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  • Sabato 17 giugno 2023

Cosa si sa su come è avvenuto il naufragio in Grecia

Ancora poco, i sopravvissuti parlano di una corda da traino usata dalla guardia costiera greca, che però smentisce questa versione

Una nave della guardia costiera greca a Kalamata (AP Photo/Thanassis Stavrakis)
Una nave della guardia costiera greca a Kalamata (AP Photo/Thanassis Stavrakis)
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A tre giorni da uno dei naufragi più gravi nella storia recente del Mediterraneo, quello avvenuto al largo del Peloponneso in Grecia, le dinamiche dell’accaduto sono ancora poco chiare. Le testimonianze dei sopravvissuti però stanno facendo emergere un ruolo della Guardia costiera greca, anche se non si sa ancora con certezza quanto attivo. L’unica cosa che sappiamo è che a bordo dell’ex peschereccio affondato c’erano centinaia di persone, probabilmente tra le 400 e le 750, e che il bilancio di 78 morti comprende soltanto i corpi che sono stati recuperati: con ogni probabilità è molto più alto.

Stando alle ricostruzioni fornite dalle autorità greche e da altri esperti di migrazioni nel Mediterraneo, l’imbarcazione era partita dalla Libia ed era diretta verso l’Italia quando nella notte si è rotto il sistema di propulsione. Frontex, l’agenzia europea per il controllo delle frontiere, l’aveva avvistata nella mattina di martedì e aveva informato le autorità competenti. Altri avvistamenti erano stati effettuati in seguito dalla Guardia costiera greca.

Non è chiaro quando sia avvenuta l’avaria al motore dell’imbarcazione, ma la Guardia costiera ha fatto sapere di essere intervenuta alle 23 di martedì, tre ore prima del naufragio. A questo punto la versione dei testimoni e quella della Grecia divergono.

Secondo le testimonianze dei sopravvissuti la Guardia costiera avrebbe lanciato una corda all’ex peschereccio per trainarlo verso la terraferma, un’operazione che però si sarebbe rivelata più complicata del previsto. Parlando con l’ex primo ministro Alexis Tsipras, un sopravvissuto ha detto: «Non sapevano come tendere la corda e la barca ha cominciato a inclinarsi a destra e a sinistra. La Guardia costiera stava andando troppo veloce, ma la barca era già molto inclinata verso sinistra, e poi è affondata».

Un’altra testimonianza è stata data a Tasos Polychronopoulos, un politico locale della città greca dove si trovano i sopravvissuti, Kalamata. Dopo aver parlato con un uomo siriano sopravvissuto al naufragio, Polychronopoulos ha detto: «La nave della Guardia costiera li ha legati con una corda di qualche tipo e ha tentato di rimorchiarli deviando a sinistra. Per ragioni sconosciute poi la barca ha sbandato verso destra ed è affondata all’improvviso».

Gianni Santucci, inviato del Corriere della Sera a Kalamata, ha scritto di aver parlato con il cugino di una persona che era sull’ex peschereccio, dispersa. Questa persona, egiziana residente in Italia, ha detto a Santucci: «Giovedì sera qui tra i superstiti ho parlato con i tre amici che viaggiavano con mio cugino, mi hanno detto che avevano a lungo scherzato, tranquilli. Poi c’è stata l’avaria del motore. Hanno raccontato che la Guardia costiera ha lanciato una corda, che è stata legata al peschereccio, poi sono partiti, ma è come se la vedetta abbia dato uno strappo troppo forte: il peschereccio ha iniziato a ballare e s’è rovesciato».

La Guardia costiera ha fornito una versione diversa. In un primo momento aveva negato la presenza di una corda, dicendo che la nave intervenuta si era mantenuta a una «discreta distanza» dall’ex peschereccio. Poi una fonte dell’autorità portuale greca citata venerdì dal quotidiano greco Kathimerini ha detto invece che effettivamente una corda è stata legata all’ex peschereccio, per verificarne le condizioni e tentare un rimorchio, ma le persone a bordo l’avrebbero slegata perché non volevano essere portate in Grecia, volevano continuare il viaggio verso l’Italia.

Il portavoce del governo Ilias Siakantaris, dopo la notizia data da Kathimerini, ha confermato la presenza della corda ma ha precisato che la Guardia costiera l’ha «usata per stabilizzarsi e per avvicinarsi alla barca e vedere se c’era bisogno di aiuto». Ha anche aggiunto che la corda non serviva a rimorchiare l’ex peschereccio.

Nelle varie ricostruzioni rimangono insomma diverse lacune, se è vero che la Guardia costiera è intervenuta alle 23 e la barca con i migranti a bordo è affondata tre ore dopo. Le imbarcazioni come l’ex peschereccio, inoltre, così affollate sia sul ponte che nella stiva, viaggiano in uno stato di perenne precarietà e rischiano di ribaltarsi in qualsiasi momento.