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  • Sabato 19 agosto 2023

Felipe Massa vuole ancora il Mondiale di Formula 1 del 2008

L'ex pilota ha minacciato un'azione legale sull'incidente intenzionale di Piquet al Gran Premio di Singapore, visti alcuni nuovi sviluppi

(Manuel Queimadelos Alonso/Getty Images)
(Manuel Queimadelos Alonso/Getty Images)
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Il Gran Premio di Singapore di Formula 1 del 2008 è ricordato per essere stato il primo disputato sul Singapore Street Circuit, il primo di sempre in notturna nella storia dello sport e per essere stato particolarmente caotico in seguito a un controverso incidente che coinvolse il pilota brasiliano Nelson Piquet Jr., della Renault, e che provocò una serie di conseguenze che portarono alla vittoria del compagno di squadra Fernando Alonso. Quel risultato fu decisivo per la classifica finale del Mondiale del 2008, il primo vinto da Lewis Hamilton, che all’epoca correva per la McLaren e finì di un solo punto davanti al brasiliano Felipe Massa della Ferrari. Hamilton infatti arrivò terzo a Singapore (ottenendo 6 punti), mentre Massa, che prima dell’incidente era primo, concluse la gara al tredicesimo posto (e non ottenne nessun punto).

Ma quello che emerse solo in seguito è che Nelson Piquet Jr. si schiantò deliberatamente, su ordine della sua scuderia, per favorire il compagno di squadra Alonso. Il piazzamento di Massa fu direttamente collegato alle conseguenze di quell’incidente, e ora perciò, in seguito a nuovi sviluppi nella vicenda, il pilota ha attivato le vie legali per chiedere giustizia, sostenendo di essere stato «vittima di una cospirazione commessa da persone ai vertici della Formula 1», di aver perso decine di milioni di euro per quel torto subito e di essere, in sostanza, il legittimo campione del titolo piloti del 2008.

Che Nelson Piquet Jr. si fosse schiantato di proposito lo si seppe fin dall’anno seguente: all’inizio disse che era successo inavvertitamente, ma poi prima suo padre – tre volte campione della Formula 1 negli anni Ottanta – e in seguito lui stesso rivelarono che c’era stato un ordine preciso da parte di Flavio Briatore, team manager della Renault, e dell’ingegnere Pat Symonds.

Una successiva indagine della Fédération Internationale de l’Automobile (FIA) accertò che era andata proprio così, e decise pene e sospensioni per Renault, Briatore e Symonds, che però furono poi annullate. La vicenda si concluse con dei patteggiamenti e Symonds e Briatore furono interdetti dalla Formula 1 fino al 2013 (entrambi comunque erano già stati allontanati dalla Renault). Massa però ora contesta come fu risolta la questione, perché non ci furono interventi sul risultato del Gran Premio e quindi nemmeno su quello finale del Mondiale.

Il caso Piquet è molto ricordato dagli appassionati. Quell’anno Massa e Hamilton si stavano contendendo il titolo punto a punto, dopo che l’anno precedente il Mondiale era stato vinto da Kimi Räikkönen della Ferrari – tuttora l’ultima vittoria della scuderia italiana – che però aveva iniziato molto male la stagione e a un certo punto aveva accettato di fare da secondo al compagno di squadra. Il Gran Premio di Singapore si tenne il 28 settembre ed era il 15esimo della stagione, il quartultimo. Massa si era qualificato per primo, in un circuito in cui i sorpassi sono notoriamente difficili: era quindi piuttosto sicuro di poter vincere la gara. Hamilton partiva secondo, Räikkönen terzo. Alonso, che non era interessato dalla battaglia per il Mondiale, essendo diverse posizioni più indietro, partiva invece quindicesimo dopo una pessima qualifica.

Alonso fu il primo a fare il pit stop, e a quei tempi – rimase così fino all’anno dopo – durante la sosta le auto venivano ancora rifornite di carburante. Pochi giri dopo, Piquet si schiantò contro il muro in un punto della pista dove era molto complicato rimuovere i detriti dell’auto. Entrò quindi la safety car, che rimase in pista per diversi giri, proprio in un momento in cui le auto avevano bisogno di rifornirsi di benzina. Appena la pit lane fu riaperta – all’epoca all’inizio della safety car non ci si poteva fermare ai box – le auto si fermarono tutte insieme, compresa quella di Massa. Per un errore dei meccanici, però, gli fu dato il segnale di via libera prima che il rifornimento fosse finito, e partì con la pompa di benzina ancora attaccata alla monoposto. Ci fu un gran caos, e Massa rientrò in pista nelle retrovie, ricevendo un’ulteriore penalità.

Alonso, che aveva già fatto il suo pit stop, si ritrovò invece quinto, e man mano che si fermarono anche i piloti davanti a lui guadagnò la prima posizione, che non ebbe difficoltà a mantenere. Hamilton arrivò terzo dietro a Nico Rosberg, mentre la gara di Massa, ormai compromessa, si concluse in tredicesima posizione. Nel successivo Gran Premio, in Giappone, Massa arrivò settimo e Hamilton dodicesimo, ma a quello ancora dopo, in Cina, Hamilton vinse arrivando proprio davanti a Massa. Tutto si ridusse all’ultima gara, in Brasile: la vinse Massa, ma all’ultima curva dell’ultimo giro Hamilton superò Timo Glock della Toyota arrivando quinto, ottenendo 4 punti e concludendo la stagione un punto davanti a Massa. Diventò il più giovane vincitore di un titolo mondiale di Formula 1, a 23 anni.

Dopo le dichiarazioni di Piquet e l’indagine diventò chiaro a tutti che quell’incidente aveva falsato la gara, ma la FIA decise di non intervenire sul risultato del Gran Premio. Venne peraltro concluso che Alonso non sapeva niente dell’ordine dato dalla sua scuderia al compagno di squadra. Per quanto riguarda Piquet, non corse più in Formula 1 dopo il 2009.

Lo scorso marzo uscì una dichiarazione, attribuita dal sito F1-Insider.com all’ex amministratore delegato della Formula 1 Bernie Ecclestone, che sosteneva che lui e l’allora presidente della FIA Max Mosley fossero stati avvisati già durante la stagione del 2008 dell’irregolarità, ma che avessero deciso di non indagare per evitare uno scandalo. «Da regolamento avremmo dovuto annullare la gara a Singapore, in queste condizioni. Significa che non avrebbe contato per la classifica mondiale. Quindi Massa sarebbe diventato campione, e non Lewis Hamilton». Ecclestone ha poi detto a Reuters di non ricordare di aver detto quelle cose al sito F1-Insider.com.

Massa però ora sembra intenzionato a portare in tribunale la vicenda, a meno che non gli sia data una «risposta soddisfacente» entro due settimane. Non è chiaro cosa intenda, né come potrebbe finire la storia. Il regolamento della FIA prevede che non si possa chiedere la revisione di un risultato, passate più di due settimane. Il sito Motorsport scrive che Massa potrebbe rivolgersi al Tribunale Arbitrale dello Sport (TAS), che però non ha giurisdizione sulla FIA su questa materia.