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  • Martedì 27 giugno 2023

Perché nel calcio si parla ancora delle maglie numero 88

Può essere associato a significati neonazisti e da tempo c’erano proposte per vietarlo: ora pare ci sia qualcosa di più concreto

(Emilio Andreoli/Getty Images)
(Emilio Andreoli/Getty Images)
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Martedì il ministero dell’Interno, quello dello Sport e la Federcalcio italiana hanno presentato una dichiarazione di intenti per contrastare l’antisemitismo nel mondo del calcio. Tra le misure concordate, una prevede «l’impegno a non assegnare ai giocatori la maglia con il numero 88» per via dei significati neonazisti a cui può alludere: ciascun otto può indicare infatti l’ottava lettera dell’alfabeto, la “h”, e due “h” messe insieme vengono spesso usate dai gruppi di estrema destra per indicare il saluto nazista «Heil Hitler».

Da anni associazioni ebraiche, gruppi parlamentari e anche rappresentanti dei governi avevano avanzato proposte simili, senza però mai ottenere nulla di concreto. Finora il numero 88 era stato escluso volutamente da quelli messi a disposizione dei giocatori soltanto da poche squadre professionistiche italiane. Negli ultimi anni il numero è stato peraltro indossato da diversi giocatori di Serie A, soprattutto stranieri: dal croato Mario Pasalic al venezuelano Tomas Rincon. Di italiani invece non ce ne sono stati molti: lo usarono Marco Borriello ai tempi della Roma e Gianluigi Buffon a inizio carriera con il Parma, in entrambi i casi generando parecchie polemiche.

La necessità di ulteriori misure per contrastare l’antisemitismo nel calcio italiano era stata peraltro resa evidente in uno degli ultimi derby di Roma, dove oltre ai numerosi cori antisemiti sentiti durante la partita aveva fatto discutere a lungo la foto di un tifoso della Lazio sugli spalti dell’Olimpico con una maglia col numero 88 sotto alla scritta «Hitlerson».

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha commentato la dichiarazione di intenti firmata martedì dicendo: «Tra le misure concordate c’è il divieto dell’uso da parte delle tifoserie di simboli che possano richiamare il nazismo, la responsabilizzazione dei tesserati a tenere un linguaggio non discriminatorio in tutte le manifestazioni pubbliche e la definizione delle modalità di interruzione delle partite in caso di episodi di discriminazione».

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