• Mondo
  • Giovedì 29 giugno 2023

Andare in pellegrinaggio alla Mecca quest’anno è ancora più complicato

Il viaggio per fare lo hajj è sempre più costoso, e un nuovo servizio che ha danneggiato i tour operator sta peggiorando le cose

(AP Photo/Nariman El-Mofty)
(AP Photo/Nariman El-Mofty)
Caricamento player

Lunedì 26 giugno è iniziata la settimana dello hajj, il consueto pellegrinaggio annuale verso la Mecca per le persone di religione musulmana, ma il sito attraverso il quale il regime saudita ha voluto centralizzare la gestione di viaggi e prenotazioni – sottraendolo alle aziende private – non sta funzionando come dovrebbe, creando disagi.

Ogni anno partecipano al pellegrinaggio più di 2 milioni di persone che arrivano in Arabia Saudita da tutto il mondo: anche quest’anno ci si aspetta un numero simile, dopo tre anni di limitazioni a causa della pandemia da coronavirus e nonostante l’aumento globale dei prezzi (per dare un’idea, attualmente in Egitto il pacchetto più economico per il pellegrinaggio costa circa 6mila dollari a persona, il doppio dell’anno scorso).

Il pellegrinaggio si svolge tra l’ottavo e il tredicesimo giorno dell’ultimo mese del calendario islamico e la destinazione finale è la Grande Moschea della Mecca, dove si trova la Kaaba, un edificio nero dalla forma cubica situato al centro del grande cortile della moschea. Lo hajj è uno dei cinque pilastri dell’Islam e per i fedeli rappresenta un momento di purificazione. Secondo la dottrina deve essere compiuto almeno una volta nella vita da ogni persona di religione musulmana, a patto che le sue condizioni di salute e i suoi mezzi economici glielo consentano. Chi ne sia impedito fisicamente può delegare qualcun altro all’assolvimento dell’obbligo religioso, ottenendone i vantaggi “spirituali” a costo di pagare viaggio e mantenimento sul posto della persona incaricata. È anche possibile lasciare fondi in eredità perché il rito sia compiuto in nome e a vantaggio di una persona morta.

Pellegrini che camminano intorno alla Kaabah, durante l’annuale pellegrinaggio hajj alla Mecca (AP Photo/Amr Nabil)

Lo scorso settembre il governo saudita ha creato una piattaforma online chiamata Nusuk per aggregare in un unico spazio tutto quello che serve per programmare lo hajj: una volta creato un account, agli utenti vengono proposti diversi pacchetti di viaggio che possono includere biglietti aerei, visti, alloggi, spostamenti tra luoghi sacri, assicurazione medica e servizi di ristorazione. Il servizio è pensato soprattutto per i pellegrini che arrivano da Stati Uniti, Australia ed Europa, ma finora chi ha provato a utilizzarlo ha riscontrato problemi di connessione al server, pagamenti rifiutati, acquisti senza conferma e difficoltà a comunicare con il servizio clienti.

Mohammed Imam, un ingegnere che vive a Austin in Texas, ha raccontato al Washington Post che da febbraio sta provando ad acquistare un pacchetto per lui e la moglie, e che per i numerosi errori del sistema rischia di non farcela. Un’altra persona ha scritto nel gruppo Facebook “Texas Nusuk Hajj 2023”: «Quest’anno non sono riuscita a prendere un pacchetto adatto perché erano tutti esauriti, e per quelli che risultavano disponibili l’acquisto non andava a buon fine a causa dei problemi del sito». A giudicare dalle moltissime testimonianze come queste disponibili online, i problemi sono generali.

La nuova piattaforma ha anche complicato la vita delle agenzie di viaggio. Prima di lanciare il nuovo servizio, il governo saudita aveva annunciato che i pellegrini provenienti dai paesi occidentali non avrebbero più potuto prenotare i viaggi tramite le agenzie, ma avrebbero dovuto fare domanda individualmente attraverso i canali ufficiali.

Muhammad Shahidullah, proprietario di un’agenzia viaggi a New York, ha spiegato al Washington Post che fino ad allora aveva organizzato centinaia di viaggi verso la Mecca per pellegrini statunitensi, in collaborazione con le moschee locali. Da quando il governo saudita lo ha impedito, le moschee hanno annullato i loro contratti e lui come altri non riesce più a far andare avanti l’agenzia. Il lancio della piattaforma Nusuk, insomma, ha bloccato l’attività dei tour operator occidentali, ma il governo sostiene che lo scopo principale dell’iniziativa sia proteggere i pellegrini da truffe e prezzi ingiustificatamente alti.

La piattaforma rientra nel più ampio piano governativo saudita chiamato Vision 2030, introdotto nel 2016 con l’obiettivo di finanziare una serie di progetti – economici, urbanistici, culturali – per consentire all’economia del regno di diventare sempre meno dipendente dalla produzione ed esportazione del petrolio.

Da tempo l’Arabia Saudita sta cercando di dare un’immagine più moderna e presentabile di sé per allentare la pressione dei media occidentali, favorire gli investimenti esteri e migliorare i rapporti politici con i propri alleati. L’organizzazione non governativa per i diritti umani Amnesty International ha inserito il paese nella sua lista nera per le violazioni dei diritti umani, e secondo l’Economist è uno dei paesi più autoritari al mondo, con una chiara tendenza a reprimere qualsiasi forma di dissenso ed emancipazione.