Anche sulle Ande ha fatto molto caldo, sebbene sia inverno

Parti di Cile e Argentina sono state interessate da un'ondata di calore che ha fatto fondere la neve a 2.700 metri di altitudine

La neve sulle Ande vicino a Santiago del Cile (NASA Worldview)
La neve sulle Ande vicino a Santiago del Cile (NASA Worldview)
Caricamento player

Tra la fine di luglio e i primi giorni di agosto, quando nell’emisfero australe è inverno, un’ondata di calore ha interessato varie parti del Sud America meridionale, facendo registrare temperature particolarmente elevate sia in Cile che in Argentina e causando una notevole fusione della neve sulle Ande.

Il primo agosto a Buenos Aires sono stati misurati 30 °C, la temperatura più alta mai registrata nei 117 anni di misurazioni del Servicio Meteorológico Nacional per quel giorno: in media ad agosto nella capitale argentina le temperature massime si aggirano intorno ai 17 °C e il precedente record di temperatura per il primo di agosto era di 24,6 °C. Lo stesso giorno a Santiago del Cile sono stati registrati 23 °C, quasi 7 °C al di sopra dei valori medi per questo periodo dell’anno. In altre località dei due paesi si sono raggiunti anche 37 o 39 °C.

Raul Cordero, climatologo dell’Università di Santiago, ha detto a Reuters che ci sono state anomalie di temperatura rispetto alle medie anche di 15 °C. Sulle Ande l’effetto delle temperature si è visto in modo particolare nel parco naturale cileno di Yerba Loca, dove a 2.700 metri di altitudine si trova una stazione meteorologica dell’Università di Santiago ed è stata osservata una ingente fusione della neve nel giro di una settimana.

La fusione della neve è particolarmente preoccupante perché negli ultimi anni anche parte del Cile, dell’Argentina e di altri paesi sudamericani è stata interessata da una siccità; e se si scioglie troppa neve in inverno significa che la prossima estate ci sarà meno acqua. Parlando con il quotidiano cileno La Tercera, Cordero ha detto che in primavera ed estate potrebbero esserci anche dei problemi di approvvigionamento per l’acqua potabile nelle grandi città del Cile centrale.

L’ondata di calore è stata causata da un anticiclone, cioè una zona di alta pressione atmosferica associata al bel tempo, particolarmente persistente che è rimasto sul versante orientale delle Ande per vari giorni. È probabile che questo fenomeno meteorologico si possa ricondurre all’influenza del cosiddetto “El Niño”, quell’insieme di fenomeni atmosferici che si verifica periodicamente nell’oceano Pacifico e influenza il clima di gran parte del pianeta ma soprattutto quello dei paesi sudamericani e del Sud-Est asiatico. Proprio per via della presenza di El Niño, che secondo l’Organizzazione meteorologica mondiale è ufficialmente tornato a giugno, si prevede che nell’emisfero australe la prossima estate (quando in Italia sarà inverno) sarà particolarmente calda.

Già all’inizio di luglio parte del Sud America era stata interessata da un’ondata di calore che aveva influito parecchio sulle temperature medie dell’emisfero australe: il 4 luglio la temperatura media dell’emisfero aveva superato di 1 °C la media dello stesso giorno per il periodo dal 1979 al 2000; non era mai successo in nessun altro giorno che ci fosse un’anomalia di temperatura superiore a 1 °C rispetto alle medie 1979-2000. Anche questa parte del mondo è interessata dalle conseguenze del riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas serra umane, tuttavia per via della conformazione geografica dei continenti meridionali finora si sono visti maggiori record di temperature nell’emisfero boreale.