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  • Martedì 1 agosto 2023

Chi è Abdourahmane Tchiani, l’autoproclamato leader del Niger

Le informazioni sul suo conto sono poche: è descritto come un uomo molto potente ma poco conosciuto fuori dai circoli militari

(ORTN via AP)
(ORTN via AP)
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Venerdì scorso Abdourahmane Tchiani, il capo della Guardia presidenziale del Niger noto anche come Omar Tchiani, si è autoproclamato nuovo leader del paese dopo il colpo di stato con cui due giorni prima era stato deposto Mohamed Bazoum, il presidente in carica democraticamente eletto nel 2021. Tchiani e nove uomini della Guardia presidenziale, riuniti in una delegazione che si è data il nome di “Conseil National pour la sauvegarde de la patrie” (Consiglio nazionale per la salvaguardia del paese), hanno rivendicato il colpo di stato con un discorso pronunciato in diretta sulla RTA (Radio Télévision Niger), l’ente radiotelevisivo pubblico del Niger.

Tra le altre cose, Tchiani ha giustificato la propria autoproclamazione sulla base della necessità di «intervenire» per porre rimedio a una serie di problemi di sicurezza, economici e di corruzione. Tchiani ha anche annunciato la sospensione delle istituzioni, la chiusura delle frontiere terrestri e aeree e l’imposizione di un coprifuoco.

Si conoscono pochi dettagli della biografia di Tchiani. Ibrahim Yahaya Ibrahim, un ricercatore del think tank International Crisis Group, ha detto che Tchiani «non è molto conosciuto al di fuori dei circoli militari. È un uomo sullo sfondo, potente, ma non una figura di grande consenso». Secondo quanto riportato da alcuni quotidiani internazionali, Tchiani ha 62 anni ed è nato tra il 1960 e il 1961 a Filingue, un piccolo centro urbano della regione di Tillabérim, nella parte sudoccidentale del Niger. Fa parte degli hausa, un gruppo etnico di religione islamica sunnita stanziato nella regione africana del Sahel.

Radio France Internationale ha scritto che si è formato in un’accademia militare di Thiès, in Senegal. Nel 1989 gli fu conferita un’onorificenza in quanto primo ufficiale a giungere sul posto dopo lo schianto di un aereo della compagnia francese UTA nel deserto del Ténéré, schianto che causò la morte di 170 persone.

Tchiani divenne capo della Guardia presidenziale nel 2011, con una nomina decisa dall’allora presidente del Niger, Mahamadou Issoufou (2011-2021). Prima di quel momento, Tchiani aveva svolto diverse funzioni: tra le altre cose, era stato addetto militare presso l’ambasciata del Niger in Germania e aveva lavorato come responsabile di alcune missioni per conto dell’ONU (come quella in collaborazione con l’Unione africana in Darfur, conclusasi nel 2020) e della Comunità economica degli Stati dell’Africa dell’Ovest (Ecowas). Tchiani aveva inoltre condotto alcune operazioni militari nel deserto del Niger contro il contrabbando e i narcotrafficanti.

Tchiani è descritto come un fedelissimo di Issoufou: durante i suoi due mandati, il presidente tenne in grande considerazione la Guardia presidenziale, consentendole di acquisire una notevole influenza anche nell’ottica di servirsene per scongiurare eventuali colpi di stato.

Il legame con Issoufou, oltre a garantirgli stabilità e potere, consentì a Tchiani di accumulare una ricchezza personale considerevole. Secondo Le Monde, durante i suoi dieci anni alla guida della Guardia presidenziale, il generale ha investito moltissimo nel settore immobiliare e si è impossessato di grosse mandrie di bestiame, creando un grande allevamento nella periferia di Filingué.

Dopo la propria elezione Bazoum, il presidente deposto nell’ultimo colpo di stato, riconfermò Tchiani alla guida della Guardia presidenziale. I rapporti tra i due però iniziarono a incrinarsi dopo pochi mesi. Secondo quanto spiegato in un’intervista a France 24 da Abdourahmane Idrissa, ricercatore nigerino presso il Centro di studi africani di Leiden (Paesi Bassi), la sensazione generale era che Bazoum non riuscisse a emanciparsi del tutto dall’eredità di Issoufou, al punto che in Niger in molti parlavano di una “presidenza a due teste”.

Per prendere le distanze dal suo predecessore, Bazoum provò ad adottare uno stile di presidenza diverso: ad esempio, ridusse il numero di guardie del corpo durante i viaggi all’estero e iniziò a parlare più spesso con la stampa. Cercò anche di ridimensionare il potere di Tchiani e della Guardia presidenziale. Nei mesi precedenti al colpo di stato erano circolate anche informazioni imprecise sui rapporti tra Bazoum e Tchiani: ad esempio, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa africana APAnews, era stato pubblicato sui social un falso decreto, firmato da Bazoum, che ordinava la destituzione di Tchiani e la sua sostituzione alla guida della Guardia presidenziale con un altro generale, Mohamed Toumba.

Al momento Tchiani non sembra essere riuscito a ottenere l’appoggio dell’esercito nazionale. Era già successo in passato che membri della Guardia presidenziale prendessero il potere tramite dei colpi di stato: nel 1996 lo fece Ibrahim Baré Mainassara, e tre anni dopo fu la volta di Daouda Malam Wanké.