Una delle battute più misteriose della storia del cinema

Vent’anni fa uscì “Lost in Translation”, rimasto per tante cose tra cui la celebre frase finale che non si riesce a sentire

(IMDb)
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Bob Harris è un attore di mezz’età con una carriera in declino, che per guadagnare qualche soldo si presta a girare un’improbabile pubblicità per un whisky giapponese a Tokyo. Charlotte, di cui non sappiamo il cognome, è una neolaureata in filosofia che segue il marito fotografo in un viaggio di lavoro in Giappone, e passa la gran parte del tempo a interrogarsi sulla sua vita e sul suo futuro. Tra i due personaggi ugualmente soli, confusi e alienati si crea un legame profondo, a metà tra l’amicizia e la storia romantica, che culmina in un veloce bacio d’addio accompagnato da una frase che lui sussurra all’orecchio di lei.

Lost in Translation – L’amore tradotto di Sofia Coppola uscì nei cinema statunitensi il 29 agosto del 2003, vent’anni fa, e sono vent’anni che il pubblico cerca di ricostruire le ultime parole che il personaggio interpretato da Bill Murray dice a quello di Scarlett Johansson. Forse la più famosa frase-che-non-si-capisce della storia del cinema. Coppola non ha mai scritto la battuta del personaggio di Murray ed è proprio questo mistero che l’ha resa così discussa. Né Murray né Johansson hanno mai rivelato le parole esatte, ma negli anni sono state fatte diverse ipotesi.

Coppola ha raccontato che per il soggetto di Lost in Translation, il suo secondo lungometraggio, si ispirò almeno in parte alla sua stessa vita. Da giovane – è la figlia del celebre regista Francis Ford Coppola – aveva passato molto tempo a Tokyo per lavorare nella moda e nella fotografia, e così decise di «catturare» l’esperienza di andare in Giappone, tra jet lag e la scoperta di un posto nuovo e sconosciuto, assieme a «tutte le cose che aveva in mente e tutte quelle che cercava di capire» quando aveva 25 o 30 anni. In più, per qualche motivo sognava spesso di incontrare Bill Murray in un hotel di Tokyo, e per questo insistette perché fosse proprio lui a interpretare il protagonista maschile.

Nel film, Charlotte e Bob si incontrano al Park Hyatt di Tokyo e diventano amici. Nei giorni seguenti finiscono per passare molto tempo insieme, raccontandosi cose sulle rispettive vite al bar dell’albergo, guardando la tv o cantando al karaoke, con qualche incomprensione sia tra di loro sia con la cultura del posto. Tra i due, entrambi sposati, nasce una forte intesa e una taciuta tensione romantica, che si rovina quando alla fine Bob passa la notte con una cantante del posto. Charlotte la prende male, e i rapporti tra i due si raffreddano: alla fine ognuno prende la propria strada.

Come scrisse il Los Angeles Times, nonostante la trama non fosse particolarmente complessa, Lost in Translation dimostrava tra le altre cose «quanto peso e sostanza potesse avere qualcosa di molto leggero nelle giuste mani». Il film, che in Italia uscì il 5 dicembre del 2003 ed ebbe subito un buon successo di pubblico e critica, vinse il premio Oscar per la miglior sceneggiatura originale nel 2004: era stato candidato anche come miglior film, miglior regia e miglior attore protagonista.

Coppola spiegò che il film «parla di fraintendimenti tra persone e posti», come d’altra parte suggerisce l’espressione da cui deriva il suo titolo, che indica i dettagli e le sfumature che spesso vanno perduti quando si traduce da una lingua all’altra. «Parla di cose disconnesse e della ricerca di momenti di connessione».

Alla fine del film Bob e Charlotte si incontrano un’ultima volta per salutarsi al bar dell’albergo, la sera prima che lui lasci Tokyo. L’alchimia che si è sviluppata nei giorni precedenti è apparentemente finita. Ma il mattino successivo, vedendola camminare per strada, Bob fa fermare il taxi che lo sta portando all’aeroporto per andarle incontro: la abbraccia e le sussurra qualcosa di indecifrabile all’orecchio. Per la prima volta i due si baciano e poi si salutano con un semplice ciao (“bye”).

Come accade spesso in casi simili, nel tempo sono state formulate varie teorie su cosa abbia detto il personaggio di Bill Murray a quello di Scarlett Johansson, visto che non si riesce a sentire. Le persone che hanno provato ad alzare al massimo il volume del film per cercare di ricostruire le parole hanno dato interpretazioni anche molto differenti.

Qualcuno ci ha sentito: “I have to be leaving, but I won’t let that come between us. Okay?”, qualcosa come: “Devo andarmene, ma non lascerò che questo ci allontani. Ok?”. Qualcun altro: “I love you is the best thing I can come up with. At some point, he has to tell it to her”, cioè “Ti amo è il meglio che riesco a farmi venire in mente. A un certo punto lui glielo deve dire”.

Secondo altre interpretazioni ancora l’ultima parte della frase invece ha a che fare col dire la verità, mentre la prima varia. “I won’t see you till the next making of Santori. Go to that man and tell him the truth, okay?” o “You’ll always be an independent woman, don’t part mad. Tell the truth. Okay?”, cioè: “Non ci vedremo fino alle prossime riprese per il [whisky] Santori. Va’ da quell’uomo e digli la verità, ok?”, o ancora “Sarai sempre una donna indipendente, non impazzirci. Di’ la verità. Ok?”).

La ricostruzione ritenuta tra le più attendibili comunque sembra essere: “When John is waiting on the next business trip… Go up to that man, and tell him the truth. Okay?”: “Quando John [il marito di Charlotte] aspetta il suo prossimo viaggio di lavoro, va’ da lui e digli la verità. Ok?”.

C’è anche chi ritiene che in realtà la scena finale sia frutto dell’immaginazione del personaggio di Bob, visto che l’ultima volta in cui si vede Charlotte nell’albergo lei sta salendo in ascensore, e subito dopo lui la vede camminare in strada. Un utente di Reddit invece sostiene che ci siano elementi per dire che tutto il film sia un viaggio nel tempo, e che Bob in realtà sia John, che torna indietro nel tempo per cercare di rimediare alla situazione perché si è reso conto di aver trascurato Charlotte.

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Come ha osservato il sito dedicato al cinema e alla cultura pop Collider, l’ambiguità della scena permette a chiunque veda il film di interpretarla in base alle proprie esperienze e alle proprie emozioni rispetto al tema dell’amore, dell’amicizia e dei legami tra le persone. A ogni modo, Coppola ritiene che sia una battuta intima, che rappresenta il legame tra i personaggi.

Parlando con il sito Little White Lies in occasione dei 15 anni dall’uscita del film, Coppola aveva detto che «quella cosa che Bill sussurra a Scarlett non era pensata per essere niente di che». La sua idea era quella di capire in un secondo momento che cosa fargli dire, racconta, ma alla fine la battuta non la scrisse mai. «Fu una cosa tra loro»: serviva «semplicemente per prendere atto che quella settimana aveva voluto dire qualcosa per entrambi e che avrebbe influenzato il loro ritorno alla vita normale», continua. Quando le persone le domandano cosa dice la frase, Coppola risponde che le piace la versione di Bill Murray: «Che è una cosa tra amanti, e quindi io non aggiungo altro».