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  • Giovedì 14 settembre 2023

Il collasso del sistema di accoglienza a Lampedusa

In pochi giorni sono arrivate migliaia di persone, che ora si trovano sull'isola in condizioni estremamente precarie

Il molo di Lampedusa, 13 settembre 2023 (ANSA/CONCETTA RIZZO)
Il molo di Lampedusa, 13 settembre 2023 (ANSA/CONCETTA RIZZO)
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Negli ultimi giorni a Lampedusa, l’isola italiana più vicina alle coste africane che a quelle siciliane, c’è stato un intenso aumento degli arrivi di migranti via mare, il più ingente da diversi anni a questa parte.

Non sono disponibili dati ufficiali ma secondo una stima di Matteo Villa, esperto di immigrazione dell’ISPI, fra martedì 12 e il pomeriggio di mercoledì 13 sono arrivate più di settemila persone, di cui 5.504 soltanto martedì. Sono numeri piuttosto imponenti: l’hotspot, cioè il centro di prima accoglienza dell’isola, ha una capienza massima di 400 persone e mercoledì è arrivato a ospitarne più di seimila, cioè più o meno lo stesso numero di abitanti di Lampedusa.

Gli arrivi hanno fatto saltare il sistema di accoglienza dell’isola, e le persone che più ne stanno subendo le conseguenze sono proprio i migranti. Arrivano dalla Tunisia e dalla Libia dopo una traversata estremamente rischiosa, in condizioni igieniche precarie, quasi sempre disidratati e malnutriti, insomma in una condizione di estrema vulnerabilità: e al momento le strutture dell’isola non riescono a garantire loro un’accoglienza adeguata.

La situazione è particolarmente critica nei due principali luoghi di transito dei migranti sull’isola, il molo Favaloro, dove le imbarcazioni dei migranti vengono fatte attraccare dalle autorità italiane, e l’hotspot, che da giugno è gestito dalla Croce Rossa su incarico diretto del governo.

Il molo Favaloro è l’unico spazio attrezzato per accogliere i migranti appena sbarcati, ma “attrezzato” è una parola grossa: è una piattaforma di cemento lunga 150 metri dove non arriva l’acqua potabile, non ci sono adeguati ripari per il sole né posti a sedere. Nei giorni in cui gli sbarchi sono più frequenti, i migranti rimangono ore in attesa di essere registrati e trasferiti nell’hotspot. Martedì in centinaia sono rimasti senz’acqua né cure di alcun tipo, ammassati negli spazi del molo: a un certo punto la Guardia di Finanza li ha caricati mentre stavano aspettando il trasferimento nell’hotspot.

Nell’hotspot le persone ospitate non trovano una sistemazione migliore. La struttura è pensata per accogliere circa 400 persone e negli anni non è stata mai allargata, sia perché gli isolani faticherebbero ad accettare un centro più grande, sia perché negli anni i ministri dell’Interno hanno spesso temuto che un ampliamento e un miglioramento del centro potesse incentivare gli arrivi (tesi molto contestata dagli esperti di migrazione).

Anche in questo caso non esistono dati precisi. Mercoledì pomeriggio l’agenzia Ansa scriveva che in tutta Lampedusa erano presenti 6.792 migranti, dei quali «la maggior parte» all’interno dell’hotspot. Nei mesi scorsi la Croce Rossa aveva migliorato le condizioni del centro per quanto riguarda gli spazi e la disponibilità di cibo, ma finora aveva gestito un massimo di poco meno di quattromila persone in contemporanea, quasi tremila in meno rispetto al nuovo picco. «Le donne mi chiedono di potersi lavare. Io posso dire solo “aspettate”. Mi vergogno», ha raccontato a Repubblica un’infermiera che lavora nell’hotspot.

Nel centro c’è anche una ragazza di 17 anni la cui figlia di 5 mesi è morta durante le operazioni di soccorso del barchino su cui si trovavano. Secondo le prime ricostruzioni il peso delle persone che si sono sporte verso la Guardia Costera durante il soccorso ha fatto inclinare il barchino e precipitare la bambina in mare. È stata recuperata poco dopo, ma era già morta.

La Croce Rossa ha fatto sapere alla Stampa che nelle prossime ore la situazione dovrebbe migliorare e che entro giovedì, a meno di un nuovo picco di arrivi, le presenze nell’hotspot dovrebbero tornare a circa 3.500 (comunque più di otto volte la capienza massima).

Sull’isola girano anche gruppi di migranti che le autorità non hanno registrato, e che in molti casi sono abbandonati a se stessi. Martedì alcuni di loro sono stati notati dall’ex sindaca Giusi Nicolini e accolti, temporaneamente e informalmente, nell’unico campeggio dell’isola. Anche la parrocchia dell’isola ha messo a disposizione uno spazio per accogliere un centinaio di persone fra donne e minori non accompagnati.

È difficile individuare cause precise per questo picco di arrivi. In questi giorni le condizioni meteo sono favorevoli per le partenze dal Nord Africa per via della persistente zona di alta pressione (e quindi di bel tempo) che ha interessato sia l’Italia che la Tunisia. In Tunisia inoltre la situazione continua a essere gravissima dal punto di vista economico e sociale, e il governo autoritario di Kais Saied sta continuando a indicare come capri espiatori i migranti che provengono dall’Africa subsahariana. Molti di loro arrivati a Lampedusa raccontano di avere subito violenze e discriminazioni in Tunisia.