Quattro “capsule del tempo” saranno spedite sulla Luna

Uno scrittore canadese ha comprato per qualche migliaio di dollari uno spazio sui razzi privati che ci andranno per la NASA

(Michael M. Santiago/Getty Images)
(Michael M. Santiago/Getty Images)
Caricamento player

Nei prossimi mesi e anni alcune aziende private manderanno sulla Luna vari materiali per conto della NASA, che poi potrà condurre una serie di esperimenti nelle missioni del programma Artemis, quello per far tornare gli esseri umani sulla Luna per la prima volta dal 1972. La collaborazione tra la NASA e queste aziende prevede inoltre la possibilità di far arrivare sulla Luna, trasportati da razzi senza equipaggio, anche alcuni piccoli carichi a pagamento che contribuiranno a finanziare i lanci spaziali.

Tra questi pacchi spaziali ci saranno anche delle specie di capsule del tempo progettate da Samuel Peralta, un fisico e scrittore di romanzi di fantascienza canadese. Con il sostegno di altre persone, Peralta vuole conservare una selezione della cultura umana sulla Luna. Non sono capsule del tempo convenzionali, cioè scatole contenenti degli oggetti nascoste allo scopo di essere ritrovate solo a distanza di tempo, ma archivi miniaturizzati: sono stati incisi su supporti tecnologici che dovrebbero essere leggibili anche in un futuro lontano e che, per rispettare le condizioni di spedizione, hanno un peso contenuto.

L’intero progetto si chiama “Lunar Codex” e riguarda romanzi, poesie, opere di arte contemporanea, riviste, cataloghi d’arte, brani musicali, film e podcast. L’obiettivo è creare una sorta di «messaggio in bottiglia per le generazioni future» che secondo Peralta può rappresentare l’attuale produzione culturale internazionale, dato che comprende in una misura o nell’altra opere realizzate da persone di 157 paesi diversi (alcune sono mostrate solo nei cataloghi).

Inizialmente, dopo aver saputo della possibilità di spedire qualcosa sulla Luna, Peralta aveva pensato di farci arrivare solo i propri libri, ma in breve tempo era passato a un progetto che riguardasse molte più persone. Negli ultimi anni ha contattato artisti, galleristi e scrittori per creare la selezione del Lunar Codex. Non chiede denaro in cambio dell’inclusione nell’archivio, ma solo il consenso per la partecipazione al progetto e il permesso per l’archiviazione del materiale coperto da diritti d’autore. Ha anche accettato le candidature volontarie di alcuni artisti.

Parlando col New York Times, Peralta ha raccontato che in alcuni casi le persone che ha contattato non si sono fidate di lui: «Dico loro “Vorrei fare arrivare la tua arte sulla Luna” e pensano che sia un qualche tipo di truffa».

La selezione di Peralta è molto eclettica e per quanto riguarda i romanzi è fatta di narrativa commerciale: thriller, gialli, romanzi rosa e di fantascienza, in alcuni casi autopubblicati. Per questo non si tratta di autori particolarmente noti. Lo stesso vale per la musica e i film inclusi nel Lunar Codex.

L’aspetto più interessante del progetto è il modo in cui Peralta ha scelto di archiviare il materiale che ha raccolto. Parte del Lunar Codex è stata riportata su un supporto analogico, le NanoFiche: sono piccoli dischi di nichel su cui vengono riprodotte tramite incisione con laser delle immagini in versione molto rimpicciolita. Il principio è lo stesso dei cosiddetti Golden Record, quei dischi d’oro incisi con informazioni descrittive sulla Terra e sulla specie umana che nel 1977 la NASA mandò nello Spazio sulle sonde Voyager 1 e Voyager 2, con l’idea che eventualmente un giorno avrebbero potuto essere trovati e letti da civiltà aliene molto sviluppate.

Una NanoFiche può contenere 150mila pagine di testo o immagini; hanno un diametro inferiore ai 3 centimetri. Le NanoFiche hanno il vantaggio di essere molto resistenti. Peralta le ha scelte sia per questo sia per la convinzione che in futuro gli umani continueranno a frequentare la Luna e saranno in grado di leggere le NanoFiche come oggi siamo in grado di decifrare le scritte di certi reperti archeologici. Un’altra parte del Lunar Codex invece è registrata su un supporto digitale, cioè delle memory card.

La prima capsula del Lunar Codex dovrebbe viaggiare verso la Luna quest’autunno. Le capsule saranno trasportate dai razzi di aziende come Astrobotic Technology e Intuitive Machines, che porteranno sulla Luna materiali e attrezzature per conto della NASA. L’agenzia spaziale statunitense le ha autorizzate a mettere in vendita lo spazio libero che rimarrà sui razzi una volta sistemato il proprio carico. I prezzi per queste consegne variano: quello chiesto da Astrobotic per una delle scatolette del Lunar Codex è 3.270 dollari (circa 3.000 euro). Peralta li pagherà di tasca sua, ma non sa ancora quanto spenderà in totale alla fine del progetto.

Non sarà comunque la prima volta che delle opere della creatività umana arriveranno sulla Luna. Nel 1969 una mattonella di ceramica su cui erano riportate linee disegnate da un gruppo di artisti tra cui Andy Warhol rimase sulla Luna attaccata al modulo usato dalla missione Apollo 12. Due anni dopo l’equipaggio dell’Apollo 15 lasciò sulla Luna una scultura di alluminio dell’artista belga Paul van Hoeydonck dedicata a 14 astronauti americani e cosmonauti russi morti per le prime missioni spaziali. Finora però nessun’opera artistica realizzata da una donna è mai arrivata sulla Luna (così come non è ancora mai successo che una donna ci abbia messo piede, uno degli obiettivi della missione Artemis): Peralta è fiero del fatto che succederà attraverso le sue capsule del tempo.

– Leggi anche: La biblioteca di libri inediti che non si potranno leggere fino al 2114