Aderire alla “Via della Seta” è stata una scelta scellerata, dice Guido Crosetto

In un'intervista ha criticato apertamente il grande progetto cinese, su cui il governo deve prendere una decisione entro l'anno

(EPA/GEOFFROY VAN DER HASSELT)
(EPA/GEOFFROY VAN DER HASSELT)

In un’intervista sul Corriere della Sera di domenica il ministro della Difesa, Guido Crosetto, si esprime in maniera piuttosto netta sui rapporti tra Italia e Cina e in particolare sull’iniziativa “Belt and Road”, l’ampio progetto promosso dalla Cina che prevede grandi investimenti su infrastrutture in tutto il mondo (spesso chiamato anche “Nuova Via della Seta”).

L’ingresso dell’Italia in questa iniziativa fu deciso dal primo governo di Giuseppe Conte, che nel 2019 firmò un “memorandum d’intesa” con il governo cinese, tra molte polemiche. L’accordo si rinnova automaticamente nel 2024, e in questi mesi è diventato uno dei principali problemi di politica estera del governo di Giorgia Meloni, perché per uscirne deve inviare una disdetta scritta con tre mesi di anticipo: deve quindi prendere una decisione entro la fine dell’anno. Lo scorso anno, in campagna elettorale, Meloni era stata apertamente critica nei confronti della Cina e dell’iniziativa “Belt and Road”, mentre dopo essere stata eletta era stata più cauta e interlocutoria.

Crosetto invece ha di nuovo criticato la scelta del governo Conte, e lo ha fatto con toni piuttosto duri:

La scelta di aderire alla via della Seta fu un atto improvvisato e scellerato, fatto dal governo di Giuseppe Conte, che ha portato a un doppio risultato negativo. Noi abbiamo esportato un carico di arance in Cina, loro hanno triplicato in tre anni le esportazioni in Italia.

Secondo Crosetto anche altri paesi hanno aumentato le esportazioni in Cina, ma lo hanno fatto senza firmare nessun accordo. In effetti per l’Italia non c’è stato un grande ritorno economico: negli ultimi quattro anni le esportazioni italiane in Cina sono cresciute di poco, da 13 miliardi di euro a 16,4. Quelle della Cina verso l’Italia invece sono aumentate considerevolmente, da 31,7 miliardi di euro a 57,5. Inoltre l’adesione dell’Italia era stata in una certa misura una vittoria diplomatica per la Cina, visto che per la prima volta un paese del G7 aveva preso parte a un progetto cinese.

Nonostante l’atteggiamento interlocutorio, negli ultimi mesi Meloni sta consolidando sempre di più le sue posizioni atlantiste, cioè allineate all’Occidente e alla NATO. Lo si è visto in maniera evidente questa settimana con la sua visita ufficiale negli Stati Uniti, durante la quale è stata ben accolta dal presidente americano Joe Biden. Una delle questioni da affrontare era proprio cosa fare con l’iniziativa “Belt and Road”, visto che la decisione italiana di quattro anni fa aveva preoccupato sia alcuni paesi europei sia gli stessi Stati Uniti, i cui rapporti con la Cina sono progressivamente peggiorati negli ultimi anni.

– Leggi anche: Perché la Cina sta costruendo le infrastrutture di mezzo mondo?

Meloni ha detto di non essere stata costretta a uscire dall’accordo, ma è probabile che succeda comunque. Pubblicamente non è stato comunicato ancora nulla dal governo: negli scorsi mesi però sui giornali sono uscite varie indiscrezioni, secondo cui in realtà la decisione sarebbe già presa.