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  • Mercoledì 9 agosto 2023

Le polemiche sul concerto di Travis Scott al Circo Massimo

A sentire il rapper c'erano decine di migliaia di ragazzi: ci sono stati momenti pericolosi e vibrazioni sentite tutto intorno

(Evan Agostini/Invision/AP, File)
(Evan Agostini/Invision/AP, File)
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Lunedì sera decine di migliaia di persone, specialmente ragazze e ragazzi, hanno partecipato al concerto del rapper statunitense Travis Scott al Circo Massimo di Roma, una vasta area pubblica dove al tempo dei Romani c’era uno spazio per gare di corsa e giochi pubblici. Il concerto era stato annunciato appena pochi giorni prima, ma è stato molto partecipato: alcune stime parlano di 55mila persone, ma circolano dati più alti. Nelle ore successive al concerto se n’era parlato soprattutto per l’apparizione a sorpresa del celebre rapper e musicista Kanye West, che non si esibiva dal vivo da circa un anno. Poi però sono emerse alcune polemiche sull’organizzazione dell’intero evento, di cui si sta parlando molto sui social network e sui giornali.

Travis Scott ha 32 anni ed è uno dei rapper più ascoltati al mondo. È nato a Houston e aveva iniziato a collaborare proprio con West nel 2012, facendosi notare già dal disco di esordio, Rodeo, del 2015. Il suo ultimo disco, Utopia, è uscito a fine luglio ma ha già raccolto decine di milioni di ascolti sulle principali piattaforme di streaming. Negli anni Scott si è affermato anche grazie a una certa attitudine “punk” dei suoi concerti, che sono caratterizzati da una marea di gente che salta e poga (mosh pit) o si tuffa dal palco nel pubblico. Come al concerto di Roma, il pubblico di Scott è prevalentemente composto da ragazze e ragazzi.

Anche lunedì sera ci sono stati diversi momenti concitati, di ballo collettivo e grande confusione. Il più pericoloso però non è dipeso dalla musica di Scott: secondo le testimonianze di diversi spettatori poco dopo l’inizio del concerto alcune persone hanno spruzzato dello spray al peperoncino in un settore del Circo Massimo, generando momenti di grande agitazione. Nei video circolati sui social si vedono diverse persone che si arrampicano su una transenna per scappare dalla zona dove sembra sia stato spruzzato lo spray. Domani scrive che «la situazione si è calmata solo quando questi spettatori hanno trovato rifugio su una collinetta del Circo Massimo, che in teoria non era aperta al pubblico per motivi di sicurezza». In tutto sembra che una sessantina di persone siano state curate sul posto per occhi e gola irritati.

Diverse persone si sono lamentate del fatto che i controlli all’ingresso fossero stati molto sommari, e che non sarebbe stato difficile portare dentro contenitori con dello spray al peperoncino, che da alcuni anni in Italia vengono spesso usati ai grandi concerti, verosimilmente per approfittare della confusione e fare piccole rapine. Nel 2018 proprio da una situazione del genere si generò la calca che provocò la morte di sei persone in una discoteca di Corinaldo, nelle Marche, durante un concerto del rapper Sfera Ebbasta. L’anno prima, sempre alcune persone che spruzzarono spray urticante causarono l’enorme ressa in piazza San Carlo a Torino, durante la proiezione della finale di Champions League: due donne furono schiacciate, una morì pochi giorni dopo, una due anni dopo.

Un messaggio circolato molto su Instagram e Twitter, scritto da una persona che era al concerto, sostiene che i controlli siano stati «inesistenti», e che «la “security” si preoccupava solo di togliere i tappi dalle bottiglie». «Ero anche io nella zona dove hanno sparato lo spray, ho subito pensato al controllore all’ingresso che ha leggermente tastato il mio zaino e poi mi ha fatto passare. Potevo avere una pistola e non l’avrebbe sentita», ha commentato su Instagram un’altra persona che si trovava al concerto.

Controllare scrupolosamente borse, zaini e marsupi di decine di migliaia di persone è complicato, e senza un massiccio dispiego di personale finisce per creare lunghissime code all’ingresso, con conseguenze su tutta l’organizzazione dell’evento. Eppure prima del concerto la questura di Roma aveva previsto controlli più stringenti della norma: la zona rossa, cioè quella chiusa a chi non possiede un biglietto, era stata raddoppiata rispetto a eventi simili, ed era stata annunciata la presenza di più di 1.200 steward e 400 agenti delle forze dell’ordine fra polizia, carabinieri e guardia di finanza.

Gli organizzatori del concerto hanno fatto sapere che proprio questa massiccia presenza di forze dell’ordine e steward ha impedito che i momenti di agitazione avvenuti poco dopo l’inizio del concerto finissero male. «La serata si è svolta al meglio grazie al coordinamento e alla cooperazione tra istituzioni, forze dell’ordine e gli organizzatori Live Nation affiancati dal local promoter The Base. Il lavoro coordinato e congiunto ha fatto sì che anche i momenti di tensione che si sono registrati la scorsa notte a causa di pochi irresponsabili e che avrebbero potuto trasformarsi in potenziale pericolo sono stati gestiti al meglio con professionalità e tempestività e scongiurati grazie alla perfetta macchina organizzativa e di sicurezza predisposta», hanno detto in un comunicato.

Il sottosegretario alla Cultura del governo Meloni, Vittorio Sgarbi, ha auspicato però «controlli severi sulla sicurezza e sanzioni adeguate per chi non rispetta le regole fissate» per eventi di massa di questo tipo, soprattutto al Circo Massimo. «Occorre pretendere e avere certezze sulle modalità con cui questi concerti vengono organizzati, a cominciare dalle garanzie sulla sicurezza per il sito e per gli spettatori», ha detto Sgarbi.

Sgarbi, insieme a molti altri, ha sollevato anche l’opportunità di tenere un evento del genere in un’area come quella del Circo Massimo, situata nel pieno centro città e in mezzo a un sito archeologico.

Lunedì sera le vibrazioni prodotte dall’impianto sonoro di Scott sono state così forti da «far vibrare il terreno, far suonare gli antifurti delle automobili parcheggiate, a far tintinnare i vetri delle finestre dei palazzi intorno all’area», ha scritto il giornalista musicale Mattia Marzi su Rockol. A questo si è aggiunto il movimento di migliaia di persone che ballavano: diverse persone sui social network hanno pensato fosse in corso un terremoto, cosa che del resto capita piuttosto spesso ai concerti molto frequentati che si tengono accanto a zone abitate (se n’è parlato poche settimane fa a proposito di un concerto di Taylor Swift a Seattle).

Il Circo Massimo però non è un posto come tutti gli altri, e ciclicamente a Roma riemerge un dibattito sul suo utilizzo per grandi eventi. Dopo il concerto di Scott Alfonsina Russo, direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, ha diffuso un comunicato stampa in cui dice che «il Circo Massimo non è un prato, è un monumento: ha gallerie sotterranee, parti archeologiche, non ci si può saltare sopra per ore, a decine di migliaia». Russo ha aggiunto che in futuro «visto quello che è successo, anche in relazione alla pubblica incolumità e alla conservazione e tutela del patrimonio archeologico, noi daremo parere negativo a questo tipo di eventi».

Anche la logistica dei controlli è resa più difficoltosa dal fatto che il Circo Massimo non è stato pensato per ospitare grandi eventi moderni: lunedì un ragazzo di 14 anni che aveva cercato di entrare senza biglietto è caduto in una scarpata di quattro metri. Per estrarlo è stato necessario l’intervento dei vigili del fuoco (il ragazzo è ferito ma non è in gravi condizioni).

A Russo ha risposto Mariano Angelucci del Partito Democratico, presidente della commissione turismo e grandi eventi del comune di Roma: «Noi abbiamo un rispetto enorme della storia della nostra straordinaria città, dei nostri monumenti millenari e del Circo Massimo che viene tenuto e curato al meglio, ma crediamo che si debba guardare al presente e al futuro ed è bellissimo che 60mila ragazzi ieri si siano divertiti sentendo Roma un po’ più loro. Noi ne siamo felici».