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  • Martedì 25 luglio 2023

Nel nuoto sono gli anni di Thomas Ceccon

L’atleta più rappresentativo della nuova generazione di nuotatori italiani gareggia e vince medaglie ovunque, e quando parla fa discutere

Thomas Ceccon ai Mondiali di Fukuoka (AP Photo/Eugene Hoshiko)
Thomas Ceccon ai Mondiali di Fukuoka (AP Photo/Eugene Hoshiko)
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L’anno scorso, tra i Mondiali di Budapest e gli Europei di Roma, anche il pubblico meno esperto si era potuto accorgere che la Nazionale italiana di nuoto è forte come non lo era mai stata. Vince più medaglie che in passato e spesso lo fa stabilendo nuovi record italiani, europei e mondiali. L’atleta più rappresentativo di questa nuova generazione di nuotatori italiani è il ventiduenne Thomas Ceccon, che da circa un anno ha iniziato a vincere medaglie in ogni gara a cui partecipa: e sono tante, perché a ogni manifestazione cerca di gareggiare il più possibile.

Ai Mondiali di nuoto in corso in Giappone, Ceccon farà una quindicina di gare, tra batterie e finali. Una l’ha già vinta e ha significato parecchio, perché nessun atleta italiano aveva mai vinto una medaglia mondiale nei 50 farfalla (o delfino, una specialità che non c’è alle Olimpiadi). Ceccon ha peraltro vinto l’oro e ha migliorato il record italiano, che già deteneva, mezz’ora dopo essersi qualificato alla finale dei 100 metri dorso, dove martedì non è riuscito a difendere il titolo mondiale vinto un anno fa (con record mondiale) finendo secondo per 5 centesimi dietro lo statunitense Ryan Murphy. Poi farà anche i 50 dorso, ha già vinto un argento nella staffetta 4×100 stile libero e farà anche quella mista.

«Le ambizioni sono alte, sempre, sennò cosa siamo venuti qui a fare» aveva detto dopo le batterie dei giorni scorsi. E dopo l’oro vinto nei 50 farfalla si è fermato a parlare alla stampa del movimento e delle ambizioni del resto della Nazionale, che secondo lui punta ancora troppo alla sola partecipazione, senza ambire sempre alla vittoria. Queste sue ultime dichiarazioni non sono piaciute ad alcuni compagni di squadra, come Lorenzo Zazzeri, che a Sky Sport ha detto: «Sono giudizi che deve dare un allenatore, non un atleta. Io so che lo diceva in buona fede, lo conosco e gli voglio bene, però bisogna sempre avere fiducia nei propri compagni».

Ceccon si è fatto conoscere per la capacità di vincere tanto e in specialità diverse, una caratteristica che ha sviluppato grazie a un fisico portato per la disciplina (è alto 1 metro e 97 e pesa 87 chili) e modellato con una pratica ossessiva e anni di rigidi allenamenti, come il nuoto impone ai più alti livelli. Ora che le vittorie sono arrivate, si sta facendo conoscere anche per quello che dice. Sotto certi aspetti può ricordare Federica Pellegrini, l’atleta più vincente della generazione precedente, che nei suoi anni da atleta non risparmiò sfoghi e critiche. In comune hanno anche le origini, venete: Pellegrini è della provincia veneziana, Ceccon viene da quella vicentina e ora abita a Verona perché si allena al Centro federale, come fece a suo tempo Pellegrini. E a Verona i due si sono incrociati per qualche anno: «L’ho vista intere giornate sbattersi in vasca senza patire la sofferenza, una campionessa incredibile» ha ricordato Ceccon qualche mese fa.

Ceccon agli Internazionali di nuoto di Roma (Gian Mattia D’Alberto/LaPresse)

La madre di Ceccon fu campionessa italiana di pattinaggio a rotelle. Il padre è stato pentatleta dell’esercito, ora è infermiere ed è stato lui il primo allenatore del figlio: «Passava otto ore in acqua. Sapeva fare la verticale, aveva il giusto timing quando giocava a calcio, sapeva sciare e giocare a tennis. Ma era magro, con braccia e mani lunghe, era nato per il nuoto» raccontò a Repubblica dopo i Mondiali di Budapest. Quando parla del percorso fatto dal figlio nel nuoto è solito chiamarlo «il progetto» perché è stato un processo pianificato e sostenuto da tutta la famiglia, che per anni ha cambiato case e abitudini per assecondare le attività di un figlio evidentemente talentuoso.

Ceccon entrò nella Nazionale di nuoto tra i 15 e i 16 anni, ma di quel periodo ha spesso ricordato il brutto ambiente che a suo dire trovò nel gruppo. Al Giornale ha raccontato: «Forse perché ero l’ultimo arrivato e anche molto giovane. Avevo 16 anni, qualcuno ne aveva almeno 15 di più. Non sono riuscito a inserirmi in quel gruppo e di certo non ho pensato di essere accomodante solo per fare un piacere a qualcuno. Ma ora non c’è più nulla di tutto questo». Ai Campionati italiani conta già venti medaglie d’oro, distribuite equamente tra stile libero, dorso e farfalla; in ambito internazionale punta maggiormente su quest’ultime due discipline.

Vista l’età e le già numerose vittorie ottenute in specialità diverse, viene inevitabilmente descritto come un grande talento, il più grande di una Nazionale già di per sé molto talentuosa, sia nel maschile che nel femminile. Ogni volta che lo sente, però, ci tiene a specificare che non gli piace parlare di talento, perché a suo modo di vedere le cose, dietro i risultati ci sono soprattutto lavoro e anni di sacrifici: già a quattordici anni, per esempio, era solito allenarsi non solo ogni giorno dopo la scuola, ma anche prima, accompagnato dai genitori tra le piscine di Vicenza e Verona.

Intanto però risultati e record continuano ad arrivare e potrebbero farlo a questi ritmi per almeno tre-quattro anni, come ha spiegato Ceccon in questi giorni in cui è diventato il quarto nuotatore italiano a vincere almeno cinque medaglie mondiali, dopo Federica Pellegrini, Gregorio Paltrinieri e Massimiliano Rosolino. E in questi quattro anni potrebbero rientrare due edizioni dei Giochi olimpici: quella del prossimo anno a Parigi, dove Ceccon punta a vincere gli ori che non riuscì ad ottenere a Tokyo (vinse un argento e un bronzo nelle staffette), e poi a Los Angeles nel 2028.

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