata falsata da quella positività e che gli altri membri della squadra possano dimostrare di non aver responsabilità. Molto dipende dall’interpretazione del tribunale.

Kamila Valieva dopo la deludente gara nel singolare (AP Photo/Natacha Pisarenko)

La seconda ipotesi è una squalifica della squadra russa, con la cancellazione dei suoi risultati: gli Stati Uniti vincerebbero l’oro, il Giappone l’argento, il Canada il bronzo. La terza opzione sarebbe togliere dal conto della squadra russa i punti di Valieva, questo lascerebbe i russi almeno al terzo posto. La quarta è considerare nulle le prove di Valieva, ricalcolare tutte le classifiche delle singole prove come se non avesse partecipato e ridistribuire i punti. In questo caso la squadra russa sarebbe solo quarta, dietro al Canada.