LEGO ha rinunciato a produrre mattoncini con la plastica riciclata

L'azienda danese dice che sarebbe più complicato e inquinante che produrli con quella che usa adesso, ma continua a cercare alternative

Una riproduzione del celebre del celebre “Urlo” del pittore norvegese Edvard Munch fatta di LEGO
Una riproduzione del celebre “Urlo” del pittore norvegese Edvard Munch fatta di LEGO (AP Photo/ Chris Pizzello)
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Dopo due anni di ricerca, l’azienda danese LEGO ha abbandonato l’idea di produrre i suoi celebri mattoncini utilizzando plastica di bottiglie riciclate. LEGO è la società produttrice di giocattoli più grande del mondo e rivendica da sempre molta attenzione alle questioni ambientali, motivo per cui da tempo cerca soluzioni alternative alla plastica tradizionale impiegata per la gran parte dei suoi prodotti, che deriva dal petrolio. In base alle sue ricerche, tuttavia, produrre i mattoncini con la plastica riciclata finirebbe per essere ancora più complicato e più inquinante che produrli con quella tradizionale.

Attualmente il polimero usato per fare l’80 per cento dei miliardi di mattoncini di LEGO prodotti ogni anno è l’acrilonitrile-butadiene-stirene (ABS). Per ottenere 1 chilo di ABS ci vogliono circa 2 chili di petrolio.

L’azienda si era impegnata a trovare alternative più sostenibili già nel 2012 con l’obiettivo di eliminare tutta la plastica ricavata dal petrolio entro il 2030. Negli ultimi anni ha testato più di 200 materiali alternativi all’ABS, tra cui plastiche prodotte completamente o in parte con biomasse vegetali, che derivano cioè da prodotti come la canna da zucchero, l’amido di mais o gli scarti alimentari. Sono materiali generalmente considerati come un’alternativa più ecosostenibile rispetto alla plastica tradizionale, anche se per ora non sono propriamente a basso impatto ambientale. Nel 2021 poi aveva avviato un progetto per sperimentare la produzione dei mattoncini a partire dalle bottiglie di polietilentereftalato riciclato (più noto come PET riciclato o RPET).

Finora però non ha trovato un «materiale magico o un nuovo materiale» che risolva la questione, ha detto al Financial Times l’amministratore delegato dell’azienda, Niels Christiansen.

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L’ABS è un materiale solido e durevole, che permette di incastrare e staccare facilmente i mattoncini LEGO, e soprattutto ne mantiene il colore e la forma a lungo nel tempo. Parlando della sperimentazione dei mattoncini con il PET riciclato, il capo del dipartimento che si occupa di sostenibilità ambientale, Tim Brooks, ha detto che è «come cercare di fare una bici di legno anziché di acciaio». La plastica riciclata è meno robusta dell’ABS e per risultare altrettanto durevole dovrebbe essere mischiata con altri ingredienti. Questo comporterebbe un maggiore dispendio di energia per la lavorazione e per l’asciugatura dei materiali, ha detto Brooks.

Inoltre per sperimentare la produzione dei mattoncini in PET riciclato LEGO si è dovuta dotare di macchinari diversi e ha dovuto cambiare i metodi di produzione. Considerando gli interventi necessari per produrre mattoncini di questo materiale su ampia scala, le emissioni inquinanti per l’intero ciclo di vita di un mattoncino sarebbero ancora più alte rispetto alla produzione con la plastica tradizionale. «È stata una delusione», ha detto Brooks. Al momento perciò l’obiettivo dell’azienda è quello di rendere più sostenibile la produzione dei mattoncini in ABS, producendoli con una componente via via maggiore di altri materiali riciclati o di origine vegetale, ha spiegato sempre Brooks.

Secondo Christiansen comunque gli sforzi di LEGO sono in linea con gli obiettivi dell’azienda di ridurre le proprie emissioni inquinanti del 37 per cento entro il 2032 rispetto ai livelli del 2019. Tra le altre cose, Christiansen ha detto che l’azienda triplicherà gli investimenti nella ricerca per materiali più sostenibili, portandoli all’equivalente di quasi 3 miliardi di euro all’anno entro il 2025. Ha anche promesso che il costo di questi investimenti non si ripercuoterà sui consumatori.

Intanto LEGO sta eliminando gradualmente le confezioni di plastica che contengono i suoi famosi mattoncini con l’obiettivo di metterli tutti in vendita in sacchetti di carta sempre entro il 2025. Ha anche avviato un programma che consente di donare all’azienda i vecchi mattoncini inutilizzati in modo che possano essere sistemati e donati a loro volta ad associazioni di beneficenza (il programma è già attivo negli Stati Uniti e in Canada e dovrebbe partire l’anno prossimo in Europa). In futuro invece potrebbe essere avviata un’iniziativa simile che permetterebbe alle persone di vendere all’azienda i loro vecchi mattoncini in modo da poterli rimettere sul mercato, ha detto sempre Brooks: «È meglio riutilizzare che riciclare. Perciò stiamo esplorando un modello di business circolare», ha osservato.

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