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  • Martedì 26 settembre 2023

Come Milano vorrebbe risolvere il problema degli alloggi per studenti

Con il progetto di “studentato diffuso” il Comune vuole creare 600 posti in case popolari vuote, e spera di poter usare i fondi del PNRR

(ANSA/MATTEO CORNER)
(ANSA/MATTEO CORNER)
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Con l’inizio del nuovo anno accademico in diverse città italiane sono ricominciate le proteste degli studenti contro il prezzo eccessivo degli affitti e, in generale, le difficoltà legate alla ricerca di un alloggio: i manifestanti hanno piantato alcune tende in luoghi simbolici, come l’Università Sapienza di Roma e il Campus Luigi Einaudi dell’Università di Torino, replicando un’iniziativa dello scorso maggio. Il problema è particolarmente sentito a Milano, dove dal 12 settembre un gruppo di manifestanti ha piantato le tende davanti al Comune e alle sedi principali del Politecnico e dell’Università Statale.

Milano è infatti la città italiana dove gli affitti sono più alti: secondo una rilevazione dell’ente di ricerca indipendente Scenari immobiliari, nel primo trimestre del 2023 un canone d’affitto medio per una stanza a Milano è di 810 euro, contro i 630 di Roma e i 530 di Bologna.

Per provare a rispondere alla carenza di alloggi per studenti, il 22 settembre il Comune di Milano ha presentato un piano per aumentare il numero di alloggi disponibili per gli studenti universitari della città. Si chiama “Progetto studentato diffuso” e prevede di creare entro il prossimo anno accademico 600 nuovi posti letto da affittare agli studenti a una tariffa tra i 250 e i 350 euro al mese: per farlo saranno riqualificati 311 alloggi che si trovano in complessi di edilizia popolare.

L’assessore alla Casa, Pierfrancesco Maran, dice che questi alloggi sono appartamenti al momento vuoti che devono essere completamente o parzialmente ristrutturati, con una spesa a carico del Comune tra i 500 e i 600 euro al metro quadro. Il progetto di studentato diffuso dovrebbe essere finanziato con un investimento tra i 10 e i 15 milioni di euro, e Maran spera che vengano sfruttati anche i fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR).

Il PNRR infatti stanzia 960 milioni di euro per finanziare la creazione in tutta Italia di 60mila posti letti per studenti universitari entro il 2026. Inizialmente il programma prevedeva di costruire 7.500 nuovi alloggi entro la fine del 2022, ma l’obiettivo non era stato rispettato e si era infine deciso di eliminare questo target intermedio.

A giugno il Comune di Milano partecipò alla “manifestazione d’interesse” attivata dal ministero dell’Università e della Ricerca (MUR) per censire gli immobili liberi sul territorio nazionale che potrebbero essere destinati ad alloggi o residenze universitarie, anche tramite i fondi del PNRR. A questa manifestazione d’interesse dovrebbe seguire un bando del MUR per il finanziamento dei progetti, che però non è ancora partito.

Intanto il Comune vuole portarsi avanti: «Iniziamo a finanziare i lavori di ristrutturazione degli appartamenti, che sono abbastanza urgenti», dice Maran. L’obiettivo è di «avviare il progetto nel prossimo anno accademico», quindi a partire da settembre del 2024, cosa che invece sarebbe molto difficile con i tempi del MUR e del PNRR. A Milano sono attualmente disponibili circa 11mila posti tra studentati pubblici e privati, e i 600 che si aggiungerebbero con lo studentato diffuso aumenterebbero l’offerta di circa il 5,5 per cento.

I rappresentanti degli studenti che stanno organizzando le manifestazioni si sono detti parzialmente soddisfatti della proposta presentata dal Comune, ma hanno anche detto che gli appartamenti riqualificati per gli studenti non dovranno essere sottratti alle famiglie svantaggiate o ad altre persone che avrebbero diritto a un alloggio pubblico. La portavoce del movimento, Barbara Morandi, ha aggiunto che il piano del Comune non basterà, e per questo gli studenti hanno contribuito con alcune loro proposte: per esempio aumentando la quota di alloggi pubblici sul totale dei nuovi costruiti, oppure modificando i criteri per cui il Comune può fare convenzioni con gli studentati privati.

Oggi in Italia le residenze per studenti sono appena 40mila, a fronte di circa 600mila studenti fuorisede (di cui circa 210mila risiedono a oltre due ore di distanza dalla città in cui studiano), e ogni anno molte persone rimangono senza alloggio nonostante rispettino i requisiti previsti dagli enti per il diritto allo studio. Meno del 5 per cento degli studenti italiani vive negli studentati, contro il 12 per cento della Germania e il 30 per cento dei Paesi Bassi. Inoltre, la diffusione in molte città del fenomeno degli affitti brevi, pensati per i turisti e generalmente più redditizi per i proprietari degli immobili, sta rendendo ancora più difficile trovare una sistemazione per studenti e lavoratori che cercano un alloggio per periodi più lunghi.

– Leggi anche: La nuova proposta del governo per regolamentare gli affitti brevi è un po’ annacquata

Le cose comunque stanno lentamente migliorando. Secondo i dati del MUR riportati dal Sole 24 Ore, finora con le risorse del PNRR sono stati creati 8.533 alloggi per studenti, di cui 3.100 già esistenti ma riqualificati e 5.433 realizzati da zero. La regione che ha beneficiato maggiormente dei nuovi posti è stata la Lombardia, dove ne sono stati realizzati 1.665, seguita da Veneto, Piemonte e Lazio. Il 75 per cento dei nuovi posti fanno capo a soggetti privati, che generalmente offrono servizi migliori rispetto a quelli pubblici ma che mediamente costano di più.