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  • Martedì 20 giugno 2023

Il parlamento britannico ha approvato a larga maggioranza un rapporto contro Boris Johnson

Quello sulle feste durante i primi lockdown: all'ex primo ministro sarà vietato di entrare in alcune aree del parlamento

(Brandon Bell/Getty Images)
(Brandon Bell/Getty Images)

Il parlamento britannico ha approvato a larghissima maggioranza un rapporto indipendente sul cosiddetto “Partygate”, lo scandalo sulle feste organizzate nella residenza del primo ministro Boris Johnson a Londra tra maggio del 2020 e aprile del 2021, in violazione delle restrizioni per i lockdown per il coronavirus. Il rapporto era noto da alcuni giorni e conteneva la conferma che Johnson aveva mentito al parlamento quando aveva dichiarato che tutte le misure sul distanziamento sociale imposte dal suo governo erano state rispettate durante le feste in questione.

L’approvazione del rapporto comporterà l’applicazione di alcune misure punitive nei confronti di Johnson: per esempio gli verrà sospeso un pass garantito agli ex parlamentari che permette di accedere a certe zone riservate del parlamento. Johnson si era dimesso da parlamentare a inizio giugno, dopo avere letto i contenuti del rapporto in anteprima: nel caso fosse stato ancora in carica avrebbe ricevuto una sospensione di 90 giorni, una delle più lunghe mai decise dal parlamento.

Il rapporto è stato approvato con 354 voti favorevoli e appena 7 contrari alla Camera dei comuni, la principale camera del parlamento: 225 parlamentari si sono astenuti o non hanno partecipato al voto. L’approvazione del rapporto era scontata, ma non era chiaro con quale margine sarebbe avvenuta. Secondo un calcolo di BBC News i parlamentari del partito di Johnson che hanno votato a favore del rapporto, cioè i Conservatori, sono stati 118, compresi alcuni pezzi grossi del partito. Fra loro ci sono l’ex prima ministra Theresa May e la ministra che per conto del governo cura i rapporti col parlamento, Penny Mordaunt.

Durante il dibattito che ha preceduto il voto diversi parlamentari dei Conservatori si erano espressi in toni molto duri su Johnson e i comportamenti descritti nel rapporto. Theresa May per esempio aveva detto che approvare il rapporto sarebbe stato «un piccolo ma importante passo per restaurare la fiducia della gente nei membri di questa camera e del parlamento». Al dibattito hanno partecipato anche diversi membri dei Conservatori che invece hanno difeso Johnson, soprattutto fra i componenti dell’ala più a destra: alla fine però si sono in gran parte astenuti. Il Guardian sostiene che secondo alcuni critici lo avrebbero fatto per evitare di apparire in larga minoranza all’interno del partito.

Nei giorni scorsi, commentando i risultati dell’indagine, Johnson aveva definito il comitato che si è occupato del rapporto un «tribunale dei canguri», formula usata nel mondo anglosassone per descrivere un tribunale illegale, che salta a conclusioni affrettate senza esaminare tutte le prove. Johnson aveva detto che l’obiettivo dell’indagine era «giudicarmi colpevole, indipendentemente dai fatti».

Johnson non ha commentato il voto del parlamento sul rapporto: nelle stesse ore in cui i membri del parlamento ne stavano discutendo, Johnson stava tenendo un discorso a un evento pubblico organizzato dalla International Democrat Union, un’associazione internazionale di partiti di destra. Sembra che durante il discorso Johnson abbia descritto il comitato che ha compilato il rapporto «fazioso e volutamente disinformato».

Secondo alcuni commentatori la vicenda del rapporto, nonostante la sua conclusione, ha comunque contribuito a riportare Johnson al centro della scena politica britannica in un momento di scarsa popolarità del primo ministro Rishi Sunak, espresso dai Conservatori, i cui rapporti con Johnson sono pessimi da tempo.