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  • Mercoledì 16 agosto 2023

Le storie attorno alla perquisizione di una piccola redazione in Kansas

Riguardano la discussione sulla libertà di stampa negli Stati Uniti e gli standard tenuti dai giornali locali americani, tra le altre cose

(AP Photo/John Hanna)
(AP Photo/John Hanna)

La scorsa settimana negli Stati Uniti la redazione del Marion County Record un piccolo giornale locale di Marion, cittadina di 1.900 abitanti in Kansas – è stata perquisita dalla polizia dopo che il suo editore e direttore responsabile, Eric Meyer, era stato accusato di furto d’identità: l’accusa era legata al modo con cui il giornale avrebbe ottenuto alcune informazioni su una persona residente della zona.

È un fatto eccezionale: negli Stati Uniti le perquisizioni nelle redazioni giornalistiche, e in generale la confisca di informazioni ottenute dai redattori e dalle redattrici nell’esercizio della loro professione, sono soggette a norme stringenti che tutelano la libertà di parola, un principio fondamentale protetto anche dal primo emendamento della Costituzione degli Stati Uniti. Al di là delle accuse specifiche rivolte al Marion County Record, l’episodio racconta diverse cose del rapporto tra sistema giudiziario e organi di stampa negli Stati Uniti, e mostra quanto anche i piccoli giornali possano svolgere un ruolo importante nell’informazione locale e nazionale.

La perquisizione era stata ordinata a seguito di una denuncia fatta da Kari Newell, una ristoratrice di Marion, che aveva accusato il Marion County Record di aver ottenuto in modo illegale alcune informazioni riguardo a una condanna da lei ricevuta nel 2008 per guida in stato d’ebrezza: quella condanna le impedisce ancora oggi di ottenere la licenza per vendere alcolici nel suo locale. Meyer ha confermato che i suoi giornalisti erano in possesso dei dettagli sulla condanna di Newell, ma ha spiegato che questi non erano stati ottenuti in modo illecito ma erano stati ricevuti da una fonte anonima. Inoltre, il Marion County Record aveva deciso di non pubblicare le informazioni su Newell poiché temeva che la fonte anonima potesse a sua volta averle ottenute in modo illegale (una premura che non è così frequente altrove per quanto riguarda i giornali locali).

Nonostante i chiarimenti presentati, la giudice di un distretto locale ha comunque emesso un mandato di perquisizione accusando il direttore responsabile di «furto d’identità» nei confronti di Newell. Meyer ha negato di aver commesso qualsiasi reato.

L’11 agosto l’intero corpo di polizia locale, formato da cinque persone, ha perquisito la redazione del Marion County Record confiscando computer, telefoni cellulari e altri strumenti utilizzati dai giornalisti. Tra le altre cose, la situazione è ulteriormente complicata dal fatto che il giornale stava indagando su presunte accuse per molestie sessuali contro il capo della polizia, Gideon Cody: gli articoli non erano ancora stati pubblicati, ma si trovano nei computer confiscati nel corso della perquisizione.

Le forze dell’ordine hanno perquisito anche la casa di Meyer, che viveva con la madre di 98 anni. La donna è morta poche ore dopo, secondo Meyer a causa dei livelli di stress a cui era stata sottoposta.

La redazione del Marion County Record (AP Photo/John Hanna)

La perquisizione della redazione del Marion County Record è stata raccontata da molti organi di stampa statunitensi, tra cui il New York Times e il Washington Post. In generale, l’episodio è stato considerato come un’intrusione delle autorità nel lavoro giornalistico e una violazione delle leggi federali.

Il Privacy Protection Act del 1980, infatti, limita molto le situazioni in cui le forze dell’ordine possono perquisire la sede di un giornale o confiscare il materiale utilizzato dai suoi dipendenti o collaboratori: di norma, questo avviene soltanto quando le autorità sono alla ricerca di materiale relativo a presunti crimini compiuti non dai giornalisti stessi ma da persone esterne alla redazione, che magari sono state intervistate o su cui il giornale aveva già indagato in modo indipendente. La perquisizione è possibile anche nel caso in cui un giornalista sia personalmente sospettato per il reato in questione, ma solo se questo è stato compiuto al di fuori dall’ambito lavorativo (e quindi non si applicherebbe nel caso di Meyer o dei reporter del Marion County Record).

«Negli Stati Uniti, la protezione offerta dal primo emendamento è molto importante: se un giornale decide di pubblicare qualcosa, è difficile che poi sia portato in tribunale per questo», ha detto al Post Ross Barkan, autore per il New York Times Magazine e docente alla scuola di giornalismo della New York University. «Il fatto di essere un giornale non protegge da qualsiasi tipo di attività criminale, ma questa è una situazione diversa: la polizia si è spinta troppo oltre, e sembra un caso di abuso di potere ai danni di un piccolo giornale locale che stava cercando di fare il proprio lavoro».

Anche in Italia eventi di questo tipo sono rari. Un caso simile risale al 2017, quando la polizia perquisì l’abitazione di un giornalista della Stampa, Gianluca Paolucci, e la redazione torinese del giornale in cerca di alcuni documenti riservati che si pensava fossero stati ottenuti in modo illecito. Lo scorso marzo, invece, la polizia era entrata nella redazione del quotidiano Domani per sequestrare un articolo relativo alla condanna di un uomo vicino al sottosegretario al ministero del Lavoro Claudio Durigon, della Lega. In Italia la libertà di espressione e di stampa sono tutelate dall’articolo 21 della Costituzione e dall’articolo 2 della legge che regola la professione giornalistica, del 1963.

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La storia del Marion County Record ha messo in evidenza anche un fattore su cui Italia e Stati Uniti sono ancora piuttosto distanti: l’importanza che i giornali locali hanno nel panorama dell’informazione. Seppure con le dovute eccezioni, molte piccole redazioni negli Stati Uniti adottano in modo rigoroso i migliori standard giornalistici e i loro articoli vanno ben oltre la copertura di eventi cittadini, blocchi al traffico o piccoli crimini. Il Marion County Record, per esempio, aveva deciso di non pubblicare le informazioni sulla condanna di Newell, nonostante ne avesse constatato la veridicità, perché non poteva verificarne la provenienza.

Nel libro Newsroom Confidential, poi, la giornalista statunitense Margaret Sullivan (ex “public editor” del New York Times, tra le altre cose) racconta la sua esperienza come direttrice responsabile del quotidiano locale Buffalo News, città nello stato di New York confinante con il Canada, ricordando i tanti reportage che ha curato e le difficili scelte editoriali che ha dovuto prendere.

Non è raro inoltre che le inchieste condotte da media locali ottengano rilevanza nazionale e anche il Premio Pulitzer, il più prestigioso riconoscimento giornalistico del paese, ha una sezione dedicata alla cronaca locale che ogni anno premia i piccoli giornali più meritevoli per le loro attività di reporting.

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Parte di questo successo è dovuto al fatto che gli Stati Uniti sono un paese enorme, grande oltre 30 volte l’Italia e in cui vivono più di 300 milioni di persone: per un giornale nazionale, occuparsi di tutti i territori è praticamente impossibile. Proprio per questo in alcuni casi i giornalisti dei media locali sono gli unici presenti sul posto quando accadono eventi inaspettati tragici o eccezionali, e la loro conoscenza del territorio e delle persone che lo abitano permette di raccogliere informazioni di prima mano in modo veloce e affidabile. Nel 2022, per esempio, il New Yorker raccontò come lo staff dell’Uvalde Leader News coprì la grossa sparatoria nella scuola elementare della città texana, sottolinenando la difficoltà per i giornalisti di fare i conti con il dolore di persone che conoscevano personalmente.

Le cose però stanno cambiando. Dopo il grande successo ottenuto nel secolo scorso, oggi il sistema del giornalismo locale negli Stati Uniti è in crisi a causa della mancanza di fondi e dell’imposizione dei social network come principale fonte d’informazione per un numero sempre maggiore di persone.

Secondo uno studio della Northwestern University, tra il 2019 e il 2022 oltre 360 giornali locali hanno chiuso, lasciando 70 milioni di persone a vivere in cosiddetti “news deserts”, territori fuori dai grandi centri urbani dove l’accesso a fonti d’informazione affidabili è reso difficile dalla mancanza di pubblicazioni. Secondo alcune ricerche, nelle comunità prive di una buona fonte locale di notizie l’affluenza alle elezioni è più bassa, la corruzione cresce e la disinformazione si diffonde più facilmente, con conseguente perdita generale di fiducia nei confronti del sistema mediatico. «La presenza di un giornale locale può essere molto importante per una comunità: sono istituzioni che, se lavorano correttamente, tengono d’occhio il lavoro delle autorità in modo indipendente e fanno le domande scomode di cui c’è bisogno», ha detto Barkan.