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  • Domenica 16 luglio 2023

«Fatti votare da Txapote»

Storia di uno slogan che si riferisce al terrorismo dell'ETA, e che da mesi è usato dalla destra spagnola per indebolire il governo di sinistra di Pedro Sánchez

Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez (Anna Moneymaker/Getty Images)
Il primo ministro spagnolo Pedro Sánchez (Anna Moneymaker/Getty Images)
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Nella campagna elettorale per le elezioni politiche del 23 luglio in Spagna si sta discutendo piuttosto animatamente di uno slogan diffuso dai partiti della destra e diventato negli ultimi mesi assai noto e contestato. Lo slogan è «Que te vote Txapote», che significa «Fatti votare da Txapote»: evoca il terrorismo basco dei decenni passati e ha lo scopo di attaccare il Partito Socialista del primo ministro Pedro Sánchez e accusarlo di essersi alleato con partiti nostalgici del gruppo terroristico basco ETA, sebbene l’ETA non sia più attivo da oltre un decennio e si sia sciolto alcuni anni fa.

Txapote (ci pronuncia chapòte) è il nome di uno dei più violenti terroristi baschi dell’ETA, che fu attivo negli anni Novanta e partecipò a numerosi omicidi politici e attacchi terroristici: è ritenuto responsabile, diretto o indiretto, della morte di decine di persone e sta scontando una pena di 152 anni di carcere.

Da alcuni mesi i partiti di destra stanno approfittando del fatto che nella legislatura in corso il governo Sánchez abbia avuto il sostegno esterno di un partito nazionalista basco che ebbe legami con il braccio politico dell’ETA. Lo slogan si è diffuso molto online e sui media, e sta creando problemi anche alle famiglie delle vittime del terrorismo, che si sono trovate coinvolte loro malgrado in una sguaiata polemica elettorale.

Lo slogan «Que te vote Txapote» ha iniziato a diffondersi negli ambienti della destra spagnola alcuni mesi fa: dapprima tra i sostenitori di Vox, che è un partito di estrema destra e nostalgico della dittatura di Francisco Franco (secondo i sondaggi ha circa il 14 per cento dei consensi), e poi nel Partito Popolare, il principale partito del centrodestra spagnolo (PP, con circa il 34 per cento dei consensi). Divenne famoso lo scorso settembre quando un simpatizzante di Vox lo espose in un manifesto durante un comizio di Sánchez a Siviglia.

Da allora lo slogan ha cominciato a diffondersi ed è stato usato da vari politici di destra, come Isabel Díaz Ayuso, la governatrice della comunità autonoma di Madrid che fa parte dell’ala più radicale ed estremista del PP, o da alcuni senatori e politici. È inoltre diventato diffusissimo sui social network tra gli elettori di destra.

Questa settimana, durante il loro primo e unico dibattito elettorale, Sánchez e il leader del PP Alberto Núñez Feijóo, che è il candidato del suo partito alle elezioni, hanno discusso molto animatamente dello slogan, e Feijóo si è rifiutato di condannarlo esplicitamente.

Lo slogan nasce dal fatto che negli ultimi anni il governo di Pedro Sánchez è stato sostenuto dall’esterno dal partito nazionalista basco Bildu, una coalizione di piccoli partiti indipendentisti e autonomisti baschi di sinistra fondata nel 2012 da Arnaldo Otegi, una delle figure più importanti dell’indipendentismo basco. Bildu nacque dopo la fine dell’attività terroristica e militare dell’ETA (Euskadi Ta Askatasuna, che in basco significa “Paese Basco e Libertà”) e nel partito confluirono effettivamente molti membri di Batasuna, che era il braccio politico dell’ETA.

Ormai da tempo, però, è stato appurato oltre ogni possibile dubbio – anche in tribunale – che Bildu non fa apologia del terrorismo dell’ETA e che anzi è un partito pienamente democratico.

Nonostante questo, le polemiche attorno a Bildu riemergono periodicamente, e l’hanno fatto anche in questa campagna elettorale. Alcuni ritengono che almeno parte di queste polemiche sia effettivamente giustificata. Otegi, il fondatore e leader di Bildu, da giovane fu membro dell’ETA, andò in prigione più volte e anche se non compì mai delitti di sangue fu condannato per numerosi rapimenti, furti e rapine (che il gruppo faceva per autofinanziarsi). Otegi contribuì poi alla decisione dell’ETA di interrompere la propria attività terroristica e allo scioglimento del gruppo, e fu una figura importante nel convogliare le istanze dell’indipendentismo basco nel sistema democratico e pacifico. Nel 2021 chiese scusa alle vittime del terrorismo per i danni commessi dall’ETA, ma non ha mai condannato pubblicamente l’attività e le motivazioni del gruppo.

Otegi rimane una figura ambigua e in alcuni casi malvista da una parte consistente dell’elettorato spagnolo, e il fatto che il governo di Sánchez abbia fatto affidamento sui suoi voti per tutta la legislatura è ora visto come una grossa vulnerabilità politica, di cui la destra sta approfittando.

Lo slogan che fa riferimento a Txapote, però, è stato ritenuto da molti come un modo piuttosto crudo di fare campagna politica, in particolare dalle vittime dei suoi atti terroristici. Il Collettivo delle vittime del terrorismo, un’associazione indipendente, ha accusato la destra spagnola di «trivializzare il terrorismo».

La presidente del Collettivo è Consuelo Ordoñez: suo fratello Gregorio fu ucciso da Txapote nel 1995. In una lettera aperta, l’associazione ha scritto: «La Memoria, la Dignità e la Giustizia non hanno un’ideologia politica e non dovrebbero essere cooptate per motivazioni politiche». In risposta alla lettera aperta, Ordoñez ha detto a Politico di aver ricevuto proteste e minacce da sostenitori dei partiti di destra, che la accusavano di aver tradito la memoria di suo fratello: «Ho trascorso anni a essere attaccata dai separatisti baschi e non ci sono paragoni con il livello di aggressività che sto affrontando adesso», ha detto.

La polemica sull’uso politico della memoria del terrorismo ha finito per coinvolgere e dividere molti parenti delle vittime dell’ETA, che si sono schierati da una parte e dall’altra. Per esempio María del Mar Blanco, il cui fratello fu ucciso dall’ETA nel 1997 e che oggi è una deputata al parlamento regionale di Madrid per il PP, ha difeso l’uso dello slogan su Txapote perché ricorderebbe al popolo la vicinanza di Bildu, e quindi del governo spagnolo, alle idee del terrorismo basco.