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  • Lunedì 18 settembre 2023

Ora in Libia si teme un’epidemia di colera

Nel paese devastato dalle alluvioni continuano le ricerche di 10mila dispersi, ma la preoccupazione principale adesso è evitare la diffusione di malattie

Le macerie dei palazzi nella città di Susa (Mohamed Shalesh/Getty Images)
Le macerie dei palazzi nella città di Susa (Mohamed Shalesh/Getty Images)
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È passata una settimana dalle intense alluvioni che hanno colpito la Libia, causando allagamenti e danni enormi soprattutto nel nord-est del paese. Da diversi giorni ormai il numero di morti e dispersi comunicato dalle autorità è di fatto fermo: la Mezzaluna Rossa libica (l’equivalente della Croce Rossa) e le Nazioni Unite parlano di almeno 11.300 morti e più di 10mila dispersi. Il fatto che dopo una settimana ci siano ancora così tanti dispersi fa pensare che il numero totale dei morti sia destinato presto a salire notevolmente.

Mentre nel paese si discute delle responsabilità dei danni, e soprattutto dell’impreparazione dei due governi che dal 2014 si contendono il potere, al momento la preoccupazione principale è evitare la diffusione di malattie tra la popolazione.

Ci sono moltissimi cadaveri lasciati in strada o sepolti in fosse comuni per via della mancanza di sacchi per seppellirli, e si teme che l’acqua stagnante ancora presente in molte città possa causare epidemie: in particolare, secondo Yann Fridez, capo della delegazione del Comitato internazionale della Croce Rossa in Libia, si rischia una diffusione del colera.

Da domenica sono quindi cominciate vaccinazioni di massa su gruppi selezionati: in primo luogo gli operatori sanitari, i bambini e i soccorritori che si occupano di recuperare i cadaveri. Lo ha detto in una conferenza stampa Othman Abdul Jalil, ministro della Salute del governo libico orientale – quello guidato dal maresciallo Khalifa Haftar – che però non ha specificato se i vaccini iniettati siano effettivamente destinati a prevenire il colera.

Nel frattempo continuano le ricerche dei dispersi, in particolare a Derna, la città più colpita dalle alluvioni, dove ci sono ancora centinaia di corpi immersi nell’acqua che ha inondato la zona e tra le macerie dei palazzi distrutti che i soccorritori non sono ancora riusciti a recuperare.

In alcuni casi sono state trovate persone in vita, ma le speranze di trovarne altre dopo così tanti giorni sono molto poche. Il centro di Derna è stato quasi totalmente distrutto, dopo che le alluvioni avevano provocato il crollo delle due dighe che controllavano a monte il flusso di acqua lungo il canale Wadi Derna, il letto di un corso d’acqua effimero che taglia la città in due. La Libia è un paese desertico privo di fiumi, dove però occasionalmente possono formarsi corsi d’acqua effimeri che in arabo sono chiamati “wadi” o “uadi”. L’acqua era straripata al punto da spazzare via del tutto i quartieri residenziali che si trovavano lungo entrambe le sponde, costruiti in alcuni punti molto vicino all’argine.

– Leggi anche: Le responsabilità per i danni dell’alluvione in Libia