• Mondo
  • Sabato 26 agosto 2023

La giunta militare del Niger ha ordinato l’espulsione dell’ambasciatore francese

Perché la Francia continua a non riconoscere il governo dei militari: Sylvain Itté ha 48 ore di tempo per lasciare il paese

Sostenitori della giunta militare in Niger (EPA/ISSIFOU DJIBO via ANSA)
Sostenitori della giunta militare in Niger (EPA/ISSIFOU DJIBO via ANSA)
Caricamento player

Venerdì la giunta militare che a inizio agosto ha preso il potere con un colpo di stato in Niger ha ordinato l’espulsione dell’ambasciatore francese, Sylvain Itté. La giunta ha dato a Itté 48 ore di tempo per lasciare il paese. Ha motivato la sua espulsione dicendo che il governo francese avrebbe intrapreso azioni «contrarie agli interessi del Niger».

Itté inoltre si è rifiutato di incontrare quello che la giunta ha insediato come proprio ministro degli Esteri: il governo francese, da parte sua, ha detto che la giunta golpista non ha l’autorità per prendere decisioni di questo tipo, perché continua a riconoscere come unico presidente legittimo Mohamed Bazoum, il presidente democraticamente eletto deposto dai militari.

Il Niger è un paese africano da 25 milioni di abitanti e un’ex colonia francese, che ottenne l’indipendenza nel 1960.

L’attività dei militari che hanno compiuto il golpe è stata caratterizzata fin da subito dai forti sentimenti antifrancesi: nei giorni immediatamente successivi al golpe erano circolate molte immagini di sostenitori della giunta che agitavano cartelli o cantavano slogan contro la Francia, molti di loro inneggiando alla Russia. La giunta aveva inoltre annunciato l’interruzione di accordi di cooperazione militare in vigore con la Francia e interrotto le trasmissioni in Niger dei telegiornali francesi, tra le altre cose.

Nella giornata di venerdì erano circolate notizie sulla presunta espulsione dal Niger anche degli ambasciatori di Stati Uniti e Germania, ma sono state smentite. In entrambi i casi le notizie erano state date dall’agenzia di stampa francese AFP, che le aveva rettificate perché le fonti da cui provenivano non erano fonti ufficiali (nel caso degli Stati Uniti la notizia era stata data sulla base di una lettera circolata online, che il governo americano ha definito «non autentica» e ha detto di non aver mai ricevuto).