In Cina stanno scavando un buco profondissimo

Nel deserto del Taklamakan, supererà gli 11mila metri di profondità per studiare strati geologici molto antichi e non solo

(New China TV via YouTube)
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Alla fine di maggio in Cina è iniziata la perforazione del suolo per scavare un buco che supererà gli 11mila metri di profondità, nell’ambito di un’iniziativa scientifica che potrebbe avere esiti anche per la ricerca di gas e petrolio. Lo scavo è stato avviato in una zona del deserto del Taklamakan, nella regione autonoma dello Xinjiang, nel nord-ovest del paese. Una volta completato, il pozzo sarà il più profondo mai realizzato in Cina e uno dei più profondi mai scavati in tutto il mondo, per quanto con un diametro di poche decine di centimetri.

L’attività di perforazione è sotto la responsabilità della China National Petroleum Corporation (CNPC) di proprietà del governo cinese e coinvolge Sinopec, altro grande gruppo petrolifero e petrolchimico della Cina. Secondo i responsabili dell’iniziativa, gli 11.100 metri di profondità previsti saranno raggiunti entro la fine di agosto del 2024, con poco meno di 460 giorni di scavo. I tempi previsti sono molto brevi, considerato che per perforazioni analoghe, ma a minori profondità, sono stati necessari anni.

Secondo l’agenzia di stampa Xinhua, sulla quale il governo cinese esercita un forte controllo, con la perforazione si potrà raggiungere lo strato di rocce che era in superficie durante il Cretaceo, il periodo compreso tra 66 e 145 milioni di anni fa. Altri esperti ritengono che l’iniziativa potrebbe consentire di arrivare ancora più in profondità, fino al periodo Cambriano, risalente a oltre 500 milioni di anni fa.

Le perforazioni a grande profondità di questo tipo rendono di solito possibile il prelievo di campioni di rocce altrimenti inaccessibili, che vengono poi analizzati e studiati per ricostruire informazioni in generale su ere geologiche molto remote e per comprendere meglio le caratteristiche geologiche di un certo territorio. Il deserto del Taklamakan si trova quasi interamente nel bacino del Tarim, che si formò per la confluenza di acque superficiali in assenza di grandi corsi d’acqua (“bacino endoreico”). La sua storia geologica è particolare e la trivellazione potrebbe fornire nuovi spunti per il suo studio.

La perforazione avviata dalla Cina non avrà necessariamente soli scopi di ricerca, come intuibile dal coinvolgimento di alcune delle più grandi aziende di idrocarburi del paese. Uno dei fini è scoprire se in strati così profondi ci sia comunque una quantità significativa di petrolio e gas, come riscontrato altrove e a profondità minori. Nell’area del bacino del Tarim sono già stati scavati alcuni pozzi molto profondi sfruttati da Sinopec, che negli anni ha affinato tecnologie e sistemi per scavare a svariati chilometri nel sottosuolo. Uno dei principali complessi di pozzi della società raggiunge gli 8mila metri di profondità.

Il presidente cinese Xi Jinping ha in più occasioni esortato la Cina a condurre esplorazioni e ricerche in vari ambiti, non solo a scopo scientifico, ma anche per trovare nuove fonti da cui attingere per le materie prime. Il governo cinese ha l’obiettivo di rendere la Cina il più indipendente possibile sia nel settore dei combustibili fossili, sia dei minerali rari sempre più richiesti per l’elettronica. Per questo motivo per Xi la “Terra profonda” è da qualche anno uno dei principali obiettivi nella strategia di espansione economica della Cina.

– Leggi anche: L’irresistibile fascino di scavare buche

Con 11.100 metri il buco nel deserto del Taklamakan diventerà uno dei più profondi al mondo, ma non supererà comunque il primato del pozzo superprofondo di Kola nella Russia nord-occidentale quasi al confine con la Norvegia. Il progetto fu avviato dall’Unione Sovietica nel 1970 e proseguì per quasi venti anni, fino a quando fu interrotto nel 1989 una volta raggiunta la profondità di 12.262 metri. La sua realizzazione ha reso possibile lo studio di alcune caratteristiche del cosiddetto “scudo baltico”, la grande massa continentale che comprende buona parte dei paesi scandinavi.

Nel 1957 anche gli Stati Uniti avevano avviato un’iniziativa simile: era il Project Mohole, che aveva l’obiettivo di perforare il fondale oceanico nel Pacifico al largo della costa del Messico. Il progetto fu abbandonato dopo qualche anno per la mancanza di fondi, ma fu comunque importante per sperimentare tecniche impiegate in seguito in altre attività di esplorazioni del fondale oceanico. In Germania a Windischeschenbach, in Baviera, tra il 1987 e il 1995 fu scavato un pozzo fino alla profondità di 9.101 metri.