Il velocista Lyles ce l’ha con i giocatori NBA che si definiscono “campioni del mondo”

Il velocista che ha dominato i Mondiali di atletica ha criticato una consuetudine radicata nello sport professionistico statunitense

Noah Lyles dopo la vittoria nella staffetta (AP Photo/Martin Meissner)
Noah Lyles dopo la vittoria nella staffetta (AP Photo/Martin Meissner)

Il velocista statunitense Noah Lyles è stato uno dei principali protagonisti dei Mondiali di atletica che si sono chiusi domenica a Budapest: ha vinto i 100 metri, i 200 metri e la staffetta 4×100. In conferenza stampa dopo aver vinto il suo terzo oro ha criticato l’abitudine della NBA, la principale lega professionistica nordamericana di basket, di definire i suoi vincitori “campioni del mondo”. È infatti usanza piuttosto diffusa, nei media e nella stessa organizzazione, chiamare così la squadra che vince il titolo alla fine del campionato, che però comprende solo squadre di Stati Uniti e Canada.

Le sue dichiarazioni, arrivate in risposta a una domanda su come far crescere il suo sport e accompagnate da qualche sorriso e risata, sono state molto riprese, soprattutto negli Stati Uniti, e hanno provocato reazioni da parte di alcuni dei giocatori più noti della NBA.

La cosa che mi dà più fastidio è che quando guardo le finali NBA hanno quella scritta “Campioni del mondo” sopra la testa. Campioni del mondo di cosa? Degli Stati Uniti? Non fraintendetemi, io amo gli Stati Uniti, a volte. Ma non sono il mondo. Noi qui siamo il mondo. Abbiamo qui quasi ogni paese del mondo: tutti lottano, migliorano, indossano la loro bandiera per mostrare chi rappresentano. Non ci sono bandiere nella NBA.

Per Lyles questi Mondiali sono stati i migliori della sua carriera: nessuno riusciva a vincere tre ori nelle tre gare dello sprint dai tempi di Usain Bolt. Lyles ha 26 anni, è figlio di atleti e fa parlare di sé sin dal 2014, quando fu una delle rivelazioni dei campionati giovanili. Alle ultime Olimpiadi di Tokyo del 2021 ottenne solo un bronzo nei 200 metri, competizione in cui era favorito, ma ha vinto cinque volte (4 per i 200 metri, una per i 100 metri) la Diamond League, una competizione che si svolge in dodici meeting di atletica leggera durante l’anno.

I suoi commenti sull’uso del termine “campioni del mondo” da parte della NBA hanno suscitato reazioni immediate sui social da parte di alcuni dei giocatori della lega professionistica di basket. Kevin Durant, che ha vinto tre ori olimpici con gli Stati Uniti, oltre che due campionati NBA con i Golden State Warriors, ha commentato: «Qualcuno aiuti questo fratello». Altri, come Devin Booker, compagno di Durant ai Phoenix Suns, hanno postato l’emoji della persona che si mette rassegnata una mano sul volto. Aaron Gordon, che ha vinto l’ultimo campionato NBA con i Denver Nuggets, ha scherzato: «Comunque io sono un razzo nei 200 metri». Draymond Green, più volte campione con i Warriors e noto per la poca diplomazia delle sue dichiarazioni, ha commentato: «Quando non si riesce ad esser intelligenti…».

Le reazioni di giocatori ed ex giocatori NBA sono state numerose, alcune decisamente offensive nei confronti di Lyles, altre più focalizzate a sottolineare come la presenza dei migliori giocatori del mondo nella NBA giustifichi quella definizione di “campioni del mondo”.

La rivendicazione implicita è che la squadra che vince il titolo NBA batterebbe qualunque altra squadra nel mondo, comprese quelle dei migliori campionati europei, come quello spagnolo, quello turco, quello greco e quello italiano. È un’abitudine diffusa, negli Stati Uniti: lo fanno anche la lega di football americano (NFL) e di baseball (MLB).

In tutti e tre i casi i campionati sono quasi universalmente riconosciuti come i più competitivi del mondo, anche se la definizione di “campioni del mondo” è oggettivamente impropria. Per quel che riguarda la NBA, la lega è composta solo da squadre statunitensi e canadesi, ma la quasi totalità dei migliori giocatori al mondo gioca in quel campionato: oggi i giocatori provenienti dall’estero sono oltre 120, da 40 differenti paesi, e gli ultimi cinque titoli di miglior giocatore del campionato hanno premiato giocatori non statunitensi: Joel Embiid (Camerun, 2023), Nikola Jokic (Serbia, 2021 e 2022) e Giannis Antetokounmpo (Grecia, 2019 e 2020).

I Denver Nuggets campioni NBA 2023 (AP Photo/David Zalubowski)

A livello di nazionali gli Stati Uniti hanno vinto 7 delle ultime 8 Olimpiadi (tutte tranne il 2004) e due degli ultimi 3 Mondiali: negli ultimi, nel 2018, hanno registrato il loro peggior risultato di sempre, uscendo ai quarti. Soprattutto in occasione dei Mondiali la squadra statunitense non presenta quasi mai i migliori giocatori del campionato, che preferiscono preservarsi per la lunga e intensa stagione NBA (è il caso anche dell’attuale formazione impegnata nelle Filippine).

Uno stendardo con “campioni del mondo” nel 1973 (AP Photo/J. Walter Green)

Le squadre NBA hanno giocato contro squadre europee o straniere solo in gare di esibizione, quasi sempre a inizio stagione e con formazioni non sempre complete: un appuntamento classico degli anni Ottanta e Novanta era il McDonald’s Open, in cui si affrontavano squadre americane ed europee, sempre vinto dalla rappresentante della NBA. Nel complesso le amichevoli fra squadre NBA e squadre provenienti dal resto del mondo sono state 155: i nordamericani hanno vinto 138 volte e perso solo 17 partite.