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  • Giovedì 21 settembre 2023

Una storia di uomini, cetacei, scandali sessuali e tabloid inglesi

Coinvolse nel 1990 un animalista, il proprietario di un parco acquatico e una cittadina inglese nel cui mare si stabilì un delfino socievole

(AP Photo/Chris O'Meara, File)
(AP Photo/Chris O'Meara, File)
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A metà degli anni Ottanta sulle coste di Amble, una piccola città del Regno Unito che si affaccia sul Mare del Nord, arrivò un delfino che gli abitanti chiamarono Freddie. Era stato attirato della grande presenza di salmoni in quel tratto di mare, dove sfociava un fiume, e non sembrava avere paura delle persone. Nuotava con chi gli si avvicinava, al punto che diversi amanti degli animali iniziarono ad arrivare ad Amble proprio per questo. Fra di loro, quello che instaurò il rapporto più stretto con Freddie fu Alan Cooper, un attivista per i diritti degli animali di Manchester, che si trasferì ad Amble e iniziò a passare molte ore al giorno in acqua con il delfino.

Nel 1990 però Cooper venne denunciato con l’accusa di aver violentato sessualmente Freddie, e passarono anni prima che fosse dichiarato innocente. La storia del presunto scandalo sessuale interspecifico finì sui tabloid britannici, danneggiando la reputazione di Cooper, e fu seguita con interesse morboso da molte persone. La giornalista Becky Milligan, che nuotò con il delfino alla fine degli anni Ottanta, ha raccontato la storia nel suo podcast Hooked on Freddie.

L’arrivo di Freddie aveva trasformato Amble da cittadina di pescatori e minatori, molti dei quali disoccupati a causa delle privatizzazioni della prima ministra britannica Margaret Thatcher, a ritrovo di hippy, celebrità locali e amanti degli animali venuti a vedere il delfino, fra cui a un certo punto anche un uomo vestito con un caftano che suonava il didgeridoo all’alba, e una guru spirituale californiana che considerava Freddie una creatura mitologica con poteri magici.

Alan Cooper era un membro molto attivo della Northern Animal Liberation League, una rete di organizzazioni per i diritti degli animali che operava attraverso azioni dimostrative di protesta. Milligan ricorda che si diceva che Cooper avesse cercato di convertire al veganesimo e alla lotta per i diritti degli animali anche i minatori di Amble, anche se con poco successo. Quando non nuotava con Freddie, la sua occupazione principale era quella di protestare contro i delfinari, ossia acquari dove i delfini venivano addestrati e si esibivano per un pubblico.

Cooper paragonava questi spettacoli alla tratta di schiavi e si era concentrato soprattutto sul Flamingo Land, un parco acquatico a due ore da Amble di proprietà del biologo marino e addestratore di delfini Peter Bloom, che era stato il primo nel Regno Unito ad allevare dei delfini in cattività. Dopo mesi di proteste, Cooper andò anche ad assistere a uno di questi spettacoli per fare delle foto ai delfini «in schiavitù», in preparazione di una grande campagna di protesta che aveva l’obiettivo di far chiudere Flamingo Land. Dopo lo spettacolo, Bloom e Cooper discussero anche e Bloom gli spiegò che anche lui teneva molto ai delfini e al loro benessere, ma Cooper non ci credette.

Incuriosito dalle storie che si sentivano a proposito del delfino Freddie, Bloom aveva già iniziato a frequentare Amble e a distribuire dei volantini in cui spiegava come comportarsi nel caso si volesse nuotare con Freddie in sicurezza. Cooper però sosteneva che l’addestratore di animali fingesse di avere a cuore il benessere del delfino per fare pubblicità al suo parco acquatico, e iniziò a sua volta a distribuire i suoi volantini, al punto che la contesa fra i due divenne l’argomento più discusso in paese.

Intanto Cooper continuava a fare ciò che, tra l’altro, Bloom sconsigliava a tutti, ossia passare molte ore da solo con Freddie. Secondo Cooper, lui e il delfino avevano un rapporto strettissimo e Freddie gli era molto attaccato, al punto che se cercava di andarsene prima del tempo il cetaceo tentava di bloccarlo. I delfini sono in grado di riconoscere i volti umani e di comprenderne lo stato d’animo attraverso gesti e tono di voce, per questo non è impossibile che un delfino si leghi affettivamente a una persona che vede con continuità.

– Leggi anche: L’esperimento che provò a insegnare a parlare a un delfino

Il 28 settembre 1990, una settimana dopo la sua visita a Flamingo Land, Cooper stava nuotando con Freddie quando si avvicinò una barca piena di persone, tra le quali riconobbe Bloom. Nel suo blog Dolphin Lover, dove ha raccontato tutta la vicenda dal suo punto di vista e dove si possono trovare lunghe descrizioni del suo rapporto con i delfini, sia in prosa che in poesia, Cooper racconta così quel momento: «La barca rimase vicina per circa trenta minuti. Freddy era il solito, a volte si agganciava con il suo pene alla mia gamba o al mio braccio, era tutto perfettamente normale, almeno per me».

Cooper sostiene infatti che Freddie lo facesse anche con altri esseri umani per farli nuotare in insieme a lui, e che l’atto non avesse una componente sessuale. Lui non ci aveva mai trovato niente di strano e diceva che non sarebbe stato corretto giudicare un comportamento di un animale non umano sotto la lente della morale e delle logiche umane.

Pochi giorni dopo il suo amico Gordon Easton, un meccanico navale che guidava la barca che l’aveva avvicinato mentre nuotava con Freddie, gli disse che la polizia aveva chiesto in giro informazioni sul suo rapporto con il delfino, dato che varie persone sulla barca, fra cui Bloom, l’avevano denunciato accusandolo di aver abusato di Freddie. Uno dei passeggeri aveva detto alla polizia che Bloom aveva esclamato ad alta voce di non avvicinarsi troppo, sostenendo che Cooper stesse praticando un atto sessuale sul delfino. Easton rassicurò Cooper che nella sua deposizione aveva detto che Freddie si stava comportando con lui nello stesso modo in cui si comportava con le altre persone che lo avvicinavano, e gli disse che probabilmente la polizia non avrebbe perso tempo ad indagare su un’accusa così assurda.

Invece nel dicembre del 1990 due agenti di polizia si presentarono a casa di Cooper e lo arrestarono con l’accusa di aver commesso atti osceni contro la pubblica decenza per aver abusato sessualmente un delfino. Nel podcast, l’avvocato che gli fu assegnato d’ufficio, Guy Otten, ricorda che in centrale fecero fatica a trovare degli agenti che riuscissero a rimanere seri mentre interrogavano Cooper. Anche lui all’inizio aveva trovato la faccenda «estremamente divertente». Quando però la polizia disse loro che il principale accusatore era Bloom sia Cooper sia Otten (che aveva già difeso degli animalisti, anche se per motivi diversi) pensarono che non fosse un caso che l’uomo proprietario dell’attività che Cooper stava cercando di far chiudere, il parco acquatico, fosse proprio quello che l’aveva denunciato.

Intanto i giornali britannici iniziarono ad occuparsi moltissimo della storia di Freddie e a prendere in giro Cooper, tanto da farla conoscere anche all’estero. Il Sun, il tabloid più letto e anche il più spregiudicato del Regno Unito, mise il caso in prima pagina e poco dopo cominciarono a scriverne un po’ tutti. Secondo Milligan, questa attenzione non era solo da attribuire alla stranezza della faccenda, ma anche al fatto che «fosse una storia eccitante di presunta perversione in un periodo di depressione economica e incertezza politica».

Durante il processo, che secondo Cooper si tenne per screditare il movimento ambientalista di cui faceva parte in anni in cui organizzazioni come la sua erano molto attive, la difesa sostenne la tesi per cui Bloom avesse sfruttato la sua posizione come biologo marino per convincere le persone sulla barca che ci fosse qualcosa di sbagliato nel rapporto dell’attivista con il delfino. Il suo obiettivo in realtà sarebbe stato quello di farlo desistere dal protestare contro Flamingo Land, cosa che Cooper aveva continuato a fare anche dopo le accuse, nonostante la sua reputazione ne fosse stata intaccata.

Bloom sosteneva invece di essere un grande amante dei delfini e di aver agito solo perché era preoccupato per l’incolumità di Freddie. Alla fine, Cooper fu dichiarato innocente: le testimonianze degli altri passeggeri che lo avevano accusato si rivelarono imprecise e contraddittorie e alcune delle persone presenti sulla barca dissero di aver visto Cooper solo accarezzare la pancia del delfino. Furono anche decisive le deposizioni, come quella di Easton, che sostennero che Freddie si comportava con Cooper e con gli altri nuotatori allo stesso modo.

Tuttavia, nonostante la sentenza, Cooper non si riprese per moltissimo tempo. Come spiega Milligan, «la sua ragione d’essere era aiutare le persone e prendersi cura degli animali. Alan aveva una reputazione nel movimento animalista ed essere accusato di aver abusato proprio di ciò che stava cercando di proteggere fu estremamente dannoso».