Il presidente deposto del Niger è preoccupato per le influenze russe nel paese

Mohamed Bazoum ha scritto un articolo di opinione sul Washington Post in cui parla dei pericoli derivanti dal colpo di stato, dentro e fuori dal Niger

Sostenitori del colpo di stato radunati a Niamey, Niger, il 3 agosto
Sostenitori del colpo di stato radunati a Niamey, Niger, il 3 agosto (EPA/ Issifou Djibo via ANSA)

Il presidente deposto del Niger, Mohamed Bazoum, ha commentato di nuovo il colpo di stato di mercoledì 26 luglio dicendo di essere preoccupato delle «conseguenze devastanti» che potrebbe avere anche oltre i confini nazionali. Fino al golpe della settimana scorsa, il Niger era uno dei pochi paesi dell’area del Sahel ancora governati da un presidente vicino ai governi occidentali. Uno dei pericoli più concreti, a detta di Bazoum, è che la Russia cerchi di infiltrarsi nel paese, come ha già fatto in altre aree della regione, appoggiando più o meno direttamente i golpisti con addestramenti, fornitura di armi o la promessa di sostegni economici.

In un articolo di opinione pubblicato sul Washington Post e scritto da Bazoum, si legge:

Se questo tentativo di colpo di stato è una tragedia per i nigerini, il suo successo potrebbe avere conseguenze devastanti anche al di fuori dei nostri confini. Con la benevolenza di quelli che hanno pianificato il golpe e dei loro alleati, l’intera regione del Sahel centrale potrebbe precipitare sotto l’influenza russa tramite il Gruppo Wagner, il cui brutale terrorismo è stato messo in mostra in Ucraina

Il colpo di stato in Niger è stato compiuto da un’influente unità d’élite dell’esercito del paese, la Guardia presidenziale, di cui Bazoum aveva cercato negli anni di ridurre potere e influenza. I militari hanno motivato il golpe con la necessità di porre rimedio a una serie di problemi di sicurezza, economici e di corruzione: Bazoum è stato arrestato, i confini di terra sono stati chiusi parzialmente e il generale Abdourahmane Tchiani, il capo della Guardia presidenziale, si è autoproclamato nuovo leader.

Nell’articolo sul Washington Post Bazoum dice che il colpo di stato «non ha alcuna giustificazione» e respinge le accuse dei golpisti. Cerca allo stesso tempo di enfatizzare l’operato del proprio governo, formato dopo le elezioni democratiche del 2021, ed è una cosa che va tenuta a mente leggendo il suo articolo, che per sua natura – essendo un’opinione di uno dei principali protagonisti coinvolti nella vicenda – non può considerarsi imparziale.

La prima immagine del presidente deposto del Niger Mohamed Bazoum dopo il colpo di stato. Accanto a Bazoum, sulla sua destra, c’è il presidente del Ciad, Mahamat Idriss Déby (Facebook)

Bazoum, che dice di scrivere «da ostaggio», sottolinea tra le altre cose che sotto la sua presidenza i livelli di sicurezza in Niger sono migliorati moltissimo, e che negli ultimi due anni non ci sono stati grossi attacchi terroristici né al nord né nel sud del paese, dove è molto attivo il gruppo terrorista islamista Boko Haram. Anche a livello economico e sociale ci sono stati notevoli miglioramenti, scrive Bazoum, tanto che a marzo il segretario di Stato statunitense Antony Blinken aveva definito il Niger «un modello di resilienza, un modello di democrazia, un modello di cooperazione».

Il presidente deposto ha detto anche che il Niger è «l’ultimo bastione di rispetto per i diritti umani tra i movimenti autoritari che hanno rovesciato» alcuni paesi vicini nel Sahel, la regione africana di cui fa parte. Si riferisce in particolare a Mali e Burkina Faso, dove negli ultimi anni si sono instaurati governi militari sempre attraverso colpi di stato. Entrambi i paesi hanno espresso il proprio sostegno per il golpe in Niger e impiegano truppe del gruppo Wagner.

Se il golpe andrà a buon fine, secondo Bazoum, «Boko Haram e altri movimenti terroristici sicuramente si approfitteranno dell’instabilità del paese». Il rischio è che tutto questo contribuisca a diffondere sentimenti di «odio» nei confronti dell’Occidente e diffidenza contro le istituzioni occidentali che assistono da anni il Niger, e che i terroristi possano sfruttare il suo territorio «come base per attaccare paesi confinanti e mettere a repentaglio la pace, la sicurezza e la libertà in tutto il mondo».

Secondo Bazoum, le sanzioni economiche imposte dalla Comunità economica degli stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS) in risposta al colpo di stato hanno già fatto aumentare il prezzo del riso del 40 per cento. Tra le altre cose il blocco dei rifornimenti energetici da parte della Nigeria ha provocato interruzioni di corrente in diverse città nigerine.

«Questo colpo di stato deve finire e la giunta deve liberare chiunque abbia arrestato in maniera illegale», ha scritto Bazoum. Il solo modo per andare avanti e superare il problema della povertà e del terrorismo nel paese è combattere per «i nostri valori condivisi, tra cui il pluralismo democratico e il rispetto per lo stato di diritto», ha concluso.

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