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  • Domenica 24 settembre 2023

Anche El Paso, in Texas, fa fatica a gestire i migranti

Gli arrivi dal confine meridionale degli Stati Uniti sono raddoppiati nelle ultime settimane, portando la città «vicino al punto di rottura»

Migranti in attesa delle procedure per un ingresso controllato a El Paso da Ciudad Juarez, in Messico (Photo by Brandon Bell/Getty Images)
Migranti in attesa delle procedure per un ingresso controllato a El Paso da Ciudad Juarez, in Messico (Photo by Brandon Bell/Getty Images)
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El Paso, città del Texas al confine con il Messico, sta vivendo negli ultimi mesi molte difficoltà nella gestione degli arrivi delle persone migranti che attraversano il confine meridionale degli Stati Uniti. Nei mesi estivi gli arrivi nel paese sono quasi raddoppiati, passando da circa 4900 al giorno ad aprile ai 9000 attuali. Secondo il sindaco, il Democratico Oscar Leeser, la città è «vicina al punto di rottura».

El Paso è uno dei maggiori centri interessati dal grande aumento dei flussi migratori provenienti dal Messico, che spesso per i migranti è solo l’ultima tappa di un viaggio più lungo che attraversa molti paesi del Sud e del Centro America. San Diego in California e Eagle Pass in Texas sono altre due città che vivono una situazione simile.

Secondo i dati forniti dall’amministrazione locale la città di El Paso attualmente gestisce oltre 2000 arrivi al giorno, contro i 300-400 che erano la norma fino a un paio di mesi fa: la maggior parte dei migranti è di nazionalità venezuelana, due terzi sono uomini soli, il resto famiglie, con il 2 per cento di minori non accompagnati. Al momento la città ha un unico ricovero per migranti e senzatetto che può ospitare fino a 400 persone, ma negli ultimi dieci giorni le autorità hanno dovuto trovare una sistemazione per migliaia di persone.

Sabato sono stati organizzati cinque autobus per trasferire parte dei migranti verso New York, Chicago e Denver. Negli ultimi anni alcuni governatori Repubblicani avevano fatto scelte simili, inviando forzatamente i migranti verso stati governati dai Democratici, ma in questo caso il sindaco Lesser ha specificato che i trasferimenti sono stati concordati, si attuano su base volontaria e che i migranti hanno potuto scegliere la destinazione.

Agenti della Guardia Nazionale del Texas a El Paso (AP Photo/Andres Leighton, File)

La situazione di emergenza a El Paso non è solo una questione locale, ma è diventata un caso politico anche a livello nazionale. L’amministrazione Biden a maggio aveva varato nuove misure per gestire il tema immigrazione. Aveva favorito la stabilizzazione di alcuni dei migranti già presenti nel paese (nello specifico permettendo a 500.000 venezuelani di ottenere un permesso di soggiorno per due anni) e aveva stabilito una quota di “attraversamenti concordati” del confine, per evitare che i migranti lo facessero autonomamente, rischiando la vita nel deserto o attraversando il fiume Rio Grande.

Attualmente si può prenotare con un’app un appuntamento per un attraversamento concordato e sorvegliato del confine. Una volta avvenuto l’ingresso negli Stati Uniti le procedure rimangono le stesse: vengono esaminate le richieste di asilo (un iter legale che può richiedere anni), mentre i migranti che non ne hanno diritto vengono rimpatriati. I nuovi regolamenti infatti prevedono per i migranti che attraversino il confine illegalmente rimpatri immediati e divieto di ingresso negli Stati Uniti per i seguenti cinque anni.

Il confine fra Ciudad Juarez ed El Paso (Photo by Brandon Bell/Getty Images)

I grandi numeri degli arrivi di queste settimane stanno rendendo sempre più complesso operare questi rimpatri forzati, che avvengono in modo piuttosto casuale, in base alla disponibilità dei voli e alle scelte delle autorità di frontiera. Chi non viene rimpatriato resta nel paese senza un permesso, spesso con un appuntamento in un tribunale fissato mesi dopo. Anche gli appuntamenti sulla app, che sono arrivati ad essere 43.000 in un mese, non bastano a soddisfare tutte le richieste, e una parte dei migranti decide di non aspettare e di tentare l’attraversamento in autonomia o pagando dei trafficanti.

L’aumento degli ingressi non ha una spiegazione unica: una forte componente è legata alla persistente crisi economica del Venezuela, ma le origini dei migranti sono varie ed è stato segnalato anche un aumento di persone provenienti dall’Africa. Le autorità di Panama, stato centroamericano che è un passaggio obbligato della rotta che arriva dal Sudamerica, hanno detto di prevedere che entro la fine dell’anno i migranti entrati nel paese saranno 500mila, il doppio rispetto al 2022.

– Leggi anche: Il problema dei migranti che usano i treni merci in Messico per arrivare negli Stati Uniti